Se vuoi diventare amico di Dio
"Amarsi un po'", diceva il ritornello di una famosa canzone di Lucio Battisti nel suggerire di addentrarsi in una relazione di amore senza paura, avendo solo il coraggio di cominciare. Ma quella stessa canzone precisava che per viverla bisogna poi saper affrontare ostacoli e lacrime. In questi ultimi mesi ho ricevuto in vari colloqui le confidenze di tanti amori infranti. E' sempre doloroso ricevere il dolore di chi si è sentito tradito nell'affetto umano. Tuttavia, a motori emotivi spenti, viene da osservare un minimo comune denominatore in queste vicende, almeno dalla mia personale esperienza. Uno dei 2 partner (o anche entrambi), ad un certo punto, per rompere la relazione, si aggrappa a una serie di pseudo-giustificazioni che mal celano un'assenza di volontà nell'affrontare le normali sfide dell'amore, come la diversità femminile/maschile, il farsi carico di un "difetto di fabbricazione o di storia" del partner, il superare una tentazione, l'accettare il lento ma inesorabile decadimento fisico del proprio/a sposo/a, oppure un imprevisto evento che cambia l'equilibrio della vita di coppia come può essere una perdurante malattia, ecc. ecc.
"Amarsi un po''" in fondo non è solo più facile, è "magico". E' quella spinta carica di sogni che chiamiamo "innamorarsi" dell'altro/a. "Però, però volersi bene no, è più difficile...è come volare", diceva sempre la canzone richiamata. Forse per questo oggi tanti scelgono la via dell'amore liquido, per usare una espressione del grande Z. Bauman, quando addirittura non giungono a scegliere di non innamorarsi, cosa veramente patologica dei nostri giorni. La paura di affrontare la vita umana per quello che è, fragile e insicura, la paura di dover soffrire per o a causa di chi si ama, la paura di invecchiare, la paura che l'impegno per l'amato/a sottragga qualcosa di importante alla propria persona e così via: allora meglio "amarsi solo un po'", magari iniziando più volte nuove relazioni, sempre alla ricerca di qualcosa di più "emozionante". Come non riconoscere lo scenario generale dell'amore umano di oggi?
"Amarsi sempre, fino alla fine, fino a dare la propria vita", è invece il ritornello del nostro Maestro nel comandamento che ci consegna (Gv 15,9.12.17; 1Gv 4,7). Non è un consiglio, è un comandamento per chi vuole essere suo discepolo, per chi ama la vita e non vuol concludere la propria esistenza in un esito egoistico. In ogni tipo di amore: quello di coppia, quello amicale, quello tra genitore e figlio. Gesù non ci inganna. Gesù ci rivela che l'amore viene da Dio, che Lui stesso è il volto visibile di quell'amore; Gesù è la spiegazione, è la prova vivente che l'amore esiste con un nome preciso ed è più forte della barriera della morte. Per questo ci dice che nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15,13). L'amore di Gesù ha questa dismisura: ce lo ha dimostrato! Si dilata fuori del tempo e dello spazio perché eterno. Certo, la sua traiettoria qui sulla terra è sofferta, lo fu per Lui e lo sarà anche per chi lo segue, ma la posta in gioco è troppo importante per cercare di evitarla. Voi siete miei amici se fate ciò che vi comando (Gv 15,14). Quale ricchezza può esserci per l'uomo più bella di quella di diventare amico di Dio? Gesù ci ha rivelato tutto, ci ha fatto entrare nel mistero di Dio, ci tiene così tanto a noi da chiamarci già amici! (Gv 15,15).
Ma amici veri (o sposi veri) lo sappiamo, si diventa. E' necessario attraversare il tempo e le prove che ci troviamo dentro. Quale gioia però scoprire, poco a poco, che l'amore ci fa superare ogni prova, ci mette le ali ai piedi, ci fa trovare dentro noi stessi l'Amico dell'uomo! (Gv 15,11) Nella mia parrocchia c'è un uomo che ha perso sua moglie un paio di anni fa. Hanno formato la loro famiglia, hanno camminato insieme per più di 50 anni, poi è arrivato il momento della morte che li ha separati. Anche se c'è il dono della fede, è stato un momento molto doloroso. E lo è tanto più, quanto più in vita ci si è amati. Una settimana dopo la morte di sua moglie mi sono recato a casa sua. Da come mi ha accolto, ho compreso subito che la mia visita era particolarmente gradita. Ci siamo seduti su un divano a parlare. Inevitabilmente siamo giunti a parlare di lei, di come negli ultimi anni non riuscivano a fare più a meno l'una dell'altro. Poi, dopo un prolungato silenzio, quell'uomo, fissando una foto di sua moglie davanti a noi, mi ha detto: "d. Giacomo, io non riesco a spiegarmi. Sono passati tantissimi anni, ora lei non c'è più. Ma io sento di amarla ora ancora più di prima, mi crede? Più di quando mi innamorai di lei, più di tutto il tempo che abbiamo vissuto insieme, mi crede?..." Come si poteva non credergli? Aveva il volto illuminato da quella luce che non tradisce, perché accompagna sempre la verità. E, con la sua parola, confermava quanto Gesù ci ha insegnato sull'amore.
Davanti a questo vangelo chiedo a Dio, con voi, la grazia di camminare nel suo amore per tutto il tempo che è stato stabilito per me. Per tutti noi che vogliamo fidarci di Gesù, risuona oggi il comando di amarci gli uni gli altri, l'unica realtà gradita a Dio che ci fa diventare suoi amici. Non cerchiamo alibi. Se Lui ce lo comanda, vuol dire che non è impossibile.