Omelia (22-04-2018) |
diac. Vito Calella |
Il Pastore, quello bello e la bellezza della gratuità come dono divino «Io sono il pastore, quello bello».Guidati dallo Spirito del Cristo risuscitato accogliamo e custodiamo nel cuore e nella mente la rivelazione della sua bellezza, che risplende nel suo corpo vivente e glorificato, ma si contempla nella "bellezza" del suo corpo crocifisso. Fu nell'ora della sua morte di croce che si consumò una volta per tutte il suo "offrire la vita", ripetuto ben cinque volte nelle parole del Risorto, donate a noi oggi dal Vangelo di Giovanni. Paradossalmente, là dove non c'è nessuna apparenza di attrazione, di fronte al supplizio della croce, lo sguardo profondo della nostra fede, abbagliato e consegnato dalla luce del Risorto, contempla la bellezza del dono di sé per ognuno di noi, per tutta l'umanità, per tutta la creazione. Dire di Gesù Cristo che è il «Pastore» è un modo di sentirsi custoditi, accompagnati, guidati da una presenza sicura, che incoraggia il nostro cuore e il nostro andare, noi che spesso siamo come pecore disperse e separate dal gregge, e dice: «Ci sono! Non temere». Il nostro sguardo verso di Lui, il Pastore, quello bello, non è scontato una volta per tutte. Il più delle volte il nostro sguardo non riesce a coglierne la sua Presenza, perché siamo troppo di corsa, non preghiamo nel silenzio, soffochiamo la presenza del suo Spirito in noi. Allora ci disperdiamo, ci separiamo dagli altri. Senza volerlo ci lasciamo guidare dal mercenario, che potrebbe significare oggi la mentalità della logica dello scambio di mercato, cioè la legge dell'interesse, la legge delle relazioni dell' io do se tu mi dai, di cui sono imbevute tantissime nostre relazioni. Ma quando appaiono i lupi, quando predomina la legge del più forte sul più debole, in queste relazioni di scambio, fatte solo di uso e consumo di cose e persone, ci ritroviamo separati e dispersi, e la logica del do se tu mi dai svanisce nel nulla, si rivela come realmente è: pura illusione di sicurezza. Ma Lui, il Risorto, il Pastore, quello bello, lui c'è, è «l'Io sono», è presenza con la bellezza della gratuità, la bellezza del suo essere dono, la bellezza rivelata quando «offrì la sua vita» una volta per tutte. Questa bellezza di gratuità oggi la riceviamo in dono, quasi come se fosse la contemplazione della sua verità e profondità. La riceviamo in dono per diventare noi, una volta ricevuta, offerta di vita per gli altri, con le stesse caratteristiche di questo immenso dono. La bellezza della gratuità, come dono divino, si rivela come vita posta per noi: «Io sono il Pastore, quello bello. Il Pastore, quello bello, pone la vita per le pecore». La gratuità dell'amore divino, il soffio vitale dello Spirito Santo, è posto per noi, è dato per noi, per tutti, senza attendere il nostro riconoscimento, senza pretendere nulla da noi, è dono offerto al nostro cuore, anche quando siamo dispersi e separati da lui. Fin dal primo inizio della nostra vita in questo mondo, è posto nel profondo della nostra anima la vera forza della vita, la vita divina in noi. Quando è arrivato il giorno in cui abbiamo scoperto questa dono gratuito della Grazia in noi, tutto cambia. Sentiamo che la nostra vita e il suo destino non dipendono unicamente dalla nostra iniziativa umana, dalla nostra libertà incondizionata, ma dipendono dall'adesione che noi facciamo, libera, a questo dono. E celebriamo questa scoperta con il nostro battesimo e cresima. Diventiamo annunciatori gioiosi di questa scoperta per coloro che ancora vivono dispersi e separati, nelle strade del mondo, affidati agli interessi dei mercenari di turno e ed esposti ai lupi feroci delle forze dell'egoismo umano. La bellezza della gratuità, come dono divino si rivela come proposta di amicizia con il proprio Cristo risorto: «Io sono il Pastore, quello bello. Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre». La presenza dello Spirito Santo in noi ci fa vivere l'avventura di conoscere e amare Gesù e comincia una storia di relazione personale con il Risorto che non avrà mai fine. Passo dopo passo, nel cammino della nostra vita, staremo con Gesù così come Gesù stette con il Padre, in ogni istante della sua esistenza. Celebriamo questa amicizia con il Cristo risorto attraverso l'Eucarestia che ci fa stare in comunione con lui e allora la nostra risposta a questa inesauribile amicizia diventerà sempre più la missione di far conoscere e amare Gesù a chi ancora non lo ha trovato come amico. La bellezza della gratuità, come dono divino, si rivela come dono della voce che ci fa essere un solo gregge: «Io ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore». L'avventura di voler far conoscere e amare Gesù ci fa scoprire il dono della Sua Parola di vita. La bellezza della gratuità, come dono divino, la contempliamo nella voce del Pastore, che noi impariamo a riconoscere tra le mille altre parole del mondo, la voce della parola di Dio proclamata, ascoltata, pregata diventerà poi, come risposta a questo dono, l'imprestare la nostra stessa voce perché la parole del Pastore possano giungere a tutti e unificarci tutti in un solo gregge e un solo pastore: la comunità, il corpo di Cristo. La bellezza della gratuità, come dono divino, si rivela come dono della vita dopo la morte: «Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e di riprenderla di nuovo». Nel destino di Gesù morto, (che ha offerto la sua vita), e risorto, (che si è ripreso la vita), c'è anche il nostro destino, il destino di una ripresa della nostra vita dopo la nostra morte: è il dono della vita eterna. Con questa nostra fede nella risurrezione camminiamo con speranza e con gioia, seguendo Gesù, nostro Signore, il Pastore, quello bello. |