Omelia (20-05-2018) |
don Giacomo Falco Brini |
Lo Spirito, la verità, l'amore In tutto il mondo oggi la Chiesa celebra l'evento nel quale si è pienamente compiuta la promessa di Dio, prima predetta dai profeti e poi annunciata da Gesù stesso. L'uomo incapace di rispondere all'amore di Dio, incapace di comprenderlo e seguirlo nei suoi progetti, dopo esser stato salvato, viene raggiunto da una potenza dall'alto (Lc 24,49), e viene abilitato a compiere integralmente la sua vocazione/missione. Nella festa ebraica di Pentecoste in cui si celebrava in mezzo al suo popolo il dono della Legge, Dio stabilisce tra gli uomini la "nuova" Legge: quella dello Spirito Santo che, dopo esser stato effuso nei cuori dei primi apostoli (At 2,3-4), ha continuato e continua a effondersi sull'umanità, generando una nuova creazione che sarà evidente solo dopo la morte, ma i cui segni inconfondibili possono leggersi nella nostra storia, ogni giorno. Ad esempio, Gesù nel vangelo ci dice che con l'invio dello Spirito Santo avverrà che Egli stesso testimonierà Gesù, e che anche i suoi discepoli lo testimonieranno (Gv 15,26-27). Se migliaia e migliaia di uomini e donne in passato (e ancora oggi) lo testimoniano tra indicibili sofferenze e persino fino a spargere il loro sangue, tutto ciò è un primo, inconfondibile segno della presenza e dell'azione dello Spirito nei credenti. Ma io amo soffermarmi come il nostro caro papa Francesco (cfr. il primo capitolo di Gaudete et exsultate), su segni ancora più piccoli. Nei giorni scorsi mi ha toccato nel profondo leggere la notizia di un uomo, autista di una azienda dei trasporti, che stava alla guida di un autobus con dei bambini da portare a casa. Ha avuto un grave malore ma, prima di perdere i sensi, ha rallentato, ha accostato il pullman al bordo della strada, lo ha fermato e poi è morto mettendo così al sicuro i bimbi. Ecco, mi è parso di cogliere in questi brevi secondi che hanno separato quest'uomo dalla morte, un segno dello Spirito Santo e, naturalmente, di uno che gli ha permesso di agire. S.Paolo nella seconda lettura ci invita a camminare secondo lo Spirito (Gal 5,16). Questo significa che per il credente la vita è sostanzialmente un camminare nella fede, ovvero un cammino alla scoperta continua della presenza dello Spirito Santo in noi, per imparare a vivere sotto la sua guida. Ma questa decisione è per sé stessa fonte di un conflitto: la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne (Gal 5,17). Perciò anche i loro frutti sono diametralmente opposti (Gal 5,19-22). Anche se questa dimensione di lotta non sarà mai estinta finché camminiamo sulla terra, possiamo tuttavia esser certi: chi si lascia guidare dallo Spirito appartiene a Gesù Cristo (Gal 5,24), dunque a Colui che ha già vinto il mondo e dona la sua vittoria a chi a Lui si affida. Un ultimo pensiero. Qualcuno potrebbe chiedersi: come fare per obbedire allo Spirito Santo? Come poter riconoscere la sua voce? Come vivere dello Spirito, cioè come lasciarsi guidare da Lui? Non ho alcuna pretesa di dare indicazioni puntuali e precise in merito, soprattutto se consideriamo quello che Gesù stesso dice in proposito, come riferisce il vangelo di Giovanni in un colloquio con Nicodemo: il vento soffia dove vuole, e tu ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va (Gv 3,8). Queste "coordinate" ci dicono quanto sia più fondamentale, prima di cercare la risposta a quelle domande, trovare in sé stessi una disponibilità sempre più totale per essere docili alle ispirazioni dello Spirito. Chi vuol seguire il Signore infatti, deve essere disposto a tutto. E qui viene il difficile e il bello. Perché? Difficile, perché lo Spirito Santo è l'Amore che ti chiede di perdere il tuo "io" così inclinato ad essere sempre al centro, e così interessato a controllare tutto e tutti. Bello, perché lo Spirito è la verità/amore che ti libera da te stesso, dai tuoi capricci, dalle tue false sicurezze, dalla tua voglia di essere quello che non sei. E ti libera per farti un dono più grande, l'unico in grado di dare una gioia duratura all'uomo: quello di amare, cioè di fare degli altri e di Dio il centro della vita. Siccome de-centrarci non è una operazione facile e indolore, chiediamo insieme allo Spirito Santo, in questa Pentecoste 2018, di farci superare quella strana paura di perdere il nostro io per far vincere Dio. |