Omelia (11-03-2018) |
don Giovanni Berti |
Punti luce Clicca qui per la vignetta della settimana. "Una luce nella notte" era il nome dato, una ventina di anni fa, ad una esperienza di un gruppo di giovani, che nella Diocesi di Verona aveva iniziato a tenere aperte le chiese della città anche durante la notte dei weekend in orari nei quali solitamente le chiese sono chiuse e non ci sono celebrazioni. Nei fine settimana i grossi centri abitati e in particolare le città, alla sera accendono ancora di più le luci e la gente tende a trascorrere la sera e la notte sveglia, in giro per le strade con i locali aperti. C'è chi lavora e chi si diverte e la vita notturna diventa particolarmente animata. Ecco allora l'idea di aprire le porte delle chiese, organizzare magari qualche momento di preghiera, fare in modo che ci sia qualcuno per un dialogo o la confessione, per dire che ogni ora della propria vita è buona per coltivare la propria fede e l'incontro con Dio. La notte in genere è simbolo di tutti quei momenti bui della vita nei quali tante volte ci troviamo, anche in pieno giorno: quando un lutto spegne la nostra gioia, quando una situazione economica getta ombre sul futuro nostro e nella nostra famiglia, quando la malattia ci fa entrare improvvisamente in tunnel dove la luce dell'uscita sembra lontana. La fede può essere una luce in questi momenti di oscurità esistenziale e spirituale? Oppure anche la luce di Dio si spegne improvvisamente e così la nostra vita religiosa? Il Vangelo ci riporta un pezzo del lungo dialogo che Gesù ha con questo fariseo, Nicodemo, che di si reca da lui. Questo dialogo si svolge di notte, secondo il racconto dell'evangelista, una notte fuori e molto probabilmente dentro Nicodemo. Nel cammino di vita e di fede di questo fariseo ci sono molte luci e ombre, sicurezze e dubbi, successi e fallimenti personali. E così si rivolge a questo Maestro di Galilea per avere qualche risposta, per avere una luce interiore. Forse anche per noi le cose dette da Gesù a Nicodemo possono diventare una luce da seguire. Gesù parla della sua croce, quando parla del serpente innalzato nel deserto come strumento di salvezza, facendo riferimento ad un evento ben conosciuto da Nicodemo: Mosè mettendo su un palo un serpente, aveva salvato dalla morte gli israeliti morsi dai serpenti. La croce e colui che è crocifisso, Gesù, che che troviamo alti anche sui nostri altari e chiese e anche nelle case, ci parlano di questo dono di salvezza. Dio dona se stesso con Amore (il Padre dona il Figlio attraverso lo Spirito Santo) per salvare e non per condannare. Il crocifisso è Dio stesso che sale sulle nostre croci e condivide la nostra vita. Credere in Dio non è solo questione di ragionamento, ma di dono concreto di vita, di amore vero anche quando costa, anzi proprio perché costa sacrificio e rinuncia. L'amare è più di un moto mentale, non è solo una parola formulata nella testa, ma è vita concreta, sono gesti concreti che generano vita e felicità altrui e alla fine fanno vivere noi che siamo creati per amare. È questa la croce che dona vita eterna, cioè vita pienamente realizzata. Questa luce illumina davvero la notte nostra e di chi ci sta accanto. Amare con e come Gesù ci rende eterni, cioè portatori di vita vera. C'è chi non ama questa luce, e sono coloro che preferiscono vivere all'ombra dell'egoismo e della chiusura in sé stessi. La luce dell'amore dà fastidio a chi è disonesto, violento, razzista, bullo, giudicante, malizioso, guerrafondaio. Ma proprio per questo Gesù è salito sulla croce perché quella morte diventasse un faro che non si può spegnere nella storia. Gesù invita Nicodemo ad entrare in questa luce, accoglierla e diventarne portatore. E fa lo stesso con noi. Anche se le chiese non possono rimanere aperte sempre di notte, e come luoghi pubblici non possono certo competere con altri luoghi di divertimento ben più luminosi durante le notti dei weekend, possiamo noi stessi come cristiani diventare "punti di luce" nella notte del nostro mondo. Basta a volte un sorriso come quello di Gesù a chi era solo e giudicato. Bastano piccoli gesti di gentilezza verso chi ci sta accanto. Basta ascoltare con pazienza chi ha bisogno di ascolto proprio come Gesù che non era mai sordo alle richieste di aiuto. Basta aprire le nostre mani e le nostre braccia come Gesù sulla croce per dare qualcosa di nostro senza dover trattenere tutto, e per dare alla fine noi stessi senza paura. Basta questo per farci diventare "punti luce" in ogni notte, compresa la nostra. Clicca qui per lasciare un commento |