Omelia (01-04-2018) |
mons. Roberto Brunelli |
Pasqua: per tutti c'è una speranza E' Pasqua! La festa che celebra il fondamento della fede cristiana, la festa-cardine dell'anno liturgico, prevede la possibilità di scegliere tra vari passi del vangelo, relativi alle prime esperienze dei seguaci di Gesù, il giorno in cui costatarono la sua risurrezione. Li avevamo lasciati il pomeriggio del venerdì, quando avevano richiesto il suo corpo a Pilato, l'avevano calato dalla croce e deposto nel vicino sepolcro; tutto in fretta, perché si avvicinava il tramonto e cioè, all'uso ebraico, cominciava un nuovo giorno. Quel nuovo giorno non solo era sabato, durante il quale era proibito qualunque lavoro, persino il pietoso ufficio di dare sepoltura ai morti, ma era Pasqua, una delle tre maggiori feste del popolo d'Israele. La sepoltura affrettata richiedeva un completamento. L'evangelista Marco (16,1-7) narra di Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salòme, cioè tre delle "pie donne", come si suole chiamarle, le quali, il giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono al sepolcro con oli aromatici per completare i riti funerari. Trovarono però il sepolcro aperto, il corpo da onorare non c'era più, e al suo posto videro un giovane in veste bianca, latore di un sorprendente messaggio: "Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto". Questo passo, si noterà, assegna un ruolo importante alle donne. Lo fa anche l'evangelista Giovanni (20,1-9), concentrandosi però sulla sola Maria Maddalena, della quale narra che, trovato il sepolcro vuoto, corse a dirlo a Pietro e al "discepolo che Gesù amava", cioè lo stesso Giovanni; entrambi corsero al sepolcro, e vi costatarono la presenza dei soli teli funerari nei quali era stato avvolto il corpo che non c'era più. Allora nella mente di Giovanni devono essere affiorati i tanti segni premonitori dell'evento: "vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti". Alla Messa vespertina è possibile inoltre leggere il brano di Luca (24,13-35) che riferisce quanto accadde proprio al vespro di quel giorno. Due discepoli, pur informati dei fatti del mattino (quelli riferiti sia da Marco sia da Giovanni), ne dedussero soltanto che il corpo del Crocifisso era scomparso, e con lui ogni speranza. Pertanto se ne stavano tornando delusi al loro villaggio di Emmaus, quando per via espressero la loro delusione a un apparentemente occasionale compagno di viaggio, nel quale non riconobbero il Risorto. Questi, "cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui"; poi, "quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista". Si può immaginare l'entusiasmo dei due, per cui subito tornano a raccontare l'accaduto agli apostoli, ai quali però possono solo dare conferma di quanto essi già sanno, e a loro volta raccontano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!" "Davvero il Signore è risorto": è questo il dato centrale della fede che da duemila anni i cristiani, pur divisi su altre questioni, sono concordi nel tramandare e celebrare. Cattolici, ortodossi, luterani, anglicani eccetera, tutti basano la loro fede sul fatto che Gesù non è rimasto prigioniero della morte ma è risorto, dando così la vita eterna a quanti si affidano a lui. Essi sanno che la storia umana si divide in due, prima e dopo la risurrezione di Gesù. Prima (o senza) di lui, l'uomo è in balìa di se stesso, privo di una direzione verso cui camminare, proteso a realizzarsi, spesso a scapito degli altri, entro il breve spazio della vita terrena, chiuso tra delusioni, tribolazioni o successi effimeri. Dopo, con lui, il cuore e la mente si aprono a prospettive infinite; qualunque cosa accada, l'uomo ha una speranza. |