Omelia (01-04-2018)
Omelie.org (bambini)


Buon giorno ragazzi e buona Pasqua!
Non so se avete mai sentito una espressione come questa: "Oggi sono felice come una pasqua!".
A me è capitato e questa frase mi ha fatto pensare. Vi dico anche il perché.
La festa di Pasqua è così bella e importante che viene usata come termine di paragone per descrivere una gioia davvero grande, profonda, una gioia che rimane un punto fermo, un ricordo che non potrà mai essere cancellato.
Ed è proprio così perché, in questa festa, noi vediamo il segno dell'amore di Dio per noi: questo segno è la salvezza che Gesù ci dona proprio attraverso la sua morte e la sua resurrezione.
È un dono strepitoso. Voi siete piccoli e magari pensate che i doni veri siano quelli che si toccano, che si scartano, quelli con i quali giocate. Ma, se ci riflettete bene, ci sono doni più importanti che non hanno bisogno neppure di essere scartati perché sono vicini a voi e vi fanno stare bene: l'amore dei vostri genitori, l'impegno che mettono ogni giorno per farvi stare bene, per farvi crescere nel migliore dei modi.
Questo dono costante i genitori non lo fanno solo quando siete bravi, ma sempre, anche quando voi non vi comportate proprio a modo.
L'amore dei genitori e l'Amore di Dio non è un regalo da scartare ma da accogliere.
Vi posso assicurare che sapere di essere amati così è la cosa più importante della vita.
Ecco allora perché a Pasqua siamo felici: perché riconosciamo, nella morte e nella resurrezione di Gesù, tutto l'amore di Dio per noi.
Dice san Paolo: "Gesù Ha dato tutto se stesso per me". Qualcuno potrebbe rispondere: ma io non ho fatto niente! Un altro potrebbe dire: ma io mi sono comportato male, non mi sono mai ricordato di Lui!
Gesù ha dato ugualmente tutto se stesso per te, per te, per te... come se fossi solo e soltanto tu il centro dell'universo, il centro del suo amore. Nel cuore di Dio ci sei tu, il tuo nome, la tua vita e lui ti ama con l'amore che è quello giusto per te.
Allora capite la felicità di oggi?
Per questo san Paolo, nella seconda lettura che abbiamo appena ascoltato, ci dice: "Visto che tu, io, noi, siamo risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassù e non quelle della terra".
Cosa vuol dire?
Significa cercare le cose di Dio che sono poi le cose che ci fanno bene, che ci fanno crescere bene e fanno stare bene anche coloro che ci stanno accanto.
Cercate di vivere l'amore, la gioia, l'ascolto della Parola di Dio, cercate di vivere bene i sacramenti che sono i segni dove noi tocchiamo il suo amore.
Inoltre San Paolo vuole farci capire che proprio perché la nostra vita è stata salvata dalla morte di Gesù, con lui siamo anche risorti, cioè abbiamo la sicurezza che la morte, che sperimentiamo comunque, perché le persone continuano a morire, in realtà è solo una porta da passare. Per chi crede in Gesù, quella porta apre alla vita nuova, proprio come quando nasce un bambino.
Un bambino, quando è nella pancia della mamma, non lo vediamo ma lui c'è, è vivo; quando poi nasce lo vediamo chiaramente! Per lui quel passaggio è una specie di morte perché termina un tipo di vita ma ne comincia un altro, sempre bello e importante.
La stessa cosa accade per le persone che muoiono: cambiano il modo di vivere: nascono a un'altra Vita.
Per questo, ogni volta che celebriamo l'Eucarestia, c'è un canto che cantiamo insieme... tutti i vivi sulla terra e tutti i vivi nel cielo. Il sacerdote, prima di cantare il Santo, dice: "insieme agli angeli e ai santi (sono le persone che sono già morte) cantiamo l'inno della tua gloria".
Proprio in quel momento siamo tutti insieme. Noi non vediamo le persone che sono morte, ma in realtà sono con noi e cantano insieme a noi.
Ecco la resurrezione, il dono della vita "per sempre" che ci offre Gesù.
L'evento della resurrezione è certamente una sorpresa anche per gli apostoli: avevano visto morire il loro maestro, sapevano che il suo corpo senza vita era stato posto in un sepolcro.
Per loro era davvero la fine di un sogno e, quando Maria di Magdala al mattino trova il sepolcro aperto, pensa subito che qualcuno abbia rubato il corpo di Gesù e così va subito a dirlo agli apostoli.
Pietro e Giovanni spaventati corrono al sepolcro ma, nel loro cuore, non pensano alle parole che Gesù aveva detto più volte: io risorgerò. Nel loro cuore è ancora notte: il maestro è morto.
Quando però entrano nel sepolcro vedono uno spettacolo straordinario che provo a spiegarvi.
Il corpo dei defunti ebrei veniva unto con degli aromi e poi avvolto in un lenzuolo. Questo lenzuolo veniva tenuto fermo con delle bende, una all'altezza del collo, una nel corpo e una sui piedi. Il volto del defunto rimaneva scoperto e si metteva un fazzoletto di lino chiamato sudario.
Quando Pietro e Giovanni entrano nel sepolcro vedono che il lenzuolo ha la forma del corpo, che le bende continuano a stare legate dove erano state messe, ma che il corpo di Gesù non c'è. Il sudario è piegato da una parte.
Capite che quel lenzuolo che conteneva il corpo di Gesù era come un astuccio vuoto, aveva ancora la forma di Gesù, ma di fatto lui non c'era.
Questo è sconvolgente per noi, ma lo è stato ancora di più per gli apostoli i quali, proprio da questo fatto, hanno capito tutto quello che Gesù aveva loro insegnato.
Il loro impegno è stato quello di trasmetterci questa grande verità: Gesù è risorto e noi, con lui, siamo risorti, e anche noi, che siamo risorti con Gesù siamo chiamati a raccontare questa verità con la nostra vita.
Cosa vuol dire?
Che mi impegno a vivere da persona contenta, senza lagnarmi troppo, che mi impegno a stare attento a chi è in difficoltà a casa, a scuola, in palestra, nei giochi. Vuol dire che io cerco di vivere la mia vita proprio come Gesù che come afferma Pietro nella prima lettura è vissuto beneficando e risanando tutti. Ricordatevi sempre che l'amore è la medicina che risana i cuori sofferenti!
Questo modo di vivere mostra la nostra fede e la nostra gioia in Gesù risorto..
Buona Pasqua!
Commento a cura di Sr. Piera Cori