Omelia (09-02-2018)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mc 7,33-36

"E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente."

Mc 7,33-36


Come vivere questa Parola?

Il primo gesto di Gesù di fronte al sordomuto è di staccarlo dalla folla. Subito dopo, un lungo sospiro: "quanti continuano a ricorrere a lui". Sono folle di poveri e bisognosi che forse non hanno piena coscienza del loro limite. Ma poi l'uomo, lontano dalla gente, solo davanti a chi può guarirlo, si affida ai suoi gesti di liberazione e riacquista la capacità di udire e di parlare. Anche noi abbiamo bisogno di staccarci dal chiacchiericcio di una società superficiale e indifferente. È necessario percepire quello che non riusciamo più a sentire per poter comunicare vita e speranza.


Oggi, nella preghiera, in un momento di silenzio e pace chiederò a Dio: "Parla Signore e comprenderemo le parole del Figlio tuo".


La voce di un Papa

"Effatà - apriti', riassume in sé tutta la missione di Cristo. Egli si è fatto uomo perché l'uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio. Per questo motivo "la parola e il gesto dell'‘effatà' sono stati inseriti nel rito del battesimo, come uno dei segni che ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: ‘Effatà', pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia, per così dire, a ‘respirare' lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto"."

Benedetto XVI


Sr Graziella Curti - direttice@fmamelzo.com