Omelia (18-03-2018)
don Maurizio Prandi
Non ci si arriva a Gesù da soli, ma insieme

Una piccola introduzione che credo utile e che traggo da Diaconia della Parola, della parrocchia di Pratofontana: il Vangelo di Giovanni è composto di due parti: i primi dodici capitoli costituiscono la parte chiamata il "Libro dei segni"; i capitoli successivi, dal 13° fino al 21°, costituiscono il "Libro dell'ora". Nel Libro dei segni impariamo a capire chi sia Gesù, e soprattutto quale sia il legame che lo unisce a Dio, al Padre. Nel Libro dell'ora i capitoli girano tutti intorno alla Pasqua: l'ultima cena, la passione, la morte e la resurrezione del Signore. Tutti quei capitoli costituiscono quella che per san Giovanni è l'ora di Gesù. L'ora di Gesù vuole dire che c'è stato un momento in cui l'identità di Gesù è stata manifestata in pienezza, in cui il suo rapporto con Dio è stato rivelato perfettamente. Questo momento è la Pasqua, cioè la croce intesa sia come passione e morte, sia come risurrezione e glorificazione. La "croce" per san Giovanni è questa: è un innalzamento, è un'esaltazione, è la glorificazione di Gesù. Il brano che abbiamo ascoltato è alla fine della prima parte: alla fine del Libro dei segni e quindi alla soglia del Libro dell'ora.


Ci avviciniamo sempre più al cuore dell'anno liturgico e Gesù, con questa parola, ci dà un'indicazione precisa qualora, come i greci di cui parla il vangelo, desiderassimo vederlo, incontrarlo.


La partenza è appunto il desiderio dei greci di vedere Gesù; il desiderio di alcuni pagani, distanti, che vanno da Filippo, cioè da chi probabilmente aveva fatto un'esperienza simile alla loro: era di Betsaida, città di confine dove vivevano ebrei mescolati con i pagani. La prima domanda per me allora è proprio sul desiderio, sul desiderio che tocca il cuore di chi viene da lontano e sul desiderio di vedere (n.b. in greco Giovanni usa il verbo idein che indica il vedere con gli occhi, percepire, guardare, ma, molto particolare, è anche vedere con la mente) Gesù che mi abita, se mi abita. Anche in passato notavo come sia forte l'entusiasmo da parte dei discepoli per questo fatto; da Filippo ad Andrea e da loro due a Gesù: ti vogliono vedere maestro, vogliono incontrarti! È così anche oggi ne sono certo! C'è un desiderio che abita il cuore di tanti uomini e donne del nostro tempo, magari poco frequentatori ma sinceramente in ricerca. Mi fa pensare la coincidenza con il tempo che viviamo e che ci introduce ad una domenica, quella della Passione del Signore, dove tanti, tanti si avvicineranno chiedendo che anche solo una goccia d' acqua possa cadere su di loro, una goccia che racchiuda la benedizione di Dio, sulla loro vita e sui loro cari. Il fatto che i greci chiedano a Filippo che Filippo vada da Andrea suggerisce anche un'altra semplice riflessione: a Gesù non ci si arriva mai da soli, ma insieme, in un cammino comune.


Vogliono vedere Gesù, ma la loro domanda, il loro desiderio, rimane senza una risposta, perché di risposte non ce n'è una, ce ne sono molte: un'ora che è giunta, un chicco di grano che deve morire, nel servire e seguire Gesù per stare con lui, un Dio innalzato, che attirerà tutti a sé. Certamente tutte queste risposte Gesù le riassume nella croce, nel dono della propria vita. Ci colpiva, durante la riflessione sul vangelo l'altra sera, come dopo queste parole di Gesù, la voce del Padre che viene in aiuto a Gesù, venga non capita, travisata: un tuono, un angelo e qualcuno diceva che forse si, se Dio è questo:

- se Dio è un'ora che è giunta, un'ora in cui devo la vita perché dei pagani, degli stranieri sono giunti e hanno fatto scoccare un momento decisivo, un'ora appunto nella quale sono chiamato a dare la vita perché questa è l'ora della carità, l'ora dell'amore

- se Dio è questo chicco di grano che affoga nella terra, nell'oscurità e che deve morire

- se Dio è questo non voler bene alla propia vita perché al centro sono chiamato a mettere non me stesso ma il mio fratello

- se Dio è questo servire Gesù in un incondizionato affidarsi per essere dove Lui sarà ed è certo che Gesù sarà con il povero, con l'ultimo, con il peccatore, con il distante, con chi cerca sinceramente di capire

- se Dio è questo lasciarsi attirare da chi viene innalzato


Capite bene che se Dio è tutto questo molto meglio pensare che quella voce non sia stata una conferma per noi ma un tuono oppure un angelo che conforta Gesù; meglio dire che abbiamo capito male, che ci siamo sbagliati, che ci siamo confusi.


Chi vuol vedere Gesù vede prima di tutto un uomo, potrebbe sembrare che lui sia uno che va avanti contro tutto e contro tutti, un eroe che va allo sbaraglio ma no, ancora una volta il vangelo ci racconta di un Dio vicino, di un Dio turbato, di un Dio che vuole prendere nessuna scorciatoia, un Dio che deve (molto forte questo verbo sul quale già domenica scorsa ci siamo soffermati), essere innalzato, che deve attraversare la morte. Ci accompagna e spero ci dia forza questa confessione di turbamento da parte di Gesù nei momenti più bui e difficili, quando di fronte a fatiche, difficoltà, drammi, anche la nostra anima è turbata. Ci accompagnano, e spero ci diano forza le parole della seconda lettura, che ci ricorda che del mondo di Dio fanno parte la preghiera, la supplica, le lacrime, il gridare.


Ci è stato dato modo di vedere Gesù, ora dobbiamo seguirlo e uso le parole di don Angelo Casati che rifacendosi alla parabola del chicco di grano invita ad essere chicco nella terra, quindi a fuggire l'esteriorità, l'innalzamento come mito del successo o smania di visibilità, a fuggire il rumore delle parole. Occorre stare, invece, nella terra di tutti, nei piccoli (e per qualcuno insignificanti) gesti quotidiani, nella dedizione nascosta, nell'insuccesso, nel fallimento, nelle domande senza risposta.