Commento su Lc 15, 32
"Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Lc 15, 32
Come vivere questa Parola?
Il finale di una delle più belle e sconcertanti parabole del Vangelo ci ripropone la fatica di essere buoni davvero!
Non è l'assunzione di comportamenti corretti e impeccabili che ci assicura di avere un cuore convertito. Il fratello maggiore della parabola era fedele, ubbidiente a suo padre, lavoratore indefesso, capace di rinunciare ai propri divertimenti in nome del dovere, ma era arido, geloso, calcolatore meschino di chi ha di più o di meno. Non riconosce l'abisso colmato dal fratello che dalla degenerazione aveva avuto la forza di tornare indietro e farsi accogliere, e sperimentare il perdono del padre. Per lui, essere a posto si limitava a non far arrabbiare il padre a non irritarlo. Non sa cosa voglia dire essere perdonato, non sa perdonare. Non conosce l'amore.
Signore, perdona tutte le nostre colpe, guarisci tutte le nostre infermità, salva dalla fossa la nostra vita, circondaci di bontà e misericordia.
La voce di un teologo
"Perdonare significa aprire la porta per liberare qualcuno e realizzare che eri tu il prigioniero."
Lewis B. Smedes
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it