Omelia (01-04-2018)
diac. Vito Calella
Pasqua come passaggio, conversione, dalla "libertà da" alla "libertà per"

Credere alla follia della Pasqua
Bisognerebbe leggere e meditare il racconto della Pasqua una volta al giorno perché attorno a queste pagine si gioca tutto: tutta la rivelazione biblica, tutti i sacramenti, la preghiera personale e comunitaria, la nostra vita quotidiana, la vita della Chiesa, le opere di carità, il nostro destino e il destino del mondo: si gioca tutto!
Abbiamo ascoltato il racconto di Pasqua del Vangelo di Giovanni. Nella vita di Maria Maddalena, nella vita di Pietro, in quella del discepolo amato, degli apostoli è comunicata una pazzia, di fronte alla quale ognuno di loro dovette prendere una decisione. Io, tu, tutti devono prendere una decisione. O accetti che sia vero il paradosso: un morto vive, e lasci che il paradosso ti travolga, ti porti fuori, oppure te ne torni a casa e non c'è più bisogno di venire in chiesa. Se lo accetti, lasci che questo paradosso ti travolga, ti porti fuori, ti faccia vivere decentralizzato!
L'evento degli eventi, cioè la risurrezione, Gesù lo ha vissuto da solo! L'evento più importante della storia della salvezza, la risurrezione, cioè il più grande annuncio del Vangelo, è l'unica cosa sottratta allo sguardo di tutti! Maddalena, Pietro, il discepolo amato, le donne, trovarono un sepolcro vuoto. Poi Gesù apparve a Maddalena, alle donne, agli apostoli, ai discepoli di Emmaus. Ce lo ricorda la predicazione di Pietro attestata negli Atti degli apostoli. «E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti». La tomba vuota e la testimonianza delle donne e degli apostoli riguardo alle sue apparizioni sono gli unici due segni biblici consegnati alla nostra libertà, offerti alla nostra facoltà di aderire, in piena libertà, a questa follia. Ognuno di noi può aderire a questa follia, o può rifiutare. Noi siamo qui perché abbiamo creduto, ma la fede nella risurrezione non è scontata! Nel Vangelo di questo giorno di Pasqua solo il discepolo amato «vide e credette». Pietro rimase in silenzio, Maddalena credeva che qualcuno avesse portato via il corpo di Gesù. Non è scontato credere, anche se sappiamo che, non credendo nella risurrezione, a nostra fede è vana! Non è scontato credere; credere nella risurrezione è un atto di conversione.
Non si tratta solo di sapere che Gesù è morto ed è stato risuscitato. Il nostro vivere da cristiani sia un con-morire e con-risorgere in Cristo Gesù, come ci ricorda la Parola di Dio, per mezzo dell'apostolo Paolo. Ma cosa vuol dire che, mentre siamo qui nell'avventura della nostra esistenza in questo mondo, possiamo con-morire e con-risorgere in Cristo? In cosa consiste questa conversione, che è l'esperienza della fede? In cosa consiste questo vivere da decentrati, fuori di noi?
Cercare le cose di lassù e non quelle della terra.
«Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra».
Il Cristo stesso, il vivente, ci parla oggi e ci indica la via: cercare le cose di lassù. Mettiamo in moto la nostra sete di verità, immaginiamoci in cammino, in ricerca. Il nostro cuore, la nostra anima, la nostra coscienza è sempre alla ricerca del senso da dare alla nostra vita, contrassegnata dalle polarità di gioie e dolori, separazioni e unioni, inimicizie e amicizie, salute e malattia, segnali di vita e segnali di morte, perdite e accoglienze. Quel "lassù" non è un luogo fisico, ma è un "cielo" simbolico, è l'immagine del cielo che vuole significare la vita divina, l'Amore che unisce in eterno il Padre col Figlio, che è stato donato una volta per tutte, nel cuore di ogni uomo, con la morte di Gesù in croce. Questa verità riusciamo ad accoglierla nella nostra coscienza quando, in silenzio, ci lasciamo conquistare dalla contemplazione di Gesù, che al momento di morire in croce (come ci ha detto il Vangelo di Giovanni, ascoltato il venerdì santo), consegnò lo spirito. Il dono dello Spirito Santo, che aveva guidato tutta la vita di Gesù, è consegnato al Padre e all'umanità intera nel giorno della consegna radicale del corpo crocifisso per la nostra salvezza, nel giorno dello spargimento del sangue di Gesù per la remissione dei peccati di tutta l'umanità, di tutti i tempi, di tutti i luoghi.
Tutto è già stato cristificato con il dono dello Spirito Santo.
