Omelia (18-12-2015)
Paolo Curtaz


Giuseppe è il giusto per eccellenza. Non è una caratteristica etica ma indica colui che vive osservando le prescrizioni della Legge. Da questo punto di vista, al di là del suo dramma personale, Giuseppe vive una lacerazione interiore: deve denunciare Maria ma vuole salvarla a tutti i costi. Non mette il suo orgoglio ferito di maschio al centro ma l'amore verso la sua sposa. Questo gesto così umano lo porta a trasgredire la Legge! È giusto perché forza la Torah. Ci sono delle eccezioni che Dio accoglie. Mettendo l'amore e la rettitudine prima della norma salva Maria... e se stesso. Darà alla luce la salvezza (il nome di Gesù). Dio salva solo attraverso i nostri gesti di accoglienza. La sua vita è rovinata, cambiata, stravolta. Potrebbe prendersela con Dio, non ci dorme la notte (affatto sdolcinato e remissivo!) come Maria chiede ragione della sua battaglia e l'ottiene. E pronuncia il suo "sì" alla realtà. Non passivamente, non remissivamente: accoglie il reale (i limiti, le cose inattese), lo assume, lo cavalca. Prende con sé Maria e, quindi, Gesù. Non dobbiamo temere di prendere Gesù con noi, ci porta la salvezza.