Omelia (13-05-2018)
don Luciano Cantini
Liberare per liberarsi

Gesù apparve agli Undici

Il testo di oggi fa parte di una aggiunta al vangelo di Marco che la comunità cristiana ha fatto intorno al secondo secolo [ritenuta canonica da sempre]. Lo scritto marciano termina con la scoperta del sepolcro vuoto di Gesù da parte delle donne che scappano spaventate e incredule; l'aggiunta finale riporta l'incredulità dei discepoli nonostante due apparizioni del Risorto a Maria Maddalena e a due discepoli in cammino (vv. 9-13), poi Gesù appare anche agli undici mentre erano a tavola e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto (v 14).

Dovremmo domandarci perché la comunità che è cresciuta intorno al vangelo di Marco ha ritenuto necessaria questa aggiunta che è sicuramente espressione dell'esperienza di fede. Quale consapevolezza aveva raggiunto quella comunità cristiana tanto da trasmetterla fino ai nostri giorni?

Il primo dato che emerge dai versetti che precedono il nostro testo è sicuramente la fatica del credere, l'incredulità difronte al Risorto, la durezza di cuore, l'incapacità a andare oltre le certezze acquisite, di superare i limiti dell'umano, liberarsi per raggiungere una visione altra della vita.

Nel momento in cui l'eternità tocca il tempo, l'infinito sfiora i limiti del nostro spazio, quando il divino si manifesta nell'umano, la vita supera la morte, c'è da rimanere sbigottiti, scardinati nelle certezze che i limiti di spazio e di tempo ci offrono. La nostra esperienza legata alle cose, alle relazioni, alle preoccupazioni di questo mondo finisce per indurire il cuore, privarlo della sua libertà, della capacità di andare oltre.

La necessità che la prima comunità cristiana ha percepito come comando del Signore per "liberarsi" è quello di "andare" per liberare.


Andate in tutto il mondo

La comunità marciana che in gran parte si è lasciata ispirare dagli scritti di Luca, nel testo della "missione universale" si avvicina discostandone dal testo parallelo di Matteo (28,19). Il comando andate è il medesimo, poi afferma in tutto il mondo (eis ton kosmon apanta) - mentre in Matteo si dice tutte le nazioni (panta ta ethnê) - e proclamate il Vangelo (kêryssô) - che è assai diverso dall'ammaestrate (matheteuô) - per arrivare a ogni creatura.

La Comunità cristiana vive della Missione che è la risposta necessaria all'incontro con il Signore che per primo si è mosso ed è andato incontro all'uomo; è continuazione della sua opera.

«Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze» (Evangelii gaudium, 49).

In un mondo globalizzato siamo chiamati a convivere con altri, che non hanno la nostra stessa fede o che non riconoscono neppure una dimensione spirituale dell'uomo. Significa confrontarsi con una realtà diventata post-cristiana in cui molteplici sono le ideologie, le etiche, i punti di riferimento. Non si tratta di inventare strategie e azioni "missionarie", piuttosto di rivoluzionare le relazioni, rigenerarle perché non si inaridiscano ma abbiano un respiro davvero universale tale da raggiungere ogni creatura.


Questi saranno i segni

L'incredulità raccontata nei versetti precedenti, il rimprovero e la durezza del cuore testimoniano la consapevolezza della inadeguatezza umana della Comunità cristiana che, obbediente al comando di "andare" e "annunciare", scopre la potenza dell'azione di Dio. Al di là del linguaggio con cui è espressa scopriamo come il vangelo sia efficace contro il male che affligge l'umanità (scacceranno demòni), la testimonianza è capace di superare le incomprensioni (parleranno lingue nuove), ma anche di relazionarsi con la diversità (prenderanno in mano serpenti) senza essere travolti dal pensiero mondano (se berranno qualche veleno, non recherà loro danno), anzi è capace di sanarne le contraddizioni e le ferite (imporranno le mani ai malati e questi guariranno).


Il Signore agiva

L'esperienza della comunità cristiana che trasuda dalle parole che ci ha tramandato sta proprio nella consapevolezza che il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Il Signore è sentito presente nella comunità nonostante si dica della sua assenza (fu elevato in cielo) e che siede alla destra di Dio. I limiti umani ci sono e sono pesanti, la comunità cristiana ne è consapevole ma non si chiude, prende coraggio, non aspetta la perfezione, di essere degna, si butta nella avventura con il mondo, allora può scoprire di non essere stata lasciata sola.