Con la morte di Gesù in croce dovremmo dire che tutto è stato cristificato. Secondo il vangelo di Giovanni, nell'ora della sua morte, Gesù consegnò lo spirito. Il dono gratuito dell'amore del Padre, dono di misericordia senza limiti, ha già raggiunto il cuore di ogni essere umano, buono e malvagio. Ogni essere umano è segnato per sempre dalla sua dignità di figlio amato del Padre. Nel cuore di ogni essere umano c'è il sigillo dello Spirito Santo, siamo tutti peccatori già perdonati per il mistero della morte di croce di Gesù. La presenza viva dello Spirito Santo, la forza viva dell'amore divino che unisce eternamente il Padre e il Figlio, sta nella porta del cuore di ogni essere umano, in attesa fedele di essere scoperta così come si scopre l'acqua cristallina che sgorga dal fondo di un pozzo scavato in profondità. Il Cristo risorto, oggi ci dice, per mezzo dell'apostolo Paolo: «Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio!» La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio: parole profondissime per dirci che ciascuno di noi è già nel cuore della Santa Trinità, ciascuno di noi è figlio amato del Padre. Ogni persona, credente e non credente, giusta e ingiusta, vicina e lontana, sana e malata, è figlia amata perché Dio abita nel cuore di ogni essere umano, per il dono dello Spirito Santo donato gratuitamente nel giorno della salvezza di tutta l'umanità, nel giorno dell'offerta del Corpo e Sangue di Cristo. Per questo Gesù ci ha lasciato il memoriale di quell'offerta avvenuta una volta per tutte, nel sacramento dell'Eucarestia. C'è un mistero di "nascondimento", la nostra vita è nascosta in Dio, con Cristo. Tutto ciò che siamo, tutto ciò che viviamo, tutte le esperienze che facciamo, belle e brutte, tutto è nascosto in Dio, con Cristo. Ma cosa vuol rivelarci questo "nascondimento"? Vuol rivelarci la presenza paziente di Dio in noi, nel tempio del nostro corpo, nell'universo del nostro mondo interiore. Lo Spirito Santo, l'Amore divino, la gratuità dell'amore divino, l'immensità della misericordia del Padre, la carità che non esclude nessuno, la forza liberante del vero amore, abita in noi e attende pazientemente e fedelmente il nostro riconoscimento, la nostra scoperta.
Pasqua è conversione, passaggio dalla "libertà da" alla "libertà per"
Cos'è dunque la fede, di cui parla Pietro nella prima lettura? In cosa consiste la fede del discepolo amato, che vide il sepolcro vuoto e credette? Oggi, giorno di Pasqua, come ogni domenica, siamo invitati a riconoscere che la nostra esistenza è frutto di due libertà, frutto di due iniziative.
Da una parte c'è la nostra libertà, profondamente rispettata dal nostro Dio creatore, dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Dall'altra parte c'è la libertà di Dio che è una iniziativa puramente gratuita di amore, che si offre a ciascuno di noi, da sempre, dal giorno del nostro concepimento fino al momento dell'ultimo nostro respiro su questa terra, che ci ha accolti. Da una parte c'è la nostra iniziativa umana che possiamo definire "libertà da", una specie di autoaffermazione, di autorealizzazione. Da una parte c'è la pretesa di potercela fare da soli, con le nostre forze fisiche e con le nostre facoltà mentali, a determinare cosa vogliamo fare nella nostra vita e che senso darle, quale destino assegnarle. Questa pretesa di libertà incondizionata e di autonomia è profondamente radicata in noi soprattutto nel nostro tempo, e diventa una lotta di difesa del nostro io, di fronte a tutti gli altri, difesa dei nostri interessi, delle nostre cose, dei nostri progetti, delle nostre conquiste, della nostra salute, del nostro star bene. Questa "libertà da" in verità, se ci pensiamo, diventa un cercare sicurezze alle cose della terra, come ci dice il Cristo risorto, per mezzo dell'apostolo Paolo.
Invece oggi, a Pasqua, siamo invitati ad una conversione: lasciare da parte la "libertà da", per assumere la "libertà per", cioè riconoscere che il segreto della nostra felicità è affidare tutta la nostra vita al dono dello Spirito Santo che abita in noi, e attende la nostra scoperta, la nostra adesione. Viviamo allora la nostra esperienza di fede come un passaggio dalla "libertà da" alla "libertà per", consegniamo tutta la nostra libertà all'azione dello Spirito Santo in noi! Decentrializziamoci, uscendo dalla fiducia esclusiva in noi stessi, nelle nostre capacità, per affidarci all'azione dello Spirito Santo in noi, in modo che nulla di questa terra diventi un idolo a cui aggrappare la nostra speranza. Lo Spirito Santo è forza di vita, ha risuscitato il corpo di Gesù, la vita ha vinto la morte. Lo Spirito Santo è forza di riconciliazione e comunione, la grazia sovrabbonda sul peccato, la comunione prevale su ogni forma di divisione, causata dal nostro egoismo. Lo Spirito Santo è forza di trasformazione, di trasfigurazione e così, anche le situazioni più assurde e difficili della vita possono essere assunte con speranza, perché, se tutto è guidato dalla gratuità dell'amore di Dio (anche la croce che portiamo ogni giorno) diventa segno di salvezza, vita abitata di senso, col sapore di eternità.