Commento su Mt 6, 21-23
«Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l'occhio; perciò se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso: Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».
Mt 6, 21-23
Come vivere questa Parola?
Nel Vangelo di oggi Gesù menziona i due organi più importanti del nostro corpo: il cuore e l'occhio e attribuisce al secondo un aggettivo interessante (semplice). "La lampada del corpo è l'occhio; perciò se il tuo occhio è semplice (haplous), tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso". Il cuore e l'occhio si richiamano a vicenda e svolgono nel nostro corpo una funzione correlata, in intima interdipendenza l'uno dall'altro. L'occhio presiede alla illuminazione fisica e risulta come la sintesi più espressiva di tutta la persona. "L'occhio è lo specchio dell'anima", dice la sapienza popolare. Il cuore presiede al discernimento interiore e spirituale. L'uno comunica all'altro la realtà illuminata: quello che l'occhio contempla lo passa al cuore, e ciò che è puntualizzato dal cuore viene a riflettersi limpidamente sull'occhio. Per questa circolarità tra occhio e cuore, nella persona "unificata" e "semplice", tutto è ordine, luce e trasparenza, tutto è vero, genuino e autentico. Così avviene che il "sì" e il "no" pronunciati con le labbra, corrispondano veramente ed esattamente a quelli pronunciati nell'interiorità (Mt 5,37). Il cuore non semplice (diplous, doppio) e l'occhio cattivo (Mt 6,22) sono segni esteriori d'una lacerazione interiore, d'una adesione non integra e totale al Cristo e quindi segno di una personalità schizofrenica spiritualmente.
Il semplice non si lascia distrarre da ciò che è secondario, marginale, superficiale, non si perde in fronzoli, in quisquiglie e banalità, ma va direttamente all'essenziale: riduce progressivamente la sua vita all'essenziale, mette Dio al centro della propria esistenza e fa girare tutto attorno a questo "centro" e aspira a orientare tutto se stesso esclusivamente verso Dio "con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Dt 6,5). S. Gregorio Magno afferma stupendamente e sinteticamente: "Il Dio semplice semplifica colui di cui abita il cuore. L'uomo che partecipa alla vita di Dio, diventa semplice" (Moralia XV,6). La semplicità comporta tutto un lavoro paziente di semplificazione della propria vita. Si tratta infatti di purificare, togliere, lasciar cadere l'accessorio, eliminare le opacità, puntare sull'essenziale, evacuare tutti gli idoli.
La voce del grande Santo di Assisi
"Il Santo praticava personalmente con cura particolare e amava negli altri la santa semplicità, figlia della grazia, vera sorella della sapienza, madre della giustizia. Non che approvasse ogni tipo di semplicità, ma solo quella alla quale Dio basta e per la quale tutto il resto non conta... É la semplicità che in tutte le leggi divine lascia la tortuosità delle parole, gli ornamenti e gli orpelli, come pure le ostentazioni e le curiosità a chi vuole perdersi, e cerca non la scorza, ma il midollo, non il guscio, ma il nocciolo, non molte cose, ma il molto, il sommo e stabile bene... Per questo, nelle Lodi che compose riguardo alle virtù, dice: «Ave, o regina sapienza, il Signore ti salvi con la tua sorella, la pura e santa semplicità»".
Tommaso da Celano, Vita seconda, 189, in Fonti Francescane, 775
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it