Omelia (25-03-2018)
Missionari della Via


Gesù viene osannato e acclamato: il Messia entra in Gerusalemme in groppa ad un asinello, mite ed umile, come profetizzato in Zaccaria. Tutti sventolano rami d'ulivo per acclamare il liberatore, il salvatore; ma non lo sarà secondo le attese umane, infatti quasi tutti lo abbandoneranno nell'ora della croce. Gesù non è venuto né a fare un colpo di stato e né a riformare l'economia: Dio si è fatto uomo per liberarci dal dominio del peccato (che sta alla base di tutti gli altri problemi) e della morte, donandoci lo Spirito di Dio e con esso la possibilità di vivere, uniti a Lui, una vita piena, eterna e beata. Rifiutato e disprezzato, il Figlio di Dio non si tirerà indietro, amandoci sino in fondo, sino alle estreme conseguenze della croce, insegnandoci così l'arte di vivere e di amare.


Il Vangelo ci propone la passione di Gesù, un vero collirio per l'anima che apre i nostri occhi sull'amore infinito del Signore verso ognuno di noi. Un'intellettuale si professava atea. Un giorno le cadde addosso una notizia tremenda: sua figlia di sedici anni ha un tumore alle ossa. La operano. La ragazza torna dalla sala operatoria martoriata, con tubi, sondini, flebo da tutte le parti. Soffre terribilmente, geme e non vuole sentire nessuna parola di conforto. La mamma, sapendola pia e religiosa, pensando di farle piacere, le dice: "Vuoi che ti legga qualcosa del Vangelo?". "Sì, mamma!". "Che cosa?". "Leggimi la passione". Lei, che non aveva mai letto il Vangelo, corre a comprarne uno dai cappellani. Si siede accanto al letto e comincia a leggere. Dopo un po' la figlia si addormenta, ma lei continua, nella penombra, a leggere in silenzio fino alla fine. "la figlia si addormentava - diceva lei stessa più tardi - e la mamma si destava!". Si destava dal suo ateismo. La lettura della passione di Cristo le aveva cambiato per sempre la vita. (R. Cantalamessa). E quanti santi hanno trovato e ci consigliano di trovare nell'assidua meditazione della passione nutrimento e sostegno indispensabile per l'anima!


Nella passione secondo Marco, ci troviamo davanti a diverse situazioni e personaggi che da una parte fanno emergere lo squallore del peccato degli uomini e la sofferenza che arreca; dall'altra, la grandezza dell'amore e della fedeltà verso gli uomini del Dio-uomo Gesù, che siamo chiamati a far vivere in noi, imitandolo nella vita quotidiana. Abbiamo i dirigenti del tempo, alcuni sacerdoti e maestri della legge che avevano deciso di uccidere Gesù, chiusi nei loro interessi e nella loro presunzione di essere nel giusto: io sono forse come loro? Sono aperto alla verità, o quando una cosa non mi conviene, o quando qualcuno mi scomoda o mi rimprovera con il suo buon esempio, cerco di non sentire, o peggio, di mettere a tacere quella persona? Ci sono le folle che a Gerusalemme osannavano Gesù, ma che - tranne poche donne e un discepolo - lo abbandoneranno nell'ora della passione: e noi, siamo di quelli che acclamano il Signore fin quando va tutto bene, ma che poi lo abbandonano nei momenti di prova, di difficoltà, quando si è chiamati a decidersi per lui, sopportando per amore suo sofferenze e incomprensioni? C'è Pilato, il governatore, che tra il favore della maggioranza e la difesa del debole innocente, sceglie la maggioranza; io sono forse come lui? So schierarmi dalla parte della giustizia, assumendomi le mie responsabilità, o per codardia preferisco lavarmi le mani? So difendere chi è più debole, o mi schiero dalla parte dei bulli, dei forti, degli arroganti, del tornaconto personale, arrivando a schernire e condannare l'innocente? Abbiamo Giuda, che tradisce il Maestro per 30 monete; io quando sono con gli altri, vendo per vergogna il Signore? Sia Giuda che Pietro hanno rinnegato Gesù, ma mentre Pietro si è lasciato raggiungere e toccare dallo sguardo misericordioso di Dio, piangendo per i suoi peccati e lasciandosi perdonare dal Signore, Giuda si è disperato, morendo suicida. Io so piangere per i miei peccati, chiedendo perdono a Dio? o proseguo, illuso di non aver bisogno del perdono di Dio, negando o disperandomi orgogliosamente per i miei peccati? Abbiamo poi i discepoli che dormono, mentre Gesù prega e avrebbe bisogno del loro sostegno; e la mia fede com'è? Abbioccata? E la mia attenzione verso chi mi sta vicino? C'è poi un discepolo, che pensa di risolvere tutto a colpi di spada: sono forse anche io così, incapace di ragionare e di dialogare, schiavo dell'ira, sempre e solo pronto ad averla vinta io? Ci sono poi i capi che istigano la folla al male, piegandola ai propri interessi, e i giudici nel tribunale che cercano solo il proprio tornaconto; c'è la folla che con una coscienza totalmente ottusa, sceglie Barabba al posto del figlio di Dio. E io somiglio forse a loro, che tra ciò che è bene e ciò che è male, scelgo solo ciò che mi conviene? Ci sono i soldati, che si divertono ad infierire e schernire una povera vittima, giusto per sete di rivalsa, scaricando su di lui le loro frustrazioni: sono forse come loro? Coniglio coi forti, leone coi deboli? Uso chi mi sta vicino, moglie, marito o figli come "sacco da boxe antistress"? E ci sono i passanti, che scherniscono e frustrano Gesù in croce, chiedendogli dimostrazioni di forza; e io sono come loro? Tento Dio, pretendendo che faccia cosa gli dico io?


Ma ci sono anche quelli che sostengono il Signore: c'è Simone di Cirene, costretto a portare la croce, che si lascia coinvolgere nella vicenda di quel povero condannato, diventando poi credente in Gesù con tutta la sua famiglia. C'è poi il centurione, che davanti al modo di soffrire e di amare del Signore, si apre alla fede, confessando la divinità di Gesù: e io so riconoscere l'amore di Dio in Gesù? Lo confesso davanti agli altri con la mia testimonianza di vita? Infine abbiamo le donne che seguono fedelmente il Signore, pregando con attenzione, e Giuseppe, che ne richiederà a Pilato la salma. E io amo il Signore? Lo aiuto nella persona dei bisognosi facendomi carico delle loro sofferenze? L'ho capito che ora Dio non ha che le mie braccia e le mie mani per accarezzare, confortare, istruire? Dinnanzi a tutto ciò chiediamoci: Dov'è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana (Papa Francesco).