Omelia (31-05-2005) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Luca 1,39-56 Dalla Parola del giorno Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" Come vivere questa Parola? Dalla liturgia di oggi accogliamo l'invito della Chiesa a rivivere la gioia di Elisabetta e di Maria che si incontrano ad Ain Karim. E proprio attraverso le parole piene di meraviglia che Elisabetta rivolge a sua cugina, cerchiamo di penetrare la ricchezza senza fondo di questo evento di storia della salvezza. "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?". Elisabetta resta letteralmente spiazzata da questo "venire a lei" della madre del Signore. Celebrare la festa della visitazione significa, allora, innanzitutto, entrare nell'incomprensibilità di un Dio che "visita" l'uomo a partire da un desiderio insopprimibile di vicinanza e di comunione con la sua creatura. L'atteggiamento autentico dell'uomo religioso, sul modello di quello di Elisabetta, è un'insopprimibile stupore, colmo di gratitudine, per un incontro che non si è fatto niente per meritare, dono generosissimo d'amore di un Dio che vuole essere generato nella nostra vita per vivere sempre con noi. Oggi cercherò con tutto il cuore di entrare nell'esuberanza di gioia suscitata dall'incontro per eccellenza per il quale, da sempre, il cuore dell'uomo e quello di Dio bruciano di nostalgia. Donami, Signore, di esprimere anch'io il mio Magnificat per gli incontri già avvenuti con Te e Ti chiedo, per intercessione di Maria, che sempre più intimi e duraturi si facciano gli effetti delle Tue visite in me. La voce di un grande poeta Ah, il Salvatore in lei – ancora un fiore; ma il Battista in grembo alla cugina ruppe la sua gioia dando guizzi. Rainer Maria Rilke |