Omelia (11-03-2018)
Missionari della Via


In questa domenica della gioia, Gesù parlando a Nicodemo ci rivela l'infinito amore che Dio ha per noi: Nell'antica legge l'uomo poteva dubitare se Dio l'amasse con tenero amore; ma dopo che l'abbiamo veduto morire su d'una croce, come possiamo dubitare? Alziamo gli occhi e guardiamo Gesù vero Figlio di Dio che pende inchiodato da quel patibolo... Quella croce, quelle piaghe, dice S. Bernardo, ben gridano, e ci fanno sapere che egli veramente ci ama! (S. Alfonso).

La gioia del cristiano è proprio qui: pensare e credere che Dio ci ama sempre di un amore sconfinato, che ci fa superare ogni prova, che riempie i nostri vuoti, cancella ogni nostro peccato, e ci sospinge con entusiasmo verso un cammino nuovamente sicuro e lieto (S. Giovanni Paolo II). Ora, questo amore infinito possiamo lo possiamo accogliere o rifiutare: qui c'è la nostra grandezza e la nostra povertà, qui c'è un vaglio, un giudizio, anzi, il vero giudizio: accettare o rifiutare Cristo. Davanti alla croce di Cristo si decide il destino dell'uomo e si produce la grande divisione che separa la storia. Da un lato il mondo, che non crede, ed è condannato, le opere malvagie, coloro che fanno il male e odiano la luce. Dall'altra il mondo che crede ed è salvato, la luce, le opere fatte in Dio, coloro che operano la verità e vengono alla luce (G. Ravasi).


Notiamo bene: quando Gesù parla di credere in lui, non intende un generico credere che Dio esiste o in una serie di dottrine: nella Bibbia non si crede a qualcosa, ma in Qualcuno. Credere in Gesù significa affidarsi a lui: se credo davvero che Gesù è il Signore della mia vita, obbedirò a lui, mettendo in pratica quello che dice nel Vangelo. È come a dire: credo che quel medico sia bravo; ok, ma se ti dà una medicina, la prendi? Solo allora dimostri di aver fede in quel medico! Quante anime il demonio inganna convincendole che sono a posto perché loro "credono in Dio" ma a modo loro, senza mai partecipare ai sacramenti, che seguono quando " lo sentono dentro", e quando no, niente; o lo banalizzano, dando per scontato che già lo conoscono; o pensano che tanto è sempre nel cuore, dimenticando che quando pecchiamo Dio scappa dal cuore!


Dunque, accogliendo il suo Amore, ci costruiamo la salvezza, se no siamo con-dannati. Questo non riguarda solo il futuro, ma tocca il nostro presente, scegliendo giorno dopo giorno se stare nelle tenebre o nella luce. Se scelgo di camminare nelle tenebre della menzogna, prima o poi mi faccio male: e quello non è un castigo di Dio, ma la conseguenza della mia scelta di far a meno di Lui, camminando al buio. Gesù non parla di chi cade nelle tenebre, ma di chi ama le tenebre. Gesù è la luce vera, ma qualcuno preferisce starsene al buio. E chi ci vuole stare? Beh, chi ha paura della luce, perché essendosi abituato al buio (a vivere cioè nel male), teme che possa fargli male agli occhi; o chi sta facendo cose brutte - che però gli piacciono, e quindi preferisce restare nascosto, proprio come fa un ladro.

Con un po' di senso dell'umorismo possiamo dire che ci sono "cristiani pipistrelli" che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore (papa Francesco). Eh sì, al buio non si vede lo sporco delle nostre coscienze, e molti preferiscono restarci per illudersi di essere sani e non vedere le proprie colpe; ma con Cristo, la luce è venuta a far chiarezza, non solo per rivelare lo sporco, ma anche per pulirlo e sanarci con la Sua misericordia.


Oggi si parla molto di essere sinceri, autentici e tutti infondo desideriamo esserlo, perché siamo fatti dalla - e per la - verità. Ma a volte la verità ci intimorisce perché è esigente e impegnativa: riconoscere che non ce la facciamo o che abbiamo sbagliato, può sembrare uno smacco per il nostro orgoglio, e preferiamo far finta di niente, arrivando persino alla presunzione di pensarci sempre nel giusto: la persona che non ama la verità, non solo la può rifiutare, ma può anche diventare incapace di riconoscerla! Poi assistiamo a tanti che cercano di mimetizzarsi, mascherando le vere ragioni delle loro azioni sia agli altri, a loro stessi e pure a Dio. Altre volte si sarà tentati di dare un nome diverso alle cose per il proprio tornaconto, come fanno quanti vogliono ingannarsi, negando ad esempio che una cosa è sbagliata solo perché a loro va di farla; o si farà finta di non capire, perché alla fine non interessa capire: In certi casi poi può venire la tentazione di servirsi della tolleranza (ma sì, dai, non è niente), del sotterfugio (tanto nessuno se ne accorge), delle mezze verità, o peggio, della stessa menzogna: purtroppo è molto, ma molto facile accettare la menzogna quando viene in aiuto della pigrizia, della superbia, della vanità, della sensualità.


Quante volte mentiamo o non diciamo tutta la verità per non affrontarne le conseguenze talvolta per correttezza. Altre volte, il più delle volte, per non passare un brutto quarto d'ora. Qualche volta per non farlo passare agli altri. E sempre, per vigliaccheria. Così, con questa paura di andare fino in fondo, non sarai mai uomo di criterio (S. J. Escrivà). Gesù ha detto chiaramente: io sono la Verità, mentre il diavolo è padre della menzogna, e tutto ciò che promette è una falsità. Questo è un tempo propizio per lasciarci perdonare da Dio, per far verità nelle nostre vite. Ma questo vuol dire rinnegare la propria idea di bravura, e consegnarci a Dio poveri.

Qui è la gioia. Il problema non è quanto grande sia il nostro peccato, ma capire quanto grande sia l'amore di Dio. Alla fine Gesù ci dice che chi fa la verità viene alla luce e ha proprio ragione: solo la scelta di una vita autentica permette di aprirsi alla verità: se sei sincero, con la coscienza limpida, la verità la incontri, la capisci, la ami. Qui Gesù non parla di sapere la verità, quasi che la verità siano idee da imparare: no, la verità è qualcosa da fare, è una vita da vivere autenticamente, orientandola al Vangelo. Che Dio ci doni la libertà di chi sa vivere nella verità!