Omelia (13-05-2018) |
mons. Roberto Brunelli |
Diffusi ovunque ma non dispersi Si legge nel vangelo (Giovanni 20,17) che la prima persona a vedere Gesù risorto, la mattina di Pasqua, è stata Maria Maddalena, alla quale ha detto: "Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre". Se ne deduce che è salito subito dopo, e da presso il Padre è poi ‘sceso' tante volte per farsi vedere e toccare dai suoi amici. Quaranta giorni dopo, però, ha messo fine alle sue apparizioni, e perché gli apostoli capissero che quella era l'ultima si è ‘fatto vedere' mentre saliva al cielo. E' questo l'evento che si celebra oggi, solennità dell'Ascensione. La liturgia ne dà due versioni, ciascuna arricchita da distinti particolari. Tra gli altri, nella prima lettura (Atti degli Apostoli 1,1-11) si preannuncia la Pentecoste ("Riceverete la forza dallo Spirito Santo"), mentre il vangelo (Marco 16,15-20) preannuncia segni sorprendenti. "Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura; chi crederà e sarà battezzato sarà salvo. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Sono espressioni da non prendere alla lettera: il loro significato va ricercato sul piano della fede; nelle forme colorite del linguaggio orientale, vogliono dire che la fede consente di superare le tentazioni al male, rende immuni dai pericoli che insidiano la vita spirituale, mette in grado di compiere il bene, come lodare Dio finalmente nel modo giusto ("parleranno lingue nuove") e pregare per gli altri (i malati, per esempio) con speranza di essere esauditi. Sempre Marco aggiunge che Gesù, dopo aver parlato agli apostoli, fu elevato in cielo "e sedette alla destra di Dio": è il modo per dire che il Padre ha gradito l'opera compiuta dal Figlio in terra, e per questo lo accoglie presso di sé, assegnandogli il posto d'onore. Da qui le più frequenti raffigurazioni della Trinità, con il Figlio assiso alla destra del Padre, e tra loro il simbolo dello Spirito Santo, cioè l'Amore che li lega. Altro particolare del vangelo di Marco, la dichiarazione esplicita che gli apostoli eseguirono il mandato: "Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro". L'ascensione segna una svolta nel percorso della redenzione, che da Gerusalemme dove si è compiuta si dilata in dimensione universale; il gruppo sino allora compatto si scioglie: mentre il Redentore ‘parte' verso il cielo, gli apostoli partono ciascuno in una direzione diversa. Una tradizione non verificabile dice quale sarebbe stata la meta di ciascuno: per Matteo l'Etiopia, per Tommaso l'India e così via; ma il pensiero va piuttosto all'apostolo su cui siamo informati con sicurezza e con ricchezza di particolari, Paolo, l'infaticabile viaggiatore che portò il vangelo nell'attuale Turchia, in Grecia e a Roma. E dopo di lui si pensa all'innumerevole schiera di missionari che da venti secoli, si sa con quanto eroismo non di rado espresso dal martirio, continuano l'opera degli apostoli, per rendere partecipe il maggior numero possibile di persone dei benefici derivanti da quello che Gesù ha detto e realizzato. Appare prodigioso, il fatto che da undici uomini si sia potuto sviluppare un organismo in cui si sono ritrovati e si ritrovano milioni e milioni di credenti. Umanamente impossibile, la spiegazione va cercata altrove. Ne sono indizio le parole riportate: "Il Signore agiva insieme con loro". Il gruppo costituito da Gesù con gli apostoli, all'Ascensione si è sciolto: gli apostoli, i loro successori e tutti i seguaci si sono diffusi nel mondo intero; ma non si sono dispersi: li mantengono uniti la fede e l'amore, insieme con la speranza. La speranza, in particolare, di ricomporsi in unità, al cospetto di Colui che tutti ci ha preceduto presso il Padre suo e Padre nostro. |