Omelia (25-12-2002)
Paolo Curtaz
Avvolti dalla luce

Natale, giorno benedetto! Alla fine del nostro itinerario di avvento, pronti o non pronti, accade.

Dio, di nuovo, scommette sull'uomo. Dio, ancora, chiede ospitalità. Dio, l'inaudito, è qui. E' nato amici! E' qui, oggi come allora, nel cuore di chi sa ancora stupirsi, il Signore viene! Ma attenti al "natalismo". Così ho ribattezzato questa sindrome da "buonismo natalizio": è un atteggiamento che, ben più semplice della conversione, si accontenta di prendere a proprio uso e consumo la patina sentimentale che aleggia intorno alla culla e al bambino piccino e ai pastori eccetera eccetera.

E' un rischio ultradiffuso, che riempie le nostre chiese una volta all'anno ma che poche volte sfocia in un atteggiamento di fede. Pochi buoni sentimenti, in questa notte, ma molto coraggio a lasciarsi provocare. Questo bambino, così innocuo, suscita paura, stupore, come quando ci avviciniamo a qualcosa di grande, di sconosciuto.

Chi lo avrebbe mai detto? Che il Dio cercato dall'uomo da sempre, la Risposta a tutte le nostre più profonde ed autentiche domande, il Creatore amato e temuto, intuito e adorato, avesse il volto e il sorriso di un neonato? Quanto di più disarmante, stupefacente, tenero, indifeso potete trovare dello sguardo di un bambino? Questo è il nostro Dio. A te fratello dilaniato dal dolore e dalla solitudine, che mi chiedi se Dio conosce le tue notti insonni, ti mostro questo bambino.

Cosa doveva fare di più, Dio, per dimostrare che ci amava? Quale gesto più sconvolgente di questa debolezza voluta, consegnata, questa fiducia inaudita che Dio ha nell'uomo? Se il nostro cuore riesce ad aprirsi a queste inaudite altezze, credetemi, si ritrova come i pastori: avvolto dalla luce. Avvolto dalla luce, abitato dalla luce, illuminato dentro. Non siamo più noi a cercare, non dobbiamo più sforzarci, è lui che ci avvolge, è lui che ci cerca.

La gioia, grande, per noi e per tutto il mondo è questo Dio che si fa presente, accanto a ciascuno di noi. Questo Dio che ancora sceglie di compromettersi, di amarmi, di accogliermi, di avvolgermi. Eppure, mi direte, non me ne accorgo. Vero: come la stragrande maggioranza degli abitanti di Betlemme, brava gente, magari "di chiesa", che dormirono ronfando sonoramente quella notte, mentre Dio trovava ospitalità in una vecchia stalla. Come Erode e i sacerdoti del tempio che, conoscendo le Scritture (terribile!) sapevano a memoria che a Betlemme sarebbe nato il Messia; e non si mossero di un millimetro.

Natale è dramma, per ogni uomo di ogni tempo: il dramma della scelta fra tenebre e luce, fra Dio e il Nulla, fra lo stupirsi e l'adeguarsi. L'unico dramma della nostra vita, amici, è che Dio non ci trovi presenti, quando verrà, è che non riesca a nascere nel profondo del nostro cuore. Natale diventerà allora una memoria, una festa di buoni sentimenti. E basta. E' Natale, che ci crediamo o no, Dio non chiede permesso per esistere, per nascere, per venire, per amarci.

Buon Natale, allora, nella meraviglia di questo amore senza condizioni, di questo dono totale che Dio fa di noi, e che ci avvolge di stupore. Buon Natale, soprattutto a chi, come i pastori di Betlemme, si sentono un po' sconfitti dalla vita: a chi è in carcere, a chi è in ospedale, a chi ha perso fiducia, a chi ha preso solo porte in faccia, a chi è messo sempre da parte. Per voi, per noi, è nato il salvatore. Buon Natale, amici. Buon Natale a chi si è preparato e a chi proprio non gliene importa nulla, a chi ha il cuore colmo e chi ce l'ha arido come la sabbia, a chi se l'aspettava e a chi non ci crede.

Buon Natale a Guido, in carcere che piange per la nostalgia, a Umberto a cui nessuno farà gli auguri, a nonna Anna che andrà a dormire alle nove. Buon Natale a Gianni e ai tanti amici che leggono queste parole via Internet, a Cella e alla sua voglia di vivere.

Buon natale a Marina e Ivo e a Samuela e a tutti quelli che trasformano la loro casa in Betlemme accogliendo un bambino e i casini annessi. Buon Natale ai miei cari parrocchiani, a chi si sente delle nostre parrocchie anche se abita in fumose e inquinate città.

Buon Natale ai poveri poveri, agli ultimi ultimi, agli sconfitti. Per loro, per noi, è nato un Salvatore: Dio ci abita. Smettiamola di maledire Dio per la sua assenza: egli è qui, consegnato alla nostra indifferenza!