Commento su Gv 15, 16-17
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri."
Gv 15, 16-17
Come vivere questa Parola?
Siamo nel pieno del tempo pasquale e si stanno avvicinando gli eventi particolari dell'Ascensione e della Pentecoste. In questo clima riascoltiamo i discorsi di Gesù nell'ultima cena, quelli trascritti da san Giovanni apostolo e che raccolgono i vertici dell'annuncio del Figlio di Dio agli uomini. Parole che sanno di testamento spirituale, di sintesi profetica di quanto vissuto insieme e riletto in quel momento, alla luce dell'imminente arresto, prigionia e morte. Parole che vogliono dare forza al dopo, che desiderano anticipare la mancanza di Gesù ma introdurre la presenza dello Spirito santo, che rafforzerà e vivificherà i rapporti nati in Cristo. Parole, forse, quella sera, ascoltate distrattamente, ma che si ricompongono nella memoria e nel cuore degli apostoli, nei giorni successivi alla Resurrezione. Ricomponendosi, individuano certezze su cui contare: siamo scelti da Dio, in Cristo; siamo mandati a portare frutto, metafora che esprime la necessità di essere fecondi, generativi; possiamo chiedere al Padre ed Egli ascolterà. Movimenti che riconosciamo tutti nella nostra vita: una vocazione che non dipende solo dalle nostre scelte, una missione che ci innesta nei processi vitali di trasformazione e crescita del mondo e un dialogo con Dio, una preghiera personale e comunitaria che traduce ed esprime il desiderio, la fame e sete di giustizia nostra e Dio stesso.
Signore, l'amore vicendevole sia riflesso della nostra vocazione, della nostra missione e della nostra sintonia con il tuo volere.
La voce di Papa Francesco (Gaudete et exultate)
"Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui (cfr 1 Cor 12,7) e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza. Di fatto, quando il grande mistico san Giovanni della Croce scriveva il suo Cantico spirituale, preferiva evitare regole fisse per tutti e spiegava che i suoi versi erano scritti perché ciascuno se ne giovasse «a modo suo». Perché la vita divina si comunica ad alcuni in un modo e ad altri in un altro".
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it