Questa domenica coincide con la natività di S. Giovanni Battista: «Se si eccettua la Vergine Maria, il Battista è l'unico santo di cui la liturgia festeggia la nascita, e lo fa perché essa è strettamente connessa al mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Fin dal grembo materno, infatti, Giovanni è precursore di Gesù: il suo prodigioso concepimento è annunciato dall'Angelo a Maria come segno che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37), sei mesi prima del grande prodigio che ci dà salvezza, l'unione di Dio con l'uomo per opera dello Spirito Santo» (Benedetto XVI).
Cugino carnale di Gesù, ebbe il ruolo di fargli da "precursore", cioè di preparare le persone alla venuta del Signore. Dal Vangelo di oggi, emerge come Dio abbia anche su Giovanni un progetto ben preciso; a Geremia il Signore dice: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato» (Ger 1,5); dunque Dio ha un progetto già inscritto nel suo nome: "dono di Dio", o anche "Dio elargisce favore", o anche "Dio è misericordia".
Nel nome, per gli ebrei c'era già inscritta la propria missione: così Dio ha un progetto per noi sin dall'eternità, c'è un sogno di Dio su ognuno di noi e siamo tutti un tassello unico, prezioso e irripetibile nel grande "puzzle" dell'umanità! I genitori di Giovanni, anziani e sterili, che hanno ricevuto questo grande dono, son chiamati a riconoscere questo progetto, lasciando i loro schemi (come il mettergli il nome del parente, in genere del nonno) e progetti egoisti (mio figlio sarà questo e farà quell'altro); solo allora la lingua di Zaccaria, reso muto per la sua incredulità dopo l'annuncio, si scioglie; questo sarà anche un segno che Giovanni sarà voce.
Quante volte i genitori rimangono "muti" o "senza parole" quando il figlio "non segue i loro progetti"; spesso si sente dire: mio figlio farà il dottore perché io sono dottore; mio figlio sarà un famoso pincopallino perché io non ho potuto esserlo; mia figlia starà con me, perché se no poi da anziana come farò, peggio ancora quando un figlio sente la chiamata del Signore; in buona parte dei casi, apriti cielo! Dietro tutti questi "progetti", si cela il nefasto egoismo, che trasforma le relazioni parentali in possesso.
Già la nascita di Giovanni "grida" di aprirsi a un progetto più grande che si cela in un figlio; una missione da compiere. Compito del genitore è educarlo e accompagnarlo, mettendolo in condizione di scegliere liberamente il suo vero bene! Giovanni è scelto e consacrato fin dal seno materno per portare la salvezza di Dio fino all'estremità della terra. Starà ritirato per tanti anni prima di iniziare la sua missione, come a dire: c'è un tempo di nascondimento perché questa missione maturi. Così anche per noi, c'è un tempo perché germogli in noi il progetto di Dio e perché ci si prepari alla missione; ogni cosa ha i suoi tempi.
Quando Giovanni inizierà la sua missione, sarà tutto relativo a Dio: annunzia la venuta del Signore, chiamando con forza a conversione; vive austeramente, testimoniando le sue parole con un'irreprensibile condotta di vita; quando tutti lo esaltavano pensando fosse il Messia, non si inorgoglisce, ma si fa piccolo, mettendosi da parte, rimandando tutti da Gesù; ha avuto il coraggio di rimproverare un potente del suo tempo, dichiarando che non gli è lecito davanti a Dio di stare con la moglie di suo fratello e per questo morirà martire, martire della Verità. Ma prima, arrestato, nel buio del carcere, ha sofferto la notte oscura del dubbio, del purificare le sue idee sul Messia e su Dio, data la diversità di Gesù dalle sue attese.
Guardiamo a questo grande santo come modello, modello di discepolo, di missionario; modello di uomo relativo a Dio, innamorato della verità, che ha saputo farsi piccolo, lottando per la verità e mettendo da parte il suo io per fare posto all'amore di Dio.
|