Commento su Mt 9,15
«Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno»
Mt 9,15
Come vivere questa Parola?
La presenza di Gesù ci dona gioia e felicità, per cui - in quel momento - non è necessaria la pratica penitenziale del digiuno: il suo amore deve pervadere la nostra vita e darci entusiasmo per agire. Ciò non significa una spensieratezza sconsiderata, ma una serenità, perché Dio ci è vicino e ci ama e non ci abbandona alla tentazione di fare tutto da noi stessi.
Il digiuno per gli antichi era anche una pratica comunitaria: allora se lo sposo è presente (come dice Gesù) anche la comunità deve fare festa.
Per noi cristiani, la presenza sacramentale e reale di Gesù è nell'Eucarestia, per cui la nostra gioia non viene mai meno: ma essa è sempre unita all'impegno di testimoniare il nostro amore verso Dio e verso il prossimo.
O Signore, la tua presenza mi colma di gioia: rendimi segno del tuo amore in mezzo ai fratelli e sorelle
La voce Messaggio del Santo Padre Francesco per La Quaresima 2018
Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un'importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall'altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.
D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it