Omelia (29-03-2018)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commeto su Gv 19,38-42

Lectio

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

Giovanni riprende la tradizione dei Sinottici che attribuiscono a Giuseppe di Arimatea l'iniziativa della sepoltura di Gesù. Questo personaggio entra in scena solo nei racconti della passione. Marco e Luca lo presentano come un membro eminente del sinedrio, che attendeva il regno di Dio. Giovanni aggiunge una nota negativa, che era discepolo di Gesù ma di nascosto. Egli non risparmia quindi una critica ai numerosi Israeliti che pur credendo in Gesù non lo confessavano per paura di essere espulsi dalla sinagoga. Ora però Giuseppe di Arimatea esce allo scoperto: si impegna personalmente con Pilato di fronte ai suoi pari, i quali forse avrebbero proceduto a una sepoltura indegna di Gesù.


39Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe.

Anche Nicodemo che era andato da Gesù di notte, esce allo scoperto, anche se già non aveva avuto paura di parlare in pubblico a suo favore (Gv 7,50-52). Nicodemo porta profumi in quantità sovrabbondante per la sepoltura del Crocifisso.


40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura.

I due prendono il corpo di Gesù, o meglio lo accolgono, nella sua ultima umiliazione e si incaricano della sua sepoltura. Con la loro presenza Giovanni vuole mostrare che alcuni Giudei, anche tra i dirigenti hanno riconosciuto la dignità di Gesù. L'annuncio, che egli una volta elevato da terra avrebbe attirato tutti a sé comincia a compiersi con questi due giusti che non appartengono alla cerchia di coloro che si erano dichiarati per lui.

Il corpo di Gesù viene avvolto con teli, letteralmente viene legato, come lo fu Lazzaro. Anche Lazzaro si alzò dal suo sepolcro, ma altri lo dovettero slegare. Gesù invece si slegherà da solo.

Giovanni dà anche grande importanza agli aromi, granellini sminuzzati con cui si cospargevano nei lini che ricoprivano il cadavere. Tutto fu compiuto secondo le usanze dei Giudei, contrariamente a ciò che si sarebbe fatto per il cadavere di un condannato a morte. L'abbondanza degli aromi ci richiama alla ricchezza dei riti riservati alla morte di un re.


41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto.

La localizzazione della tomba è molto specificata, segno che l'evangelista si preoccupa chiaramente di garantirne l'identificazione. La sepoltura è situata vicino al luogo della crocifissione; questo dato si poteva dedurre anche nei Sinottici, ma solo Giovanni lo specifica con insistenza. Invece il giardino è un fatto nuovo. Poteva anche esserci un giardino ma per noi vale di più il carattere simbolico di questa novità. Può essere messo in relazione ai giardini in cui erano sepolti i re di Giuda. C'è anche il ricordo del giardino dell'Eden. Comunque il giardino suggerisce il tono di sereno riposo dopo la prova della passione e della morte.

Giovanni ricorda ancora che il sepolcro era nuovo, mai contaminato dalla presenza di un cadavere.


42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Giovanni ricorda che quel giorno era dedicato alla Preparazione dei Giudei, per la festa di Pasqua. Ecco il motivo del carattere frettoloso della sepoltura. Questo mette in evidenza ancora una volta la datazione pasquale della Passione di Gesù.