Commento su Mt 6, 7-10 ss
«Gesù disse ai suoi discepoli: "Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quale cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli...».
Mt 6, 7-10 ss.
Come vivere questa Parola?
Oggi, nel Vangelo odierno, Gesù, il nostro unico e vero Maestro, ci rivolge una lezione magistrale sulla preghiera. Anzitutto, in negativo: egli ci insegna prima di tutto che pregare non consiste nello sprecare molte parole con Dio riguardo ai vari nostri bisogni, «perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate». Pregare non consiste nemmeno nel tentativo vano di piegare Dio alle nostre voglie velleitarie o di cercare di rabbonirlo nei nostri riguardi, perché Dio non è un "padre-padrone", ma è soltanto un Padre genuino che ama veramente i suoi figli, prima ancora di tutti i loro bisogni.
In effetti Gesù era molto preoccupato della preghiera dei suoi discepoli. Voleva che essi pregassero sempre, con insistenza e che la loro preghiera fosse autentica, limpida, trasparente, umile e tenace.
E ora soffermiamoci un momento sulla prima parola della preghiera insegnata da Gesù ai suoi discepoli: "Padre". Esso è veramente insolito e sorprendente. ‘Padre' non è uno dei tanti nomi e attributi di Dio, come l'Immenso, l'Eterno, l'Increato... ma è il Suo Nome proprio per antonomasia.
Per dire Padre, Gesù ha usato un termine della sua lingua materna, l'aramaico (Abbà), che dovrebbe essere tradotto in italiano con ‘Papà' e che esprime tutta l'intimità filiale che sgorga dalla contemplazione del Figlio davanti al Padre Celeste.
La prima parola del Padrenostro è dunque già un primo annuncio che ci pone al centro della preghiera cristiana per eccellenza, perché in essa è già contenuto, come in germe, ogni preghiera.
La bella notizia che Dio è Abbà e che noi siamo suoi figli è liberante e ci è di enorme conforto. Vuol dire che all'origine del nostro essere non c'è stato il caso o il destino, ma una decisione libera di un Padre, colma di un amore totale, personale, e di una gratuità assoluta. Non siamo quindi né schiavi, né orfani, ma siamo immensamente e per sempre, solo figli amati. E questo è un enorme conforto!
Oggi, lungo la giornata, mi soffermerò a meditare e a pregare profondamente e semplicemente il Padre nostro di Gesù, questa preghiera stupenda, "che è il breviario di tutto il Vangelo" (Tertulliano).
La voce di un Vescovo e apologeta greco antico
"Se lo chiamo Padre dico di lui tutto".
Teofilo di Antiochia, Ad Autolico I,3
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it