Omelia (10-06-2018)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Comento su Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35

In Famiglia Domani dedichiamo tutto l'anno 2018 a cogliere le analogie delle tentazioni di Gesù con quelle della famiglia, in questo tempo non facile che stiamo vivendo. Come punto di riferimento della Parola, abbiamo scelto il brano evangelico in cui Gesù digiuna nel deserto e, dopo quaranta giorni, viene tentato da Satana. La fame, l'onnipotenza, l'idolatria sono, in questo brano, le tentazioni chiave con cui Satana (l'avversario, il divisore) affronta Gesù cercando, inutilmente, di dominarlo. Gesù resiste.

Anche in questa decima domenica del tempo ordinario, anno B, il tema generale delle letture può essere considerato quello della tentazione. Nella prima lettura la coppia nostra progenitrice deve affrontare questa prova. C'è nel brano di Genesi 3, pur nel linguaggio mitico e simbolico, una profondità psicologica stupefacente, una visione dell'essere umano che neppure i più grandi psicologi sono riusciti a delineare. La "prima" coppia aveva ricevuto da Dio doni grandi che sicuramente avrebbero appagato il loro desiderio di bellezza, di un rapporto reciproco pieno, di immersione in una natura incontaminata. Non avrebbero pensato di sostituirsi al donatore se - dall'esterno - qualcuno non l'avesse loro suggerito. Il Tentatore conosce bene l'animo umano, il suo mai sopito delirio di onnipotenza. Dentro di noi ci sentiamo onnipotenti, inattaccabili, conosciamo tutto, come altrettanti déi. Voi sarete come Dio... promette il Divisore ai mitici nostri progenitori. Come dire: «Voi sarete Dio» e, oltretutto, ne siamo abbastanza convinti. Ognuno di noi ha, dentro di sé, nascosta da buoni sentimenti, una possibilità di male. Una potenza al di fuori dell'essere umano, un male radicale, irredimibile con le sole forze umane, lavora per fare emergere questa possibilità di male, per trasformarla in opere. Nessuno ne è esente.


Nel brano dell'evangelo di Marco, il modello della tentazione si presenta addirittura sotto forma di paradosso. Un paradosso spesso non troppo lontano dalla realtà, anche dei nostri giorni. L'anticonformismo di Gesù stupisce i suoi contemporanei, soprattutto coloro che abitavano nel suo villaggio. Lo avevano visto "sottomesso" a Giuseppe e Maria; obbediente alla Legge e attivo, addirittura intraprendente, nel frequentare il Tempio. Ora lo ritrovano a contestare gli scribi e i farisei, contestandone l'autorità e mettendoli spesso in ridicolo; a predicare il primato della coscienza sulla legge e dell'uomo sul sabato; a radunare attorno a sé una folla immensa che prendeva sul serio le sue parole. Bastava assai meno per scandalizzare i suoi contemporanei. E qui il Vangelo di Marco ci dà un'altre lezione magistrale di psicologia: «è pazzo», dicono i benpensanti; «è fuori di sé...»; «è posseduto da uno spirito immondo»... Noi diremmo: «ha avuto un raptus», quando non sappiamo spiegare un'azione incomprensibile. E qui si inserisce il paradosso. Mentre Gesù sta parlando alla folla proprio di Satana, perché dagli scribi era stato accusato di scacciare i demoni per mezzo del principe dei demoni, affermando che un regno diviso in se stesso non può reggersi, ecco che arrivano sua madre, le sue sorelle e i suoi fratelli... e "lo chiamano fuori". Anche loro sono caduti nella trappola. Non si ricorda Gesù di tutti gli insegnamenti che la sua famiglia gli ha dato? Io, Maria, sua madre, non rischio forse di essere contestata come educatrice? Di essere accomunata a lui come agitatrice, come contestatrice di un'autorità che non mi sono mai sognata di mettere in discussione? Gesù, torna a casa, ritorna a essere quel figlio bene educato, rispettoso delle tradizioni religiose che tuo padre e io ti abbiamo insegnato e che tu hai rispettato per trent'anni... Che cosa sono tutte queste fantasticherie, queste stravaganze verbali e comportamentali che stai esibendo in pubblico?


Questo era il contesto in cui, forse, ognuno di noi si è già trovato. Faccio fatica, leggendo questa pagina di Vangelo, a non pensare prima di tutto al dramma vissuto internamente da Gesù, un dramma lacerante per la scelta che deve fare tra la verità che egli ha in se stesso e le esigenze della famiglia; tra il bisogno di essere se stesso e la scelta comoda di allinearsi; tra la necessità intima di rispettare la propria coscienza e il rischio di essere considerato «pazzo», «out» dalla sua stessa amata famiglia. Ecco il dramma, che è anche una tentazione: allinearsi sarebbe più facile; il conformismo prevede sempre meno rischi di scelte radicali fatte in coscienza. Ed ecco la risposta di Gesù, quando gli dicono che sua madre, le sue sorelle e i suoi fratelli sono fuori e lo stanno chiamando: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio costui è mio fratello, sorella e madre». La scelta è fatta: il primato va alla coscienza e alla verità. Una scelta immediatamente lacerante, drammatica, angosciante. Ma nel corso della vita questa scelta si rivelerà vincente, anche se rischiosa. A lungo andare la coerenza è sempre vincente. Anche Maria, alla fine, ha capito. E sarà con lui, crocifisso per la sua coerenza di vita, sotto la croce. Con Giovanni e alcune donne.


Ma la stessa coerenza e lo stesso coraggio devono essere richiesti alla famiglia. Essa deve essere il luogo in cui il figlio si educa all'autonomia e alla responsabilità. Essere autonomi e responsabili significa essere in grado di realizzare un progetto di vita: una famiglia che impedisca al figlio di operare le proprie scelte non rende al figlio un buon servizio. Lo considera sempre un minore, incapace di pensare con la propria testa e di diventare realmente adulto. L'aiuto che ogni famiglia può rendere ai propri figli è quello di accompagnarli ad amare la giustizia, anche se questo comporta essere contro corrente e correre rischi. Gesù, pur nel travaglio, ha superato questa contraddizione. Un bel richiamo per gli educatori.


Traccia per la revisione di vita.

- Come educhiamo i nostri figli alla libertà?

- Come li educhiamo all'autonomia e alla responsabilità?

- Li affidiamo e ci affidiamo allo Spirito che sempre viene in soccorso della nostra fragilità e delle nostre debolezze?


Anna e Luigi Ghia - Direttore di «Famiglia Domani»