Il figlio di Maria
Gesù venne nella sua patria
Questo fatto lo troviamo raccontato in tutti e tre i sinottici, anche se con differenze sostanziali. Marco sembra essere storicamente più concreto a differenza di Luca e Matteo che, per non creare difficoltà alle comunità a cui si rivolgono, attenuano i toni.
Il racconto è semplice: Gesù torna a Nazareth dove è cresciuto e di sabato va nella sinagoga di sempre, per la preghiera. Era normale che chi era invitato a leggere dicesse anche qualche parola di commento alla Scrittura, così Marco dice che Gesù si mise a insegnare nella sinagoga.
Il fatto è che Gesù è incappato nel turbinio delle chiacchiere, di quelle cose che si dicono sottovoce a tutti. Oggi ci siamo modernizzati, e se anche al termine delle celebrazioni vediamo capannelli di persone parlare tra loro fuori delle chiese, è il cellulare e i gruppi sui social (facebook, whatsapp, web...) che fanno da conduttori e moltiplicatori dei "si dice". Il fenomeno che caratterizza questo nostro tempo è quello che è stato definito "post-verità": La verità non sta nei fatti concreti ma nel sentire, le impressioni che i social comunicano e moltiplicano. Oggi è difficile parlare di "opinione pubblica" piuttosto di "emozione pubblica" diffusa e accelerata dalla comunicazione tecnologica (gli esempi possono essere tanti, dai vaccini alle diete, dal fenomeno migratorio alle discriminazioni sociali).
Rimanevano stupiti e dicevano
il contenuto di quello che Gesù ha detto sembra non avere interesse piuttosto si fa caso alla sua persona, sono gli amici di Gesù, quelli che sono cresciuti con lui, con cui hanno giocato insieme da bambino o che si sono serviti delle sue capacità artigianali che innescano una serie di "si dice", a fare domande senza risposte, ad insinuare perplessità: Da dove gli vengono queste cose?
Non meraviglia il dono di Dio, né quello della Parola né quello dei prodigi he la accompagnano, si preferisce andare a scandagliare l'Uomo, la sua famiglia, le sue origini. Lo stupore, invece di liberare gioia per il nuovo che avanza, sembra generare giudizio, forse rabbia, negazione.
Non è costui il falegname
Sembra quasi di sentire l'eco delle voci dei nazareni che si rincorrono, quasi un crescendo di parole che sottintendono sentimenti e sensazioni, giudizi e stangate... è proprio vero che nell'umano genere molto è cambiato in tecnologia e benessere ma molto poco nelle relazioni.
Da dove gli vengono queste cose è la domanda di partenza che sembra argomentare sulle idee, poi si insinua sulla preparazione teologica, la scuola che ha frequentato - E che sapienza è quella che gli è stata data? - per poi toccare la posizione sociale - Non è costui il falegname - ma il tocco finale è tutto nelle sue origini: il figlio di Maria.
Per l'affetto che nutriamo nei confronti della Madre del Signore, a noi oggi pare una bella affermazione, ma non è così; le persone, all'epoca erano conosciute e chiamate in relazione al proprio padre, per fare qualche esempio: Levi, figlio di Alfeo (Mc 2,14), Giacomo, figlio di Zebedeo (Mc 3,17), Bartimeo, figlio di Timeo (Mc 10,46), ma anche un tale, chiamato Barabba (Mc 15,7) "bar-abba" figlio di suo padre come per dire figlio di nessuno. Non siamo molto distanti dal figlio di Maria, il cui padre non è rammentato. Gli altri sinottici nei passi paralleli correggono l'espressione che suona male: Matteo lega le due affermazioni e dice Figlio del falegname per poi aggiungere sua madre non si chiama Maria? (13,55); Luca più decisamente dice figlio di Giuseppe (4,22).
Il giudizio impietoso mina le relazioni, condiziona la verità, falsifica i rapporti tra le persone, ieri come oggi crea scandalo.
Non è disprezzato
Brutta cosa è l'abitudine alle cose, alle persone, ai fatti; l'abitudine chiude gli occhi davanti alle mutazioni e non permette di vedere né il nuovo che avanza come lo stantio che ristagna. E ancor peggio quando l'abitudine fa muro ad ogni istanza di cambiamento ed impedisce alla storia il suo corso. Gesù constata il disprezzo, la mancata valutazione, da parte dei compaesani e dei familiari accecati dall'abitudine e resi incapaci di cogliere l'azione di Dio nella storia, resi sordi all'interpellare del Profeta.
I profeti sono coloro che hanno la capacità di allargare gli orizzonti, di leggere nel presente l'azione di Dio, di cogliere gli insignificanti movimenti della storia, di amplificare il silenzioso rumore della foresta che cresce.
E si meravigliava della loro incredulità
Una visione chiusa dai pregiudizi, la pretesa di conoscere già tutto, rende il cuore sclerotico, privo d libertà, egoisticamente bloccato, non ci permette il confronto sereno con la realtà, di guardare in faccia l'uomo.
E mentre noi cerchiamo sempre altri segni, altri prodigi, non ci accorgiamo che il vero Segno è Lui, Dio fatto carne, è Lui il più grande miracolo dell'universo: tutto l'amore di Dio racchiuso in un cuore umano, in un volto d'uomo (Benedetto XVI, 08.07.12).