Omelia (25-12-2002)
Luciano Bartoli
Natale - Messa dell'aurora

Le parole che accompagnano l'immagine sono tolte dal Prefazio secondo. Oggi nel mondo si fa gran festa, dimenticando magari l'origine di tale solennità. La gente sazia non crede più e ignora quelli che nulla hanno da mangiare. L'albero ha soppiantato il presepio.
Nell'iconografia orientale la greppia è rimarcata come legno (a ricordare la croce) o come pietra (ad alludere al sepolcro): questo bambino che nasce in una stalla è destinato a morire. Come tutti noi. E morirà per tutta l'umanità - di ogni tempo - come in questa nascita si è fatto compagno di viaggio per tutti, nella gioia come nel dolore. Chi, dei grandi, ricorda la grotta di Betlemme, pensa a poesia, a favola, a miti e leggende lontane nel tempo. Che sia tanto difficile pensare a un grande atto di amore da parte di Dio Padre, il quale vuol salvare e rendere felici tutte le sue creature?
Ed è proprio la "pazzia" di un amore immenso del Creatore per tutti noi, che lo abbiamo tante volte ripudiato, voltandogli le spalle.
Ma dobbiamo convincerci che è pazzia più grossa per noi il non corrispondere a questo amore. Perché Dio è infinito e noi - sue creature - senza di lui siamo tanto piccoli e miseri. Questo va ricordato davanti al presepio.
E non da soli: ma associati a fratelli vicini e lontani.
" Oggi la luce risplende su di noi".. Occorre invocare questa Luce-Cristo, perché tutte le opere nostre siano "opere della luce" (cf. Mt
5,13-16).
La Vergine Maria ci offre una grande lezione: nel Vangelo del medico Luca - colui che la tradizione fa pittore e ritrattista della Madre di Dio - è detto che Maria "conservava tutte queste parole e fatti e li connetteva nel suo cuore". La Madre del Dio con noi è la prima "archivista" delle meraviglie di Dio, fonte preziosa per l'evangelista, scriba mansuetudinis Christi (Dante): scrittore della "mansuetudine" di Cristo (= l'Agnello di Dio).