Omelia (24-06-2018) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Giovanni vuol dire misericordia "Giovanni" nella sua etimologia ebraica vuol dire "ebbe misericordia" e probabilmente per questo Zaccaria, con l'aiuto di una tavoletta sulla quale scrivere, comunica di voler dare questo nome al nascituro bambino ospitato dal grembo di Elisabetta, miracolosamente ottenuto in dono nonostante la tarda età. Fa uno "strappo alla regola" poiché contravviene all'usanza radicata negli anni per la quale ogni nuovo dato debba prendere il nome da un antesignano della parentela. Zaccaria aveva ricevuto una manifestazione angelica simile a quella che aveva riguardato Maria: mentre entrava nel tempio per fare l'offerta dell'incenso secondo l'usanza, un angelo lo aveva avvicinato rivelandogli che, nonostante la tarda età sua e di Elisabetta avrebbe ricevuto un bambino che avrebbe chiamato Giovanni. Questi sarebbe stato grande davanti a Dio e ricolmo di Spirito Santo sin dal primo concepimento, per ricondurre a Dio tutti gli uomini dispersi (Lc 1, 1 - 17). A differenza di Maria, Zaccaria dubiterà e per questo verrà penalizzato con la perdita temporanea della Parola, ma la sua nascita viene annunciata come un evento straordinario, che non è all'altezza di quella di Gesù, ma che si configura come similare e introduttiva ad essa. Per un prodigio divino eccezionale quest'uomo viene al mondo; nella sua nascita si intravede un segno evidente della misericordia di Dio verso l'uomo. Recuperando la parola, Zaccaria manifesta di aver fede appunto nella misericordia con cui Dio ha guardato il suo popolo, di credere nell'amore con cui Dio ha voluto raggiungerlo e con il quale ha voluto esprimere la pienezza della sua rivelazione. Dio è misericordia perché non ha dimenticato il suo popolo in preda ai peccati e ha provveduto a recuperarlo a sé, innanzitutto mostrandogli le motivazioni, le garanzie e i vantaggi per cui è necessario che ci si converta a Lui. Dio infatti nella persona di questo umilissimo personaggio ci fa comprendere l'importanza che operiamo una svolta radicale nella nostra vita, un cambiamento convinto e deciso che ci indica a farla finita con il peccato e a orientarci verso di Lui. Secondo alcuni esegeti diventa uno spartiacque fra l'Antico e il Nuovo Testamento. Di certo rievoca i profeti dei tempi antichi anche se si fa latore di eventi nuovi. Già nel suo vestiario, nel vitto nell'ambiente in cui sceglie di vivere Giovanni ispira la semplicità e l'umiltà come vere risorse promettenti e pone un'alternativa alla vanità, alla presunzione e al falso orgoglio. Giovanni invita così alla ricerca della felicità in tutto ciò che esula dal compromesso e dall'affezione al male, poiché la felicità sta nel dare e non nel ricevere. Essa inoltre alberga dentro di noi ed è vano e melense procacciarcela illusoriamente dove non è. Ma per ciò stesso è anche importante la missione che Giovanni viene ad intraprendere nel tempo della sua permanenza fra noi. Per suo mezzo Dio "raddrizzerà i nostri sentieri", ci dischiuderà le vie e ci condurrà verso una prospettiva migliore di quella in cui abbiamo sempre voluto ostinarci: la via del Messia, del Salvatore Unto Verbo fatto carne. Anche il cap. 13 del libro degli Atti degli Apostoli precisa che la posizione del Battista è inferiore a quella del Salvatore Gesù Cristo e che egli stesso ha sempre conclamato se stesso come colui che al Cristi ci predispone; ed effettivamente la misericordia di Dio in Giovanni è proprio quella di indirizzarci verso il Messia, di prepararci e di condurci verso di Lui perché il Regno di Dio non ci piombi addosso a peso morto, ma possiamo entrare un po' alla volta nella sua dinamica e lasciarci da essa coinvolgere. Govanni con la sua vita e con il suo messaggio ci fa pregustare quanto noi vedremo realizzato in pienezza nella figura del Cristo Messia e ci incoraggia a incamminarci verso questa nuova realtà. Predicherà un battesimo di conversione per il perdono dei peccati auspicando che tutti ci si prepari alla salvezza definitiva. Non sarà certamente il battesimo sacramentale istituito da Cristo, che verrà conferito in Spirito Santo per il lavacro di rigenerazione, ma in questo atto rituale di abluzione al Giordano, verrà significata la predisposizione interiore degli uomini all'accoglienza del Salvatore, insomma la conversione per il perdono dei peccati. E in tutto questo ci incoraggia a riscoprire il primato di Dio, la necessità della sua Parola e delle sue vie, che assumeranno concretezza nelle opere e nelle parole del Cristo, Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. La presente data del 24 Giugno sembrerebbe anacronistica poiché in piena estate ci riporta al periodo oramai lontano dell'Avvento, nel quale la figura del Battista troneggia con più efficacia ed è maggiormente capace di ispirazioni, ciononostante l'invito alla conversione e alla scelta preferenziale di Dio non è mai fuori luogo ed è sempre importante chi ci indichi vie molto più pertinenti delle nostre. La nascita del Battista, unico Santo di cui si festeggia la venuta al mondo a livello universale, è il contrassegno della sua importanza in ordine al Vangelo e racchiude essa stessa il monito "Convertitevi e credete" che Gesù stesso riproporrà in tempi successivi e che è alla base di ogni cambiamento radicale e di ogni trasformazione interiore e collettiva. |