Commento su Mt 18, 32-35
«Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Mt 18, 32-35
Come vivere questa Parola?
Non possiamo vivere in forma autentica il cammino quaresimale di conversione se non ci mettiamo decisamente dalla parte del perdono. La parabola evangelica raccontata oggi da Gesù, ha la forza di scuoterci profondamente dentro, quando pensiamo al forte contrasto esistente davanti al perdono che riceviamo gratuitamente e continuamente da Dio, e la durezza del cuore che riserbiamo invece al fratello, quando si tratta di accordargli il nostro perdono!
Nelle due parti della parabola ascoltiamo le stesse parole. Nella prima, il servo del padrone, al quale era stato condonato un debito stratosferico, supplicava: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". E il padrone ebbe compassione di quel servo.
Nella seconda parte, il servo perdonato sente le stesse parole sulla bocca di un suo compagno per un debito di pochi spiccioli: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma questa supplica, che lui stesso aveva fatto pochi istanti prima al padrone, ora non la sente più, non la vuole ascoltare: "Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione fino a che non avesse pagato il debito".
È un contrasto scandaloso, che ci urta profondamente e che suscita la nostra indignazione. Eppure, non si tratta forse anche di noi, dei sentimenti che anche noi proviamo talora nei confronti del nostro prossimo?
Lasciamoci dunque convertire dalla Parola di Gesù e impariamo dal suo cuore la misericordia. La prova che noi abbiamo conosciuto l'Amore di Dio sperimentando la sua misericordia, dovrebbe diventare la nostra gioia, quando, a nostra volta, sappiamo perdonare. È una gioia incontenibile che non viene da noi, ma dalla vita di Dio in noi. È un segno dell'Amore che un giorno abbiamo conosciuto, e forse è anche la cicatrice dei nostri peccati che, ormai perdonati, si fanno sorgente di perdono anche per gli altri.
Signore, nessuno sia escluso dal nostro amore quando l'Eucaristia, il sacramento dell'Amore, si rinnova in mezzo a noi, poiché incessantemente noi non viviamo che grazie alla tua misericordia.
La voce dell'Unico Maestro, Gesù
«Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono»
Mt 5, 23-24
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it