Omelia (04-03-2018)
Carla Sprinzeles
Commento su Esodo 20,1-17; Giovanni 2,13-25

E' fondamentale chiederci: "Chi è Dio per noi?" questa è la domanda a cui tentiamo di rispondere con le letture di oggi. Molti dicono: "Dio a che serve?" In realtà non serve a trovare un lavoro, a superare gli esami, non convince gli altri della tua innocenza. Se pensiamo così, stiamo rivolgendoci a un idolo, non a Dio. Molti ne hanno paura perché per loro Dio è sempre pronto a ricordare il male del passato, i doveri del presente, i castighi del futuro; anche se lo chiamano padre, gli appare più crudele che generoso. Non è questo il Dio di Gesù. Molti credono che sia stato inventato dagli uomini per superare le loro paure: un Dio fragile come l'uomo! Dio è Vita, è la ragione di un entusiasmo vitale, ogni giorno nuovo!

Spesso è l'immagine dei nostri genitori. Mio padre era assente e per molto tempo per me, anche Dio era assente dalla mia vita! Come fai a credere in un profondo amore di Dio, se non lo hai mai esperimentato! Oggi abbiamo bisogno di fare un'esperienza globale in cui essere accettati perché esistiamo e luoghi in cui veniamo aiutati a diventare persone. Non è necessario essere sani, forti o santi, non importa essere bianchi o neri, deboli o moribondi: c'è un posto per tutti, un posto reale, significativo, dove essere accettati e poter donare la propria esistenza. Dio non è il realizzatore dei miei desideri, ma è il Bene per cui sono spinto ad amare. Solo quando giungiamo a questo punto, Dio non è più influenzato dall'ambiente in cui viviamo e diventa l'espressione del senso della vita, scoperta attraverso i miei desideri, le mie speranze, i miei amori. Nella storia di oggi tocca a noi rivelare il Dio di Gesù. Abbiamo bisogno di creare luoghi globali di esistenza, di cogliere gli orizzonti unitari della gioia e della sofferenza, le ragioni della forza e della debolezza, l'importanza della salute e della malattia...luoghi in cui la morte abbia una spiegazione in termini di vita, dove il pianto sia apprezzato come gesto umano..gli stadi eliminano i più deboli, le famiglie non inglobano gli estranei, le strade vogliono gente in movimento, le fabbriche persone sane e produttive...


ESODO 20, 1-17

La prima lettura è tratta dal libro di Esodo al cap. 20, dove troviamo le "dieci parole" o dieci comandamenti, che Dio dà a Mosè. Sono il segno della presenza di Iahvè che proponendo l'alleanza fa appello alla libertà dell'uomo di ascoltare e custodire la sua voce. Il sogno di Dio è l'incontro con l'uomo, con il suo popolo: "IO sono sempre con te" "Tu sei sempre con me". Qual'è lo scopo dei precetti delle Dieci Parole se non quello di togliere ciò che ostacola il vero sé?

Inizia: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto" Dio è amore ed ha esigenza di donarsi a noi, ci rende simili a lui, ci dà la sua vita, ci vuole persone libere e con tutti i diritti dell'esistenza. Il primo diritto è essere amato ed essere capace di amare, altrimenti non possiamo esistere. - "Non pronunciare invano il nome di Dio", letteralmente,"non leverai il nome del Signore tuo Dio per ciò che è vano", pone l'umano di fronte all'unico Dio, con il divieto di fare di Dio un tappabuchi o addirittura un idolo magico. - L'obbligo dello Shabbat, del sabato, ricorda che l'uomo è più del suo operare e che è libero. - Onorare i genitori è riconoscere il bene della vita biologica. - Non uccidere, - non commettere adulterio, - non rubare, - non pronunciare falsa testimonianza sono divieti di entrare nel desiderio altrui. I verbi di questi comandamenti in ebraico sono al futuro, che significa che non sono ancora compiuti, quindi è possibile la trasgressione e il ritorno alla somiglianza. L'umano non può far a meno di immaginare Dio. Ciascuno lo concepisce secondo rappresentazioni radicate nell'infanzia, spesso sotto le specie dei genitori, senza pensare a scrutare la Bibbia per scoprirvi il volto di Dio. Occorre assumersi serenamente la nostra vita, le ferite provocate dagli altri e la nostra responsabilità attuale, constatando i miei limiti di creatura e camminare umilmente con Lui, avvolta dalla sua tenerezza.


