Omelia (15-04-2018)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su At 3,13-15.17-19; Sal 4; 1Gv 2,1-5; Lc 24,35-48

Questa domenica potremmo definirla la domenica dei "testimoni" del Testimone, poiché è la parola chiave delle letture: "...ma Dio lo ha risuscitato dai morti e di questo noi ne siamo testimoni" (1° lettura), "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. Cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni".

Chi è dunque il testimone?

Giusto per precisione, i filologi ci ricordano che il termine greco per dire testimone è "martys", che proviene dal sanscrito "smarati", ricordarsi - il testimone ricorda, è uno che ha visto, che ricorda e racconta, non per sentito dire, ma perché lui stesso ha visto, parlato, toccato "fisicamente" la realtà testimoniata. Vedere, ricordare e raccontare, sono i tre verbi che ne precisano la identità e ne configurano il comportamento (vedere, ricordare, raccontare in fin dei conti non sono poi gli stessi verbi cipiemmini vedere, giudicare agire?).

Essere testimoni, ma non testimoni di giustizia di italica memoria, smesso smemorati, ma testimoni che sanno mettersi in gioco con la Parola, le parole, i gesti, la testimonianza.

L'oggetto della testimonianza cristiana non è un oggetto, ma un soggetto: Cristo, uomo e Dio, uno e trino, figlio dell'Uomo e di Dio, di cui possiamo fare esperienza solo attraverso l'Amore, concreto, attraverso segni sensibili e reali verso altri soggetti, il nostro prossimo.

E questa testimonianza spetta soprattutto a noi laici, nei nostri contesti, prima di tutto quello della famiglia, poi tutti gli altri. Spetta ai laici annunciare il Vangelo "dappertutto". Ecco la "predica" che non tocca solo ai laici, ma che possono fare solo i laici.

La domanda che possiamo fare oggi potrebbe essere: "come è possibile essere testimoni oggi di un evento di circa 2000 anni fa?"

Semplicemente facendo accadere che l'evento di circa 200 anni fa, ossia che Cristo è risorto, continui ad accadere oggi, ogni giorno, dentro di noi, e che da dentro di noi lo portiamo fuori da noi verso il prossimo, senza farsi e fare sconti e scorciatoie di comodo.

Quindi in poche parole non si tratta di "che cosa" testimoniare, ma di "come" testimoniare con credibilità l'essere veri seguaci di quel Cristo morto, ma soprattutto "risorto" per la salvezza di ognuno di noi.


"Vana sarebbe la nostra fede se Cristo non fosse risorto".


Revisione di vita

- Io, come persona, so ogni giorno guardarmi e comprendere quanto di coerente ho in me come cristiano credente?

- Io, come coppia, famiglia, so essere esempio per l'altro condividendo il mio credo nella relazione e nell'amore sponsale?

- Io, come comunità, vivo il Cristo nato, vissuto, morto e risorto, come un mistero spirituale-emozionale o mi impegno a incarnarlo ogni giorno con gesti di attenzione, di impegno, di vera carità verso il prossimo?


Mariagrazia e Claudio Righi di Pisa.