Omelia (20-05-2018) |
don Michele Cerutti |
Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15 Nulla di ciò che è vero e buono non può spiegarsi in maniera indipendente dallo Spirito di Dio. Per parlare di Spirito utilizziamo l'espressione ebraica "ruach" questa espressione significa "soffio. Analizzando la Sacra Scrittura già dall'Antico Testamento incontriamo già nei primi versetti un velato accenno dello Spirito. Dal libro della Genesi: In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Israele comprende che Dio ha creato l'universo con la forza della sua parola cui si unisce il ruolo dello Spirito. Il Salmo 33 lo esprime: Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Comprendiamo che una cosa prima non era viva, avvolta dallo Spirito diventa viva. Lo Spirito è collegato con la Parola. Sono 100 i passi dell'Antico Testamento in cui abbiamo l'azione dello Spirito che guida il suo popolo, nelle grandi svolte del suo cammino. Soffermandoci nel periodo dei Giudici lo Spirito aveva questo compito di trasformare uomini deboli in guide carismatiche senza violenza, ma agendo nella vita dell'uomo in modo potente. Lo Spirito è una realtà che l'uomo non può conquistare con le sue forze, ma un dono che discende dall'alto si può invocare. Ha la capacità di trasformare il caos in cosmo. E' nel Nuovo Testamento che comprendiamo il fatto che Gesù e lo Spirito sono inseparabili che esiste un'intima unione tra lo Spirito Santo e la Parola di Dio. La vita di Gesù avviene tutto sotto il segno dallo Spirito già dall'annunciazione a Maria. Nel battesimo lo Spirito scende su Gesù come forma di colomba. Le battaglie di Gesù contro il demonio, al termine dei 40 giorni nel deserto, sono guidate dallo Spirito. Morendo Gesù consegnò lo Spirito al Padre. Dopo la risurrezione lo Spirito è consolatore e insegna ai discepoli ogni cosa e annunzia ai discepoli le cose future. La Bibbia insegna che lo Spirito Santo ci fa conoscere sia Dio sia noi stessi e conoscere Dio non è impresa umana, ma soltanto lo Spirito scruta tutte le cose, come anche le profondità di Dio. Egli ci fa conoscere le verità più nascoste di noi. Possiamo paragonarlo all'occhio con cui vediamo in mancanza di quello non possiamo vedere oppure alla luce che vediamo se non nel suo riflesso sulle cose. S. Gregorio il Nazianzeno ci aiuta: "L'Antico Testamento proclamava chiaramente il Padre, più oscuramente il Figlio. Il Nuovo ha manifestato il Figlio, ha fatto intravedere la divinità dello Spirito. Ora lo Spirito ha diritto di cittadinanza in mezzo a noi e ci accorda una visione più chiara di se stesso. Infatti non era prudente, quando non si professava ancora la divinità del Padre, proclamare apertamente il Figlio e, quando non era ancora ammessa la divinità del Figlio, aggiungere lo Spirito Santo come un fardello supplementare, per usare un'espressione un po' ardita... Solo attraverso un cammino di avanzamento e di progresso "di gloria in gloria", la luce della Trinità sfolgorerà in più brillante trasparenza"(Orationes Theologicae, 5, 26).
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