Omelia (27-05-2018) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Un Dio avvincente "Sta scritto: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio."(1Cor 2, 9 - 10). In questo passo ai Corinzi, l'apostolo Paolo ci introduce nel mistero ineffabile del vero Dio, indicandoci anche una possibilità per cui ci è possibile venire a conoscenza di esso. Precisa l'apostolo però che non è in virtù del nostro ingegno o delle nostre facoltà che noi possiamo conoscere il Dio Misterioso e insondabile, ma semplicemente perché a rivelarcelo è stato lo Spirito Santo. In virtù dello Spirito infatti noi possiamo accedere alle "cose che occhio non vide e che orecchio non udì", cioè agli arcana cielorum, ai misteri ineffabili che riguardano lo stesso Signore, perché lo Spirito ci conduce al Figlio e da questi al Padre. Già nella celebrazione della Pentecoste, la scorsa Settimana. abbiamo avuto occasione di osservare come in forza dello Spirito Santo Gesù Cristo continua ad essere presente in mezzo a noi, nonostante la sua ascensione al cielo; sempre grazie allo stesso Spirito continua ad operare la diffusione del messaggio del Risorto per la salvezza dell'umanità. E in tutto questo si realizza la volontà del Padre. Prima di ascendere definitivamente al Cielo promettendo ai suoi di restare comunque con loro fino alla fine del mondo, Gesù annuncia di tornare al Padre ma assicura loro la presenza di un Consolatore, lo Spirito di verità che "prenderà del mio e ce lo annuncerà", per la qual cosa potranno contare sempre della presenza del Signore in forza dello stesso Spirito che guida alla verità tutta intera. Padre, Figlio e Spirito Santo sono quindi uniti, solidali e concordi nella realizzazione della redenzione umana e concordemente operano nella storia e nella vita della Chiesa. Così come simbioticamente e in intima comunione avevano operato nel mistero dell'Incarnazione: per la volontà ineffabile di Dio Padre, Maria resta gravida in virtù dello Spirito Santo per concepire il Cristo Figlio di Dio. Oppure, il che è lo stesso, Cristo si incarna per opera dello Spirito Santo avendo il Padre realizzato un singolare progetto di salvezza dell'umanità. Nel suo battesimo alle rive del Giordano Cristo viene istituito Figlio di Dio da parte del Padre, mentre lo Spirito discende su di lui sotto forma di colomba. Pietro, scrivendo ai credenti dispersi in Asia e in Oriente, si rivolge a loro mostrando la "prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedienza a Gesù Cristo" (1Pt 1, 1 - 2). Queste e altre analoghe illustrazioni del Nuovo Testamento ci mettono al corrente che come Dio opera, così egli è in se stesso, il "fare" esteriore di Dio manifesta il suo essere intimo: Benché Unico, Uno, Onnipotente e Infinito, ci si rivela in una sola Natura eppure in tre Persone, uguali e distinte. Uguali nella natura (o sostanza) divina, distinte per quanto riguarda la relazione che hanno l'una con l'altra. Dio è infatti in se stesso un solo Essere, ma vive anche una dinamica di comunione e di relazione per la quale non può restare chiuso in se stesso: Dio si ama nelle singole relazioni delle Tre Persone: il Padre ama il Figlio e questi ama il Padre,; il vincolo di amore che li lega entrambi è lo Spirito Santo. Lavatori traccia un parallelo esplicativo con le relazioni fra colui che dona, il ricevente del dono e il dono medesimo. Chi consegna un dono a un amico comunica a questi, nel pacco regalo, anche le sue emozioni, i suoi sentimenti e la sua profondità di empatia; il destinatario del dono accoglie, ma nel ringraziare comunica anch'egli simpatia, emozioni e cordialità ed entra in simbiosi di intenti con il donante stesso. Il pacco regalo che passa da una persona all'altra è a questo punto agente di comunione e di coesione fra i due e interagisce egli stesso per legare destinatario e donante. Si identifica con i due, prerché è simbolo nonché espressione di sentimenti e di emozioni. Così nell'intimità di Dio stesso che nel Padre, nel Figlio e nello Spirito vivono la comunione e il dono reciproco di se stessi, restando Egli un solo Dio ma in tre Persone. Una Trinità. Effettivamente il termine non compare in nessuno scritto della Bibbia, trattandosi di un neologismo introdotto da Tertulliano nel corso del II secolo e sostenuto dall'imperatore Teodosio, ma con esso si intende sintetizzare in un solo termine la verità essenziale del nostro Dio che è in se stesso talmente onnipotente da essere Uno e allo stesso tempo Tre. E' talmente Amore da vivere in se stesso un processo eterno di reciproca appartenenza che si realizza fra le Persone, definibile nei termini di Sant'Agostino come l'Amante, l'Amato, l'Amore. Tale Mistero dell'essere di Dio non può che essere prerogativa di Dio stesso e tale rimanere. Se esso fosse circoscrivibile dalla nostra mente, non avremmo valide ragioni per affascinarci di un Dio singolare e a dir poco meraviglioso e Unico e non potremmo vantarci di poter professare una fede del tutto privilegiata, che non ha paragoni con nessun'altra dottrina. Intorno al IV secolo dopo Cristo sorse in Oriente il culto della "Trimurti" induista, che professa un solo Dio avente tre aspetti o modi di essere (Bramah il Creatore, Visnu'il Conservatore e Siva il distruttore) con la rivelazione particolare per mezzo degli avatara (emanazioni nel tempo) del Dio Visnu, ma tale dottrina non raggiunge il fascino del nostro Dio Trascendente che si rivela a noi tale quale è in se stesso; s soprattutto non concepisce la possibilità di un Dio Uno e Trino capace di trascenderci eppure di inabitare in ciascuno di noi per farci entrare in sintonia e in partecipazione perenne con il suo Mistero. Ciascuno di noi infatti è immerso nella Trinità, vi si configura e vi si conforma e nell'ottica del Dio Uno e Trino siamo invitati anche ad impostare le nostre relazioni sociali e interpersonali, in modo tale che non soltanto la vita dell'uomo singolo ma anche quella del gruppo, dell'associazione e di ogni comunità terrena sia un riflesso della dimensione intratrinitaria.. Fede, Speranza e Carità sono le virtù infuse da Dio (teologali) la cui pratica ci immette nella dinamica di vita dello stesso Signore e che realizzano nel mondo ciò che Dio realizza in se stesso sin dall'eternità. Come afferma sempre l'apostolo Paolo, Dio è presente in tutto pur essendo al di sopra di tutti (Ef 4, 6), ma una presenza statica, rigida e avulsa non sarebbe presenza divina. L'essere con noi di Dio è contrassegnato piuttosto dalla gioia, dalla letizia, che si contrassegna nella dinamicità del donarsi; quindi Dio è presente in tutto come Padre, Figlio e Spirito che si donano l'un l'altro proponendosi anche a noi e volendo imprimere positivamente nel nostro vissuto. |