Omelia (15-04-2018) |
diac. Vito Calella |
I corpi nell'unico "Corpo" del Cristo risorto Il Cristo risorto ci parla per mezzo del Vangelo di Luca e ci rivela la profondità del messaggio sui "corpi" che sono ora il suo unico corpo. Siamo invitati a custodire nella memoria ciò che avvenne ai discepoli di Emmaus in quel giorno di pasqua. I due discepoli riferirono al gruppo degli apostoli e dei discepoli «ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane». Stranamente non avevano riconosciuto Gesù nel suo corpo fisico, ma lo riconobbero nel suo corpo eucaristico, che si rende visibile anche a noi oggi nel pane spezzato, nell'Eucarestia, nel pane che mangiamo e nel vino che tutti dovremmo bere, nel corpo e nel sangue del Cristo donato per amore. Ma in quella sera dello stesso giorno di pasqua «Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse «Pace a voi». Apparve con il suo corpo vivente. Quello stesso corpo, che era stato deposto nella tomba, cadavere, come si fa con tutti i morti, era un corpo vivente! Lo stupore e lo spavento sono comprensibili e anche noi, se provassimo a metterci al posto dei discepoli, saremmo stati presi dalla stessa paura e dal credere di stare di fronte ad un fantasma. Quello fu un miracolo! Superava le leggi della determinazione di un oggetto nel limite del tempo e nello spazio! Come può un corpo apparire all'improvviso, dal nulla, libero di passare pareti e apparire quando e dove vuole, ed essere allo stesso tempo un corpo in carne ed ossa che mangia una porzione di pesce arrostito? La corporeità del risorto è vera, non è una illusione ottica! In quelle apparizioni di Gesù risorto in carne ed ossa si cela un mistero indescrivibile: la corporeità fisica, umana di Gesù, che si fece carne nel grembo di Maria, che si fece visibile in Gesù di Nazareth, fisicamente presente in quel tempo storico e in quello spazio di terra e di popolo, è per sempre Dio. Il Padre è per sempre segnato dall'umanità vivificata del Figlio, trasfigurata dalla forza del suo stesso amore, dalla forza vivificante dello Spirito Santo. Il corpo vivificato del risorto ci rimanda al corpo incorrotto di Maria, assunto in cielo e ci fa capire che questo mistero riguarda anche il nostro destino finale: la risurrezione dei nostri corpi. Per la vita di ogni giorno quel che vale è coltivare uno sguardo positivo e di stupore per il nostro corpo. Dallo sguardo interiore della nostra anima, abbandonata nella misericordia del Padre, per mezzo del Figlio amato, Gesù nostro fratello, che ci dona il suo Spirito, lo Spirito di vita e di pace, il nostro corpo, con suoi occhi, con il suo toccare, con le sue mani, con i suoi piedi, può diventare irradiante l'amore divino, corpo luminoso contagiante pace e rispetto, gioia e speranza, rivelante il dono della liberazione dai nostri peccati, la nostra salvezza, la comunione. Ma tutto dipende dallo sguardo della nostra anima! Ci vuole una adesione confidente, ci vuole una conversione. Convertirsi, cambiare vita, come ci invita la Parola di Dio, è una questione di sguardo della nostra anima: non più rivolta al nostro io e alle sicurezze degli idoli, che ci siamo fatti con le cose o persone di questo mondo, quelle che ci danno sicurezza, a cui confidiamo tutte le nostre energie. Convertirsi è la scelta libera del nostro cuore alla ridondanza del dono di gratuità che ci rivela il corpo di Cristo crocifisso. Ecco allora un altro corpo, che si rivela in quel corpo apparso ai discepoli: è il corpo del crocifisso! È il corpo segnato per sempre dalla croce, i cui piedi e le mani sono segnati dalle ferite dei chiodi. Il miracolo delle apparizioni del Cristo risorto nella sua vera corporeità fu un dono esclusivo riservato solo per pochi. Ma il nostro sguardo di cristiani convertiti, che hanno rischiato di consegnarsi a Dio e non più al proprio egoismo, è uno sguardo fisso, oggi e sempre, al corpo del crocifisso. Non è a caso che ogni chiesa, ogni altare rechi l'immagine di un crocifisso. Non è a caso che ogni cristiano dovrebbe essere orgoglioso di portare un crocifisso appeso al collo. La Parola di Gesù risorto oggi ci invita a sostare davanti al corpo del crocifisso e pregare con riverenza e stupore: «Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe nascondimi. Non permettere che io mi separi da te.» E da questa preghiera di contemplazione del crocifisso, e al tempo stesso dell'Eucarestia ci rendiamo conto che oggi Cristo non ha le sue mani che si vedono, ha soltanto le nostre mani, per fare le sue opere di misericordia. Cristo non ha i suoi piedi che si vedono, ha soltanto i nostri piedi per andare ad annunciare il Vangelo a tutti. Cristo non ha la sua bocca che si vede, ha soltanto la nostra bocca per proclamare le sue parole di pace, di salvezza per tutti. Cristo non ha il suo corpo glorioso che si vede, ha soltanto il nostro corpo per toccare, condividere, consolare, sanare, camminare insieme, liberare, stare con chi soffre il martirio del proprio corpo. Il nostro andare con il nostro corpo luminoso diventa un andare misterioso, ma vero, verso un altro corpo, il corpo di Cristo, la carne di Cristo, presente nei poveri del mondo, nei servi sofferenti di casa nostra, in quei corpi poco poetici, ma drammaticamente sofferenti, corpi di Cristo. Ecco dunque la rivelazione dei nostri corpi, testimoni del Risorto per le strade del mondo, testimoni del Risorto negli ambienti esistenziali della nostra vita quotidiana, in famiglia, a scuola, al lavoro, al campo sportivo, in un sentiero di montagna, sempre e dovunque, corpi testimoni, corpi irradianti l'amore di Dio in noi veramente perfetto, perché abbiamo osservato questa Parola di Dio, che oggi ci rivela il mistero dei corpi nell'unico corpo: il Corpo di Cristo risorto. Non siamo soli, non siamo testimoni isolati, non siamo una somma di corpi irradianti la pace e la vita dello Spirito Santo, ospite del nostro corpo! Siamo Corpo di Cristo, siamo in comunione, siamo comunione, siamo membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Certo, il nostro corpo non sempre riesce ad essere così luminoso e coerente. Il maligno dei nostri istinti egoistici, il maligno delle forze negative del mondo, risultanti dalle conseguenze dei peccati di tutta l'umanità, il maligno della nostra libertà malata di autonomia assoluta, illusione di libertà da tutto e da tutti, che fa dello sguardo della nostra anima uno sguardo ristretto, uno sguardo di dominio delle cose, uno sguardo di uso delle cose e delle persone solo per la nostra utilità, spegne la luminosità del nostro corpo, perché fatichiamo a osservare i comandamenti del Signore risorto e la verità dell'amore è soffocata, non predomina più in noi. Ma siamo corpo di Cristo! La comunione dei santi ci salva. Nella nostra fragilità e difficoltà di essere irradianti e testimoni dell'amore di Dio, siamo sorretti e rialzati dalla consapevolezza che non siamo membra isolate del Corpo di Cristo, che è la Chiesa. Siamo in comunione. E allora, contemplando il corpo crocifisso, accogliendo in noi il corpo di Cristo nel Pane di vita, ciascuno di noi può completare la sua preghiera dicendo: «Dal nemico maligno difendimi. Nell'ora della mia morte, chiamami. E comandami di venire a te a lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen» |