Omelia (10-06-2018)
diac. Vito Calella
Noi di casa con Gesù, io forte in casa mia nell'unità dello Spirito Santo

I familiari di Gesù, da Nazareth, erano seriamente preoccupati di lui, perché si stava comportando in modo pazzesco. Infatti violava le regole della tradizione e già aveva creato forti tensioni con gli scribi e farisei. I familiari lo ritenevano "fuori di sé", un pazzo. Bisognava andare a prelevarlo e riportarlo a casa, al sicuro nel clan. Si capisce questo contesto di forte tensione leggendo gli episodi precedenti raccontati nel Vangelo. Al capitolo 2 e all'inizio del capitolo 3 L'evangelista Marco ha già raccontato cinque dispute dure tra Gesù con gli scribi e i farisei. La situazione era preoccupante.
Gesù si era si è arrogato il potere divino di perdonare i peccati all'uomo paralitico. Alcuni scribi pensavano in cuor loro: «Egli bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?» (2, 6-7)
Gesù aveva cenato in casa di Levi, il pubblicano. Gli scribi e i farisei domandarono ai discepoli: «Perché si siede a mensa con i pubblicani e peccatori?» (2, 16).
I discepoli di Giovanni e i farisei non capiscono perché Gesù e i discepoli non digiunano, senza rispettare le regole della tradizione. Ma perché si comportano così? (2, 18)
Gesù e i discepoli trascuravano la legge del riposo nel giorno di sabato e raccoglievano le spighe di grano: perché facevano ciò che non è lecito fare di sabato? (2, 22-24)
La goccia che fece traboccare il vaso avvenne quando Gesù violò il sabato curando un uomo dalla mano paralizzata, lo fece mettere in mezzo, in modo che tutti potessero vedere quello che stava per fare. Quel giorno provocò la sensibilità dei farisei, difensori della tradizione. Loro tennero un consiglio con gli erodiani per vedere come farlo perire (3, 1-9).
Mentre i familiari partono da Nazareth per andare a prendere Gesù a Cafarnao e riportarlo a casa, entra in scena un altro confronto durissimo tra Gesù e gli scribi, venuti apposta da Gerusalemme, per accusarlo di essere un «posseduto da Belzebul. Scaccia i demoni nel nome del principe dei demoni» (3, 22). «Poiché dicevano: è posseduto da uno spirito immondo» (3,30).
Terminato questo frammezzo, siamo invitati a entrare nella scena dei familiari, che arrivano da Nazareth, insieme con la madre di Gesù. Loro stanno di fuori, Gesù sta dentro la casa. La folla è seduta tutta intorno alla casa. Gesù non esce. Rimane nella casa. Anche quando lo avvisano che i suoi sono di fuori e lo cercano, lui rimane dentro la casa. Lo sguardo di Gesù, da dentro la casa, verso tutta quella folla che lo circondava, dentro e fuori della casa, diventa anche il nostro sguardo, che accompagna il suo. E custodiamo nel cuore e nella mente la sentenza di Gesù: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Ecco mia madre e i miei fratelli: chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre» (3,33.34b-35)
«La casa» unisce le tre scene. Nella prima scena Gesù con i suoi discepoli «in una casa» è così decentrato «fuori di sé» che, sia lui che i suoi discepoli, non hanno nemmeno tempo di concedersi una "pausa pranzo". Contempliamo l'eccedenza del donarsi per gli altri, stando dentro di casa. E quella casa diventa come una calamita che attira una folla di gente, che vuole entrare in quella casa, vuole stare con Gesù, vuole ascoltare la sua voce, vuole essere liberata dalle sue afflizioni.
Nella scena centrale abbiamo ascoltato da Gesù la parabola della casa visitata dal ladro: il proprietario è legato da uno più forte e la sua casa è derubata di tutte le cose migliori che vi sono dentro (3,27).
Nella scena finale, Gesù rimane dentro di casa, è tutto un gioco tra chi sta dentro e chi sta fuori di quella casa. Contempliamo la famiglia allargata della nuova casa di Gesù, cioè la grande famiglia di coloro che fanno la volontà di Dio.
