Stai bene? Mangi abbastanza
Gesù sale su un monte, luogo per antonomasia delle manifestazioni divine.
Una folla lo accompagna attratta dai suoi grandi segni.
Si pone a sedere con i discepoli attorno, a creare un contesto di catechesi. Il miracolo sarà dunque l'occasione di un importante insegnamento.
Sottolineiamo solo due elementi del brano utili alla riflessione.
1. La domanda di Gesù a Filippo («Dove potremo comperare il pane...?»)
Prepara il miracolo e pone anche il tema: da dove e da chi può venire il nutrimento che sfama davvero le attese della gente e che risponde alla loro domanda di vita?
Il discepolo è messo volutamente alla prova dal Maestro.
Ha chiaro dove sta la sorgente della Vita e di tutto ciò che sfama il bisogno dell'uomo?
Lo sconcerto di Filippo e la sua valutazione di carattere meramente economico rivelano il suo sguardo tutto «mondano» e rivolto esclusivamente al materiale.
Così anche Andrea che si limita a recuperare giusto un po' di pane e un po' di pesce.
Il tema della «vera fame» della gente non sembra toccarli. Sono in grado di coglierlo? Come potranno risolverlo?
Solo Gesù appare come colui che «sa» la fame della gente e come corrispondervi.
2. Il racconto del miracolo è essenziale e sobrio
Gesù non dice una parola che lasci presagire il prodigio.
I suo gesti sono come quelli abitudinari di un padre di famiglia che distribuisce il cibo ai figli. Anche la raccolta finale dei pezzi avanzati richiama l'abitudine ebraica di fine pasto.
L'immagine è delicata e molto bella nella sua semplicità.
Si avverte che anche dietro la ferialità spoglia del nutrire e nutrirsi fa capolino qualcosa di più grande.
Prende il pane, ringrazia e distribuisce in prima persona senza coinvolgere i discepoli.
Il pane non è nel potere dell'uomo, il dono del cibo viene da Gesù stesso e da Gesù solo.
Stai bene? Mangi abbastanza
La domanda è di quelle classiche da mamma (ancor più da nonna...) al piccolo o piccola lontani da casa.
Quando portavo i ragazzi dell'oratorio in vacanza, era la domanda immancabile che tutti i giorni si sentivano fare al telefono quando da casa chiamavano per avere notizie: «Mangi abbastanza?».
Per il resto, tutto il resto, c'è tempo. Prima di tutto i fondamentali da verificare. E se uno non mangia, si sa...
Che poi - è vero - in fondo la domanda era il pretesto per intuire dalla voce del figlio se fosse felice o meno.
La vera questione, ovviamente, era l'animo. Ma curioso che si partisse comunque dalla pancia.
Il cibo è una cura. Mangiare bene, mangiare sano soprattutto, è da solo una terapia. Nutrire e nutrirsi è un modo reale, primordiale, nobilissimo di dedicarsi all'altro e a se stessi.
Questione decisiva nel suo essere un problema quotidiano.
Per qualcuno, quello di non sapere cosa mangiare per l'imbarazzo della scelta, per altri, quello di non sapere cosa mangiare per mancanza di materia prima.
L'alimentarsi è un fatto di vita e di morte.
Per questo anche una «questione di senso»: cosa fa vivere? Per cosa si vive? Cosa davvero ci nutre? Dove si prende il pane migliore? Per quale nutrimento vale la pena faticare? Di cosa ho davvero fame?
Sono domande che è immediato portare a una profondità maggiore: cosa è la "salute", o meglio, dove sta e in cosa consiste la «salvezza»?
Per chi poi ha responsabilità di altri, più piccoli o più deboli, può diventare una domanda drammatica, quando pane non ce n'è o quando non si sa quale sia "il pane giusto" da dare.
Il miracolo di Gesù avviene sotto le sembianze del gesto feriale di un padre - una madre - che spezza il pane per i figli. Un uomo qualsiasi, azioni consuete nella loro semplicità. Bellissimo.
C'è Lui presente e vivo accanto a noi nell'occuparci del quotidiano nutrimento altrui e nostro. Vuol dire che quel darci da fare per la fame ha uno spessore divino che, per quanto misterioso, è reale.
La sua vicinanza riscatta la banalità del gesto, rende meno drammatiche le preoccupazioni, sostiene nelle responsabilità.
Ma soprattuto invita ad ascoltare ogni giorno la chiamata a cercare il «vero cibo» da prendere e da offrire.
Preparare una pasta e chiedersi come accompagnare a una vita piena i propri figli.
Farsi un risotto e ascoltare la presenza del Risorto che invita a cercare dove sta la vera gioia.
«Io sono con voi, tutti i giorni». Anche in cucina e a tavola, sì.