Omelia (11-03-2018) |
Gaetano Salvati |
La liturgia della parola di oggi rivela all'uomo il suo destino finale, la vita divina, e si offre quale compagna di strada dell'uomo e muro contro cui si scagliano le disperazioni e le ansie del mondo. Tali inquietudini sembravano animare anche i cuori degli israeliti in esilio a Babilonia. La prima lettura, a riguardo, propone uno sguardo essenziale della storia d'Israele e, con essa, dell'intera umanità: il popolo rimane schiacciato sotto il peso delle infedeltà e non può accorgersi della presenza dell'Altissimo. Solo Dio, per mezzo di un re pagano, è in grado di liberare dalla schiavitù e permettere l'edificazione di un tempio a Gerusalemme (2Cr 36,23). La costruzione del tempio, quindi, è per il salmista la prova tangibile che Dio è intervenuto a favore d'Israele; per cui è indispensabile ricordare la "terra straniera" (Sal 136,4) al fine di rimanere fedeli al Creatore. L'esperienza certa del cristiano è la croce di Cristo: segno dell'amore di Dio per l'umanità. San Giovanni narra che Gesù, rivolgendosi a Nicodemo, dice che Dio ama il mondo (l'uomo) tanto da sacrificare il Figlio unigenito perché nel suo amore (quello del Padre e quello del Figlio), ognuno abbia la vita eterna (Gv 3,16). Ma, non è un'amore sprezzante (v.17), quasi che l'uomo fosse posto perennemente di fronte ad un giudice severo che rimprovera ogni mancanza. L'amore del Dio che ha compiuto il sacrificio supremo di sé sulla croce non limita la libertà creaturale; dà spazio, invece, alle nostre scelte, anche se sbagliate, e al nostro desiderio di ricambiare il suo amore per noi: in Lui siamo liberi di amare perché Egli ci ama per quello che siamo. In questo, il Dio per noi, il Signore che salva, mostra la via per rimanere fedeli al suo nome: essere uomini e donne, responsabili verso se stessi e la comunità. Gesù stesso lo afferma: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui" (v.17); vale a dire, l'amore di Dio è per noi, rivolto a noi, adatto a noi, e, se accettato senza condizionamenti, è da vivere, nella quotidianità e nei propri doveri, per gli altri. Testimoniando con la nostra carne "la luce venuta nel mondo" (v.19), quella che illumina le tenebre dell'ignoranza e dei pregiudizi, ci accorgeremo che in Gesù, siamo desiderosi di avanzare verso la pasqua, coscienti delle difficoltà, ma sicuri che in Lui il domani incerto è trasformato nell'oggi di pace. Amen |