Commento su Mc 12,32-33
«Egli è l'unico e non v'è altro al infuori di Lui: amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutte le forze, e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici»
Mc 12,32-33
Come vivere questa Parola?
Interessante l'interrogativo che uno scriba (uno dei dotti spirituali del tempo) pone a Gesù. Ed è per noi una conferma la risposta del Signore che con forte ed esplicita risposta, mette a fuoco quello che è il nucleo della fede ebrea e di quella cristiana.
L'unicità di Dio, proclamata in un tempo in cui c'erano più idoli che verità da vivere, è una delle tante conferme che Gesù non venne per rivoluzionare ciò che Dio aveva rivelato a Mosè e ai Profeti, ma piuttosto per "dare compimento"
Il compimento fu la sua stessa vita coronata con una morte in croce espressione d'amore infinito e dalla risurrezione: vittoria su ogni morte, anche sulla nostra.
Quello poi che fa luce qui è la sintesi stupenda che - se vogliamo renderla in parola, la vediamo coincidere con il nome stesso di Dio: AMORE che, dice Dante Alighieri - muove il sole e l'altre stelle", l'amore che è il nome stesso di Dio (CF 1,Gv 16,4). E l'amore di Dio - in lingua ebraica - è Rahamin che significa grembo materno, grembo che dà la vita.
Sì, amare implica spesso anche sacrifici, ma essi perdono aculei e pesantezza perché ciò che conta è l'essenza dell'amore stesso che è dono vita stessa donata all'Infinito e dall'Infinito Iddio continuamente ricevuta.
La voce di un biblista cardinale e pastore
Nulla può intaccare la gioia cristiana. È un dono dello Spirito che ci permette di essere lieti pure nelle situazioni difficili e di agire responsabilmente anche nei momenti oscuri
Card. C. M. Martini
Sr Maria Pia Giudici FMA - info@sanbiagio.org