Quella bestemmia nascosta nel cuore
Nel vangelo di domenica scorsa, sul monte Tabor, per alcuni istanti i discepoli intravedono la verità di Gesù: entrano in contatto con la sua natura divina. E scendono portando nel cuore una richiesta precisa, dopo aver udito la voce uscita dalla nube: ascoltare Gesù. Anche noi desideriamo ascoltare in questo tempo con più attenzione Gesù. Ogni sua parola e ogni suo gesto ci apre una finestra sul mistero di Dio e il mistero dell'uomo. L'episodio del vangelo di oggi, contrariamente allo stesso che troviamo nei Sinottici, è collocato quasi all'inizio della narrazione. Giovanni in tal modo ci vuol dire che questo fatto è di capitale importanza e caratterizzerà tutto il ministero di Gesù. Il Signore sale al Tempio di Gerusalemme, cuore della religione giudaica e anello che congiunge la terra e il cielo, ma invece di respirare questo significato, si imbatte in un affannoso commercio che pullula tra le sue mura: un vero e proprio mercato! (Gv 2,14)
Forse i discepoli lo videro improvvisamente allontanarsi per poi tornare rapidamente. Sta di fatto che Gesù, munito di una frusta, scatena un frastuono che sconvolge la falsa pace di quel luogo sacro: butta tutto per aria e scaccia tutti fuori (Gv 2,15). L'episodio ha una portata religiosa enorme. Che significa? Per la rovina della quiete di tutti i conservatori e i restauratori di ogni tempo, l'immagine non lascia spazio a soggettive interpretazioni: con questo gesto profetico Gesù denuncia chi si serve di Dio e del Tempio per questioni di denaro e di potere. La "casa di preghiera del Padre" è infatti diventata "un mercato" (Gv 2,16) perché gli affari prosperavano (soprattutto in tempo di Pasqua) con lauti guadagni per la classe sacerdotale in primis, ma anche per l'indotto generato dai mercanti di animali. In questo modo i sacerdoti dominavano sul Tempio e su chi lo frequentava. Gesù annuncia, con la sua entrata nel Tempio, che è venuto a denunciare ogni sistema religioso che si regge sull'oppressione e lo sfruttamento del popolo e quindi a ristabilire il vero culto gradito a Dio. Si compie così la profezia di Malachia (Ml 3,1ss.): il mite agnello di Dio che sferza il peccato insediatosi nel Tempio, porterà su di sé le sue conseguenze e inaugurerà l'eterno sacrificio, liberando il popolo che frequenta il Tempio dai soprusi della classe sacerdotale e dalla schiavitù religiosa, la peggiore di tutte! Gesù è il nuovo Tempio e il nuovo ed unico sacrificio, rivelando il volto di un Dio che non esige la vita dell'uomo, ma piuttosto la offre per lui.
Crolla dunque ogni immagine di Dio che, avendo in mano la vita di tutti, domina su di essi con il potere e la paura. Crolla ogni immagine di Dio a cui si deve sacrificare qualcosa o qualcuno per stabilire una relazione con Lui. Sul Golgota, dove il nuovo Tempio sarà distrutto in Croce come predetto (Gv 2,19), si vedrà definitivamente chi è il vero Dio e dove arriva per amore della sua creatura. Se quanto ho scritto è degno di essere creduto, allora il lettore sappia che la vera bestemmia a Dio è manipolare la religione per incutere ai fedeli l'immagine di un Dio con cui si deve mercanteggiare con preghiere, candele, opere buone e sacrifici per ottenere i suoi favori. E così si compie spesso ancora oggi, con tanta devozione, la somma empietà di cui solo la persona religiosa è capace, cioè instaurare con Dio una relazione di tipo "do ut des" andando contro la sua stessa natura: Dio infatti è amore (1Gv 4,8) e chi si relaziona in questo modo fa di Lui una prostituta! Quante bestemmie ancora in giro nascoste tra i banchi delle chiese e persino nei confessionali o nelle catechesi! Quanto è più difficile, stando al racconto di tutti i vangeli, la conversione della persona religiosa al Dio di Gesù Cristo rispetto a chi è "lontano" dalla religione! S. Bernardo di Chiaravalle diceva che è molto più facile convertire un peccatore incallito che far cambiare vita a un credente sbagliato!
Il cristianesimo ha un nuovo Tempio dove poter adorare Dio in spirito e verità (Gv 4,24). E' il Tempio dove il sacrificio di Dio all'uomo prende il posto dei tanti sacrifici dell'uomo a Dio. E' una assoluta novità. Se Gesù è il nuovo Tempio e il nuovo sacrificio, allora è all'interno della mia relazione con Lui che adoro Dio. L'antico Tempio (oggi la nostra chiesa fatta di mattoni) è giustamente ancora luogo privilegiato per le riunioni dei credenti, deve essere casa di preghiera e di comunione tra loro, il luogo per la custodia e l'amministrazione dei sacramenti e per tante altre manifestazioni di fede, ma non è lì che si gioca la fede in Gesù. Altrimenti, perché l'annotazione dell'evangelista sulla prudenza di Gesù circa i molti che credevano per i segni che faceva? (Gv 2,23-24) Perché Gesù si è identificato con il bambino, con il povero, con l'affamato e assetato, con l'ammalato, il forestiero e il carcerato? La vera religione si gioca nella relazione con Gesù che, a sua volta, chiede di verificarla non tanto nelle ripetute visite alle chiese o nel numero preghiere o di messe assistite, ma nella mia relazione con l'uomo.