Commento su Gv 20, 8
"Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette."
Gv 20, 8
Come vivere questa Parola?
La pasqua rimane l'apice della nostra esperienza cristiana. Il giorno più bello dell'anno. Il giorno in cui fare memoriale della resurrezione, cioè in cui vivere la Pasqua in modo attuale, sulla nostra pelle. La vita ha vinto la morte, che ha perso il suo pungiglione. La luce trionfa sulle tenebre, che dissipate non fanno più paura. Morte e tenebre non spariscono, ma tornano alla loro vocazione originale, si rimettono al servizio della vita e della luce, per esaltarle, renderle ancora più efficaci ed evidenti. Come la resurrezione, che interviene su un corpo morto ma non lo annulla, anzi rivitalizzandolo, lo porta a bellezza e splendore unici. E quel corpo diventa degno del cielo, dell'eternità.
È questo che desideriamo profondamente e che la Pasqua ci regala. A noi, al nostro corpo. E qui non si tratta di tecniche di accanimento per allungare la vita di un corpo rugoso e incerto, come gli elisir di giovinezza promettono, creando buffi mostri di botox o altro.
Giovanni correndo e arrivando al sepolcro, incontra immediatamente questo mistero. Le fasce così raccolte sono l'indizio che gli accende nel cuore e nella mente l'immagine di Gesù risorto. Come lo aveva visto nella trasfigurazione. Crede a quanto vede e comprende le parole dette allora da Gesù. La sua tristezza è spazzata via dalla visione del Messia Salvatore, che con il suo corpo ha redento l'umanità.
Signore, che la Pasqua con la sua vita inarrestabile entri nelle fibre del nostro corpo. Non sia solo un'idea, ma la forza vitale che dà anima alla nostra vita, alle nostre membra, alla nostra intelligenza, ai nostri sentimenti.
La voce di un testimone
"La tomba è vuota. Lui è di nuovo qui tra noi, e la sua resurrezione penetra dolcemente in ogni poro del mondo come messaggio di amore."
Fabrizio Caramagna
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it