GIOVANNI 2, 13-25

Oggi leggiamo il cap 2 del vangelo di Giovanni. Gesù scandalizza, perché dichiara decaduto il tempio, ciò che era più sacro per Israele. "Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme, trovò gente che vendeva buoi, pecore e colombe...scacciò tutti". Con chi si adira Gesù? Tante volte era andato al tempio e vi aveva trovato quel commercio di animali per i sacrifici e quei cambiavalute. Perché questa volta e non altre? E' come se la vita pubblica lo avesse messo in contatto con il deserto interiore di tanta gente. E' come se se avesse scoperto, incontrando tante persone, quanto la materializzazione del culto ingannasse le persone semplici, allontanandole dalla vera conoscenza del Padre; quasi Dio fosse in vendita al miglior offerente. Hanno deturpato il volto di Dio appiccicando delle maschere mostruose, che impediscono di riconoscere i tratti di misericordia e della sua tenerezza infinita. Hanno sporcato con i loro traffici ciò che vi era di più santo, di più nobile, di più grande: il dono di una presenza gratuita e libera, da accogliere con cuore riconoscente. Il verbo "scacciare" sarà poi ripreso nella "cacciata dei principi di questo mondo". Il gesto è accompagnato dalla parola: "Non fate della casa di mio Padre un mercato!" L'autorità gli viene dal fatto di essere figlio del Padre. "Lo zelo per la tua casa mi divorerà" ossia il desiderio più profondo di Gesù, la passione divorante per Dio lo divora, corrisponde alle Scritture, difatti questa è una citazione del salmo 69,9 e lo notano i suoi discepoli. Gesù è entrato nella vita stessa del Padre, è diventato figlio e capisce l'assurdità di questa falsa immagine e per salvarla è disposto a tutto.

I Giudei vogliono un segno perché possano vedere che lui è figlio di Dio. Ma Gesù non dà nessun segno. Risponde:"Distruggete questo tempio e in tre giorni ve lo farò risorgere". Gesù è venuto a offrire al cuore dell'uomo, il culto "in spirito e verità". Ma è più facile mercanteggiare con Dio che scendere nel profondo della propria coscienza, di fronte alla nostra libertà. L'unico vero tempio è il cuore dell'uomo, il luogo irrinunciabile della sua libertà. Gli atti di culto non possono mai sostituirsi alla libera adesione all'amore, che è l'essenza della vita umana. Il Dio di Gesù Cristo non chiede sacrifici, ma cuori disposti ad aprirsi alla sua tenerezza operosa. Non chiede prestazioni meritorie, ma disponibilità all'amore. Gesù si erge contro un culto che avvilisce l'uomo, lotta contro le pratiche adempiute per sentirsi in regola, a posto. Solo la libertà dell'uomo è preziosa per Dio. Analizziamoci anche noi, perché questo messaggio di comprare o meritare attraverso il culto, la messa è ancora presente. Occorre capire che lo spazio per incontrare Dio è l'uomo, è l'altro, è la relazione con l'altro. Difatti nel salmo 40 dice: "Tu non hai voluto sacrifici e offerte, mi hai dato un corpo, ecco io vengo per fare la tua volontà", ossia io dedico questo mio corpo per annunciare il regno. Cos'è il regno, cos'è la volontà di Dio? Il Padre non domina mai i suoi, il regno del Padre è aperto a tutti, si prende cura di tutti, dei poveri, dei deboli. E' un regno dove l'amore reciproco è norma di comportamento, la paternità di Dio viene esperimentata nei gesti quotidiani di perdono e nella generosa condivisione. La volontà di Dio è che questo avvenga tra di noi. Sulla terra Dio non è onnipotente, non può realizzare la sua volontà nella storia, sarà onnipotente "quando sarà tutto in tutti", quando tutti saremo una comunione profonda gli uni con gli altri. C'è la possibilità di fallire, l'azione divina deve assumere modalità create e noi siamo liberi di accogliere o di rifiutare! La volontà di Dio è che noi passiamo da creature inconsistenti a suoi figli, per mezzo di Gesù Cristo. Questa volontà è da accogliere, non da cercare.


Il cammino pasquale ha come traguardo la resurrezione, non solo per Gesù, anche per noi, come il feto, che diventa un essere umano, anche noi dobbiamo passare da questa vita di creature, fetale, alla nuova identità di figli, attraverso tutte le situazioni della vita, positive e negative. Dio ci offre molte possibilità, è necessario proseguire il cammino dell'amore, disposti a tutto. Tutto è relativo. Chiediamoci chi è Dio per noi oggi, nelle varie circostanze che ci capitano? Ricordiamoci che Dio opera attraverso altre creature come noi, importante è volere il bene degli altri.