Omelia (01-07-2018)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Giuseppe Di Stefano

Gesù e le donne

Due miracoli compongono questo lungo racconto, messi insieme da Marco con un procedimento detto a incastro. Si tratta di due donne. Una fanciulla di dodici anni che, mentre si appresta a diventare donna, è bloccata da una malattia mortale. E una donna che da dodici anni, per inguaribili perdite di sangue, è come se non fosse più donna, risultando impura di fronte alla Legge e portatrice di impurità. Nella società di allora, le donne erano considerate come minorenni e impure, ma Gesù dimostra di non condividere questi pregiudizi... anzi, proprio nel compiere i due miracoli, valorizza quelle formule di comunicazione e di espressione che sono tipiche del mondo femminile.
È importante mettere in rilievo la bellezza del gesto di Gesù che, con la mano, prende la mano della bambina. «Ogni madre conosce l'efficacia di una semplice stretta della sua mano su un bambino che si agita nel delirio della febbre o di un incubo. Come se, inspiegabilmente, si trasfondesse la pace nella creatura sconvolta che per un momento si lascia vivere al ritmo di un altro cuore» (A. Besnard).
Anche quando si avvicina la morte la sola cosa che si possa fare per chi è assalito dall'angoscia è di tenergli la mano per aiutarlo ad attraversare con fermezza le tenebre della solitudine e della sofferenza. Può dirsi veramente fortunato chi, in qualche momento difficile della sua vita, ha fatto esperienza di una mano amica, quando ogni parola sarebbe stata inopportuna e forse anche impossibile.
Se già la fragile nuda mano dell'uomo può compiere qualcosa di prodigioso, grazie soltanto alla tenerezza di chi la tende, che cosa dobbiamo immaginare per la mano di Gesù, che è la mano stessa di Dio?
Mano premurosa e delicata, quella di Gesù, è anche mano coraggiosa. Entrando in contatto sia con la fanciulla che con la donna, infatti, Gesù si compromette e, pur conoscendo la Legge che dichiarava il sangue e i morti fonte di impurità, decide di non rispettarla.
Chi è Dio? Quel gesto della mano di Gesù dice più di tanti trattati. Dio è da immaginare nell'atto di tendere sempre la mano, per dare la sua vita.
Ma c'è un altro particolare del racconto che rivela la tenerezza materna di Gesù. Di che cosa si preoccupa Gesù dopo che la fanciulla ha ripreso a vivere? Non tanto che il miracolo fosse conosciuto (anzi raccomanda con insistenza di non farlo sapere), ma che la bambina avesse subito qualcosa da mangiare. Ci sono pochi libri in cui si mangi tanto come nei vangeli.
La vita è già così difficile e tormentata che Gesù non vuole togliere nessuna particella di gioia, di bellezza, di amicizia, di convivialità. Questa volta c'è una ragione particolare: la bambina deve dimenticare i brutti sogni e ritrovare la felicità perduta. Per questo ci è facile immaginare che Gesù abbia partecipato a quel festoso banchetto e abbia poi accolto tra le sue braccia quella bambina, quando già i suoi occhi stavano per chiudersi in un sonno ristoratore, magari appesantiti dalle troppe emozioni forti di quella indimenticabile giornata.