Nella scena centrale suona forte il tema della divisione: «Il regno diviso in se stesso non può sussistere, come pure una casa divisa in se stessa non può sussistere» (Mc 3, 24). Gli scribi provocano divisione, non sono in comunione con Gesù, sono in forte contrasto con lui, lo giudicano un indemoniato, il clima è di forte tensione. La reazione di Gesù è altrettanto dura e le parole su chi bestemmia contro lo Spirito Santo, risuonano in noi come parole fortissime. Satana e Spirito Santo, personaggi apparsi nell'episodio della tentazione nel deserto (1, 12) appaiono di nuovo nella scena centrale.
Quale messaggio per la nostra vita?
«Essere in casa con Gesù e i suoi discepoli» è il primo invito. La «casa» rappresenta la nostra comunità cristiana, può rappresentare anche la nostra piccola comunità di riferimento. Contempliamo tutto ciò che si fa nella comunità a favore degli altri, dei poveri. Scegliamo con gratitudine questa «casa» in cui possiamo stare finalmente seduti. Lo stare seduti è la disposizione di fermarci per pregare con il dono della Parola di Dio, per dire la nostra gioia di ascoltare le parole di Gesù che ci fortificano, ci fanno diventare persone più forti di tutti quei "satana", di tutti quei "ladri" che possono legarci, imprigionarci, negare la nostra dignità e violare la nostra libertà e derubare tutte le bellezze che abbiamo nella casa del nostro cuore. Stiamo nella casa della nostra comunità, portando le nostre afflizioni, le storie pesanti che carichiamo sulle nostre spalle. Cosa ci aspettiamo da Gesù? Cosa ci aspettiamo dall'ascolto delle sue parole? Un miracolo? Il dono più grande che Gesù è venuto a donarci è proprio lo Spirito Santo, quella forza d'amore gratuito che lo guidava, lo rendeva decentrato "fuori di sé", completamente donato agli altri, al servizio dell'uomo che soffre, a servizio di tutta quella folla, che certamente era gente caricata di tante inconsistenze, fragilità, assetata di pace, di liberazione da tanti mali, da malattie, da "demoni". Il dono dello Spirito Santo, ricevuto dal Cristo risorto, ci fa forti interiormente, nella casa del nostro cuore; ci orienta nel discernimento della volontà di Dio in tutte le situazioni difficili che stiamo affrontando. In cosa consiste la forza dello Spirito Santo, che ci permette di non essere "derubati" interiormente dalle forze del male? In cosa consiste la forza dello Spirito Santo che ci permette di non essere divisi in noi stessi, rotti? In cosa consiste la forza dello Spirito Santo che ci permette di sperimentare nella nostra vita la nostra appartenenza al Regno di Dio non diviso in se stesso? La forza dello Spirito Santo è la comunione. Coltiviamo in noi lo sguardo di Gesù. Stando in ascolto delle sue parole, stando in comunità, siamo immersi in una rete fantastica di comunione che supera ogni nostra appartenenza di sangue, di clan familiare, ci apre comunione con tutti i fratelli e sorelle in Cristo e si allarga anche alla comunione con tutti quelli che ancora stanno fuori della nostra comunità. Coltiviamo questa comunione offrendo per gli altri le nostre fatiche, le nostre preghiere, senza pensare per noi, senza pensare prima di tutto alla soluzione delle nostre afflizioni. Entriamo anche noi nella logica della gratuità, dell'essere decentrati nella comunione con tutti, sicuri che attraverso gli altri, in comunione con noi, intercessori per noi, il Signore Gesù, il vivente, non ci abbandona, è con noi, ci sostiene, ci accompagna, ci guarisce, ci consola, può guarire, può liberarci e liberare. «Bestemmiare contro lo Spirito Santo» (3,29) è la nostra condanna, perché è l'annullamento della nostra speranza, la negazione della nostra fede nella risurrezione di Gesù, il rifiuto della sua signoria nella nostra vita, è la nostra sfiducia nella forza trasformante e liberante della comunione, dell'unità carità. .
«Fare la volontà di Dio» è il secondo invito, che significa, in altre parole: «stare in comunione con tutti, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo». Saremo più forti di tutti i "satana" che ci vogliono legare e pretendono derubare la nostra dignità e rovinare l'armonia della nostra casa interiore. In Cristo risorto, nostro "capo famiglia" ci sentiamo sicuri.