Omelia (10-06-2018)
don Maurizio Prandi
Prima tutti!

Parto dalla considerazione che faceva Daniele alla condivisione sul Vangelo di questa domenica: il mondo di Gesù, oggi non è qualcosa di così comune, qualcosa di desiderato, accolto, scelto. Bene. Stando al vangelo questa non è senz'altro una novità, in quanto anche ai tempi di Gesù era così! Gesù e il suo mondo erano (e sono) fuori! Gesù era considerato uno pericoloso per sé e per gli altri, e prima che fosse troppo tardi andava fermato: andiamo a prenderlo!


Questo verbo, prendere, è un verbo importante in Marco; lo stesso verbo che userà, per ben quattro volte nel racconto della passione per dire l'arresto di Gesù. Il senso è quindi quello della cattura, del possesso: catturiamolo, impossessiamoci di lui! È fuori! Ecco cosa si diceva di lui, cosa dicevano di lui le persone a lui più care: è fuori. Perché parlando del Regno di Dio come di un seme, o accogliendo fino a notte fonda malati ed indemoniati, scuoteva ed inquietava la vita nelle sue certezze e nelle sue abitudini. Dire: è fuori, è una dichiarazione di estraneità è come dire: io con lui non c'entro! Fuori, fuori casa, fuori dal modo di pensare, fuori dai legami, fuori anche dal modo di credere; se l'altro non risponde o non corrisponde all'idea che mi sono fatto, se l'altro non corrisponde è fuori ma dai miei schemi, dalla mia misura. Quindi il problema non è lui, ma sono io! Su questo, il sussidio di preghiera che l'Azione Cattolica nazionale ha preparato per il tempo estivo, fa alcune considerazioni semplici e di grande aiuto secondo me: pensare che Gesù sia fuori equivale a dire che non ha a che fare con la vita, quando invece è vero tutto il contrario, che cioè la vita di Gesù è un esempio non di vita fuori, ma di vita piena, intensa, senza perdite di tempo.


Gesù, ha un'altra misura però; ha, potremmo dire, un'altra casa, una casa differente, dove non contano la consanguineità o la parentela, non contano i titoli, non contano le referenze, non conta se vai in chiesa o no, se frequenti vescovi, cardinali o il papa. Si entra nell'intimità con Gesù non tanto richiamando parentele ma buttandosi fiduciosamente tra le braccia di Dio e spendendo tempo ed energie perché si possa far trionfare l'amore. il vangelo ci dice che diventiamo consanguinei di Gesù se nella nostra vita scorre la sua stessa linfa, la sua stessa Parola, il suo desiderio di salvare ogni uomo.


Gesù non si lascia catturare, imprigionare, nessuno può prenderne possesso o dichiararne il possesso; perché lo considero fuori di sé? Semplicemente perché sono davvero incapace di fare mie le sue scelte, ha semplicemente deciso che per fare il bene, per fare veramente il bene, deve amare tutti; ha la forza Gesù, di mettere tutti al centro della sua vita, perché amare è la capacità di fare sentire tutti importanti. Parte da una casa Gesù, la sua, per entrare in un'altra; parte da una cerchia ristretta di parenti, ma arriva al mondo intero, arriva a dare la vita per tutti e questo lo capiscono le anime più piccole, semplici che hanno un portato di poche, insignificanti intuizioni ma guai a spegnerle, guai a metterle da parte, guai a non prenderle in considerazione: sarebbe quel peccato contro lo Spirito Santo che non può essere perdonato.


In questo senso, è davvero bella l'immagine finale, perché dice di una folla che diventa la famiglia di Dio. Sono seduti intorno a Lui (è un'idea questa che traggo da un testo delle famiglie della Visitazione) e Lui l'interpreta come la comunità nuova, li elegge e li proclama: "Ecco mia madre e i miei fratelli!". Gesù vede nella folla la sua casa, la sua famiglia, si riconosce in lei. Gesù dice "Fratello, sorella e madre!"; persino "madre!" Lui si riconosce quindi "figlio" di questa folla. Ognuno, che si riconosce generato dalla Parola, nato a nuova luce dalla Parola, genera a sua volta altri figli. Gesù è affascinato da questa folla e chiede a noi e ai suoi di entrare a farne parte. Bisogna andare dentro: ci sono molte situazioni che possiamo illuminare, riscattare, molte situazioni dalle quali lasciarci toccare, illuminare, ma dobbiamo buttarci dentro questa folla di figli, fratelli, madri, per dare risposta alla nostra ed altrui sete di Dio, perché c'è una grande sete di Dio nella gente. Se questa sete la chiudiamo nella legge e nelle regole ho come l'impressione che non si va da nessuna parte, se invece ci aiutiamo a tirar fuori quel Dio che abita in ognuno di noi, sarà bello sentirsi parte della nuova casa e famiglia di Gesù!