Omelia (23-12-2015)
Paolo Curtaz


Obbedisce, Zaccaria. Era l'ora. Aveva tentennato, davanti all'angelo. E l'angelo si era piuttosto irritato di quel ritardo nel rispondere. Ma, ora, ha capito la lezione. Non è nessuno. Anche se fa parte della classe sacerdotale. Anche se è rispettato per la sua devozione e il suo zelo. Non è nessuno. Tantomeno un maschio che detta le regole. O che si specchia con orgoglio nei lineamenti del figlio. Che vede continuare il proprio nome lungo i secoli. È solo uno che è stato zittito. E ora, quando Elisabetta lo richiama all'obbedienza di Dio, lui accetta. Stravolge le regole, certo. Dove si è mai visto un bambino che non porti il nome di un famigliare (maschio)? Ma Zaccaria, anche se vecchio, anche se lento, ora sa, ora ha capito. Che importa la discendenza? Che importa l'onore? Qui c'è in ballo la salvezza. Si arrende, infine. Cede. E la lingua si scioglie, ora la sua voce torna a farsi udire. Solo se la nostra vita si ritrova in Dio trova senso. Solo se la facciamo coincidere con la benevola volontà divina riusciamo a dire parole nuove. Bravo Zaccaria, che hai finalmente osato. Insegnaci ad osare ora che arriva il Messia.