Omelia (13-05-2018) |
dom Luigi Gioia |
Sottratto ai nostri occhi Nel celebrare la solennità dell'Ascensione non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di una metafora. Quando il Vangelo afferma che mentre lo guardavano, fu elevato in alto e dopo che la nube passò, fu sottratto ai loro occhi (At 1,9), non vuol dire che Gesù sia effettivamente volato sopra le nubi. Sopra le nubi ci sono altre nubi, poi si arriva allo spazio intersiderale, cioè ad un luogo come un altro. Dire che Gesù è asceso al cielo è dunque un'immagine della quale occorre decifrare il senso. Siamo aiutati in questo da quanto aggiungono sia gli Atti che il vangelo di Marco. Negli Atti degli apostoli si dice: Mentre lo guardavano, fu elevato in cielo e una nube lo sottrasse ai loro occhi (At 1,9). Marco aggiunge: il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu levato in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19). Il secondo membro di queste due frasi offre indicazione preziose per capire cosa sia l'ascensione del Signore. Nel primo caso ci è detto che Gesù fu sottratto ai loro occhi. Forse questa espressione è quella che meglio spiega che cosa sia successo con l'ascensione. Con essa Gesù non è andato via, non ci ha lasciato, ma si è semplicemente sottratto ai nostri occhi. Lo conferma la conclusione del passaggio degli Atti degli apostoli, che dice: Uomini di Galilea, perché state a guardare in alto, questo Gesù che è in mezzo a voi, è stato assunto in cielo (At 1,11). Qui abbiamo davvero la buona notizia dell'Ascensione: Gesù è in mezzo a noi! Fino ad allora era stato in mezzo a noi visibilmente, adesso lo è invisibilmente. O ancora, la conclusione del vangelo di Marco afferma: Allora essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme con loro (Mc 16,20), cioè restava insieme con loro, anche se non lo vedevano. E poi c'è la fine del vangelo di Matteo che dice: Andate, fate discepoli tutti i popoli, ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,19-20). L'ascensione non vuol dire che Gesù non è più presente, ma che continua ad essere presente in una maniera diversa, in una maniera più efficace. Adesso Gesù è presente in modo invisibile: non lo vediamo, però sappiamo - perché ce lo ha promesso, ce lo ha assicurato - che è presente. Il fatto di non sentire fisicamente la sua voce non vuol dire che non stia continuando a parlarci, anche adesso, anche in questo istante. Ci basta riflettere su questo punto per capire come continui ad essere presente, ad agire invisibilmente. Non lo vediamo, ma ci parla. Ogni volta che leggiamo la scrittura con fede sentiamo un calore nel nostro cuore - lo stesso che percepirono i discepoli di Emmaus - che ci permette di riconoscere la presenza del Signore. Questa scrittura che se non fosse letta alla luce della fede sarebbe una lettera morta, diventa spirito, senso spirituale, cioè una parola che ha il potere di trasformare la mia vita. La parola di Dio non è mai soltanto la scrittura letta. La parola di Dio è Gesù, cioè Dio, che ci sta parlando ora. Quindi l'Ascensione vuol dire che Gesù si sottrae al nostro sguardo per essere presente in maniera ancora più profonda di quando lo vedevamo con i nostri occhi, perché ora è presente non solo fuori di noi, non solo in modo da essere visibile per i nostri occhi di carne, ma dentro di noi per mezzo del suo Spirito ed è visibile agli occhi della fede. Il momento di vedere fisicamente Gesù ritornerà ed allora sarà di nuovo un'evidenza per noi. Lo dice l'angelo: verrà nello stesso modo in cui l'avete visto andare al cielo (At 1,11). Adesso abbiamo bisogno che Gesù, pur essendo presente, pur continuando a parlare al nostro cuore, lo faccia in modo velato, in una maniera nella quale non si impone a noi, ma si propone a noi in modo tale che la nostra adesione a lui sia pienamente libera. Ma vi è ancora un altro indizio per capire cosa voglia dire l'ascensione di Gesù offerto dalla seconda frase citata sopra: Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19). Il risultato dell'ascensione è che Gesù siede alla destra di Dio. Certo, alla destra di Dio il Figlio già sedeva prima: è una delle persone della Trinità, è già una sola cosa con il Padre e con lo Spirito Santo. Ed in questo senso non ha mai lasciato il seno del Padre, poiché il Figlio non può mai essere separato dal Padre e dallo Spirito Santo. Quello che cambia con l'Ascensione, però, è che ciò che sale al Padre non è solo il Figlio, ma il Figlio con la nostra carne, il figlio che si è fatto uno di noi. Ciò che ascende al cielo, è una creatura umana, è quest'uomo che è diventato una sola cosa con il Figlio di Dio ed è nostro fratello. Abbiamo dunque adesso non solo un Dio, ma anche un fratello seduto alla destra del Padre, che per questa ragione può e vuole intercedere in nostro favore, pregare per noi. Non solo, ma con questo uomo, con questo corpo noi diventiamo un solo corpo ogni volta che mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue. Questo vuol dire che con Gesù ascendiamo al cielo anche noi. Se con il battesimo siamo diventati figli nel Figlio, se cibandoci del corpo e del sangue di Cristo diventiamo un solo corpo con lui, allora dove è lui, siamo noi. Se Gesù è seduto alla destra del Padre, vi siamo anche noi. Se Gesù è nel seno del Padre, vi siamo introdotti anche noi. Quindi l'ascensione vuol dire che già adesso, pur nella fede, pur misteriosamente, siamo figli nel Figlio, siamo uniti al Padre, già risorti. La nostra dimora - come dice Paolo - è lassù, risorti con Cristo (Col 3,1). La nostra vita non è più solo terrestre, ma è già celeste. Tutto questo dunque significa che Gesù è più presente adesso di quanto non lo fosse prima. Sta a noi discernere la sua presenza nella lettura della scrittura, perché attraverso di essa ci si sveli la Parola attraverso la quale Gesù ci parla, tocca il nostro cuore, ci converte, ci trasforma! Crediamolo: Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20). Gesù agisce con noi e conferma la parola con i segni che la accompagnano. Gesù che è in mezzo a noi, pur assunto in cielo per intercedere per noi alla destra del Padre, vive con noi, è presente con noi, lì dove due o tre sono uniti nel suo nome (Mt 18,20). E' presente nei nostri cuori, più che mai con noi nel cammino per ricondurci alla casa del Padre. Il testo dell'omelia si trova in Luigi Gioia, "Educati alla fiducia. Omelie sui vangeli domenicali. Anno B" ed. Dehoniane. Clicca Clicca qui |