Omelia (13-05-2018)
don Giovanni Berti
Discepoli, infinity war

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Qualche giorno fa sono stato al cinema a vedere l'ultimo film della serie dei supereroi della Marvel, "Avengers, infinity war". E' davvero un super film, che sta avendo anche parecchio successo, e che mette insieme tutti o quasi i supereroi dai poteri incredibili che appaiono nei fumetti prima e poi nei vari film che sono stati prodotti negli anni passati. Ironman, Capitan America, dottor Strange, Spiderman, i Guardiani della Galassia, Hulk, Thor e tanti altri si trovano a combattere insieme contro un super cattivo, Thanos, che minaccia di sterminare gli abitanti di mezzo universo, Terra compresa.
Ognuno dei personaggi mette in campo i propri poteri in una lotta che come dice il titolo stesso del film, è infinita non solo cronologicamente ma anche perché coinvolge l'universo intero. Quello che lega personaggi così diversi non è una tranquilla sintonia di carattere e di provenienza, ma il comune scopo di salvare l'universo. Nel racconto emerge infatti chiaramente come sono davvero molto diversi e corrono continuamente il rischio di scontrarsi tra loro stessi, di non capirsi nelle mosse da fare, e di cadere in gelosie e incomprensioni. Spesso è proprio la loro profonda differenza che li porta a rallentare e fallire anche nelle battaglie decisive contro il male. Pian piano però comprendono che solo unendosi insieme in un comune amore per gli esseri umani e per tutti gli esseri viventi, potranno davvero fare qualcosa per l'universo.
Gesù nel Vangelo sta per iniziare una fase nuova della sua azione nel mondo. È la fase nella quale lui non sarà più visibile e operante come lo è stato negli ultimi anni e subito dopo la resurrezione. Gesù, il risorto, ora "sale" in cielo, cioè torna nella dimensione divina che è differente da quella umana. Nella dimensione concreta e storica degli uomini rimangono i suoi discepoli (quelli di allora e noi oggi). Sono proprio i discepoli con le loro profonde differenze (come lo sono tutti gli esseri umani tra di loro) a dover affrontare le sfide della testimonianza del Vangelo nel mondo e nella storia. Sono loro che sono chiamati a portare con le parole e con i gesti, la presenza di Gesù nella realtà degli uomini. Non è un compito facile e richiede davvero un "superpotere" speciale per affrontare il male, le diversità culturali e linguistiche, i veleni spirituali che spesso inquinano i rapporti tra le persone, le difficoltà della vita fisica e anche la morte, che rimane sempre all'orizzonte di ogni esperienza umana.
Ai discepoli è dato il super potere comune dello Spirito Santo, dell'Amore totale di Dio che permette loro di affrontare la testimonianza con successo, e cambiare così pian piano il mondo perché non sia distrutto dall'odio, dal male, da tutto ciò che nega l'amore, cioè Dio stesso.
Come gli Avengeres contro Thanos nei fumetti e nei film, anche noi discepoli nella storia vera, fuori dalle pagine disegnate o dallo schermo del cinema, siamo chiamati ad unirci veramente, non permettendo che le normali diversità che sperimentiamo ci dividano e ci portino a scontrarci tra di noi.
Papa Francesco, parlando nei giorni scorsi a Loppiano davanti a coloro che si riconoscono nell'esperienza dei focolarini di Chiara Lubich, ha parlato di unità tra gli uomini che è possibile e necessaria e che non significa uniformità: «Cultura dell'unità, non dell'uniformità, che è il contrario dell'unità»
E' proprio vero che il cristiano crede profondamente che in Cristo, anche provenendo da luoghi, tradizioni, esperienze diverse, è possibile unirsi nell'amore.
La missione della Chiesa è dunque quella di mostrare nell'unità che Gesù non è sparito tra le nuvole, ma continua ad essere presente in modo nuovo in noi, e attraverso le nostre mani, le nostre parole, le nostre azioni, i nostri progetti, continua ad operare nel mondo per salvarlo e renderlo luogo di resurrezione e di vita.
L'amore è davvero un superpotere potentissimo, nell'infinita lotta per la salvezza dell'universo.


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