Commento su Gv 19,32-34
«Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.»
Gv 19,32-34
Come vivere questa Parola?
La festa del SSmo. Cuore di Gesù è stata istituita non solo a gloria di Dio, ma per aiutare i fratelli ad approfondire quell'amore di Cristo per noi che lo ha portato a non opporre resistenza al male: quel vero male che avevano deciso contro di Lui i suoi persecutori.
Anzi, questo suo Amore senza confini lo ha spinto all'accettazione piena del sacrificio cruento sul patibolo infamato della croce.
Così tutto quello che è storicamente avvenuto acquista un significato profondo, oltre a quello che già dice l'evento in se stesso.
Questo è quanto vuol ricordare la festa del Cuore di Cristo: talmente capace di amare fino a darsi in preda alla morte per riscattare la nostra vita.
La legge ebraica voleva che, quasi a conseguire assoluta certezza della morte avvenuta in croce per i criminali, essa fosse garantita al cento per cento.
Erano a quel tempo i romani ad occupare la Palestina fu uno di loro a spezzare le gambe di coloro che erano appesi alla croce: i due ladroni e Gesù.
Gesù però aveva subito tale vituperio durante tutto l'iter della passione, che la certezza della sua morte era assoluta ed evidente.
Uno di loro però estrasse repentinamente una lancia e l'affondò nel fianco del Signore. L'Evangelista Giovanni, certamente testimone della scena, scrisse ciò che deve aver colto: "Dalla ferita usci sangue e acqua" (Cf. Gv 19,34)
Tutto qui. Il racconto è quasi scarno, essenziale.
Chiede solo che, con l'aiuto dello Spirito Santo, anche noi partecipiamo spiritualmente all'evento, ponendoci la domanda: Che cosa dice a me, oggi, questa scena, a cui la corsa dei secoli non ha strappato veridicità e tanto meno la forte grazia del significato emblematico?
Signore, né l'insignificanza di sentimentalismi dolciastri, né l'abitudinarietà di ciò che si legge da più di un millennio, ma la forza della fede: questo io ti chiedo, dammi di capire che contemplare il tuo cuore trafitto, vuol dire vivere meglio, più profondamente il Credo a cui voglio aderire in tutta la mia vita.
Ti chiedo dunque una fede operativa che, libera dal calcolo e dalle paure, si dona e si spende con un amore che è pur vero e santo, perché Tuo, fluisce dal tuo cuore trafitto.
La voce di S. Paolo
"Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri".
2Tes 5,4-6
Sr Maria Pia Giudici FMA - info@sanbiagio.org