Omelia (29-07-2018) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Pane, amore e Parola di Dio Dovunque si parli di pane nella Scrittura, si tratta di un alimento indispensabile e prezioso per la vita dell'uomo e dovunque se ne parli lo si considera un dono inestimabile del Signore. Nei casi in cui Dio interviene per sfamare il singolo soggetto o l'intero popolo, egli lo fa concedendo manna, pane al mattino e carne alla sera (il caso del profeta Elia al torrente Kerit), focacce e grano, ma sempre e comunque questo è l'alimento simbolo di protezione e divina paternità che contrassegna la concretezza della misericordia del Padre. Certo, il pane si guadagna con il sudore della propria fronte e a volte coste anche fatica e patimenti. Vi è anche chi parla nella Bibbia di "pane di lacrime"; ma che tale alimento esprime sollecitudine divina sembra abbastanza scontato L'episodio che riguarda l'"uomo di Dio" Eliseo è del tutto prefigurativo e introduttivo al famoso miracolo della moltiplicazione dei pani di Gesù, ma ancora una volta Eliseo sottolinea l'intervento risolutivo di Dio a favore degli uomini. Il profeta, che in precedenza aveva reso commestibile con un pugno di farina della minestra avvelenata (2Re 4, 42 - 44), si trova a moltiplicare venti pani d'orzo. Inizialmente si mostra titubante di poter sfamare tanta gente con così poche porzioni di pane, ma confidando nella Parola del Signore la cui onnipotenza è indiscussa anche perché commista a misericordia, esegue la spartizione rilevando che davvero il popolo "ne mangia e ne fa avanzare", sorprendentemente verificando che Dio concede anche oltre la necessità oggettiva dei suoi fedeli. Dio non manca di provvedere l'alimento indispensabile per il suo popolo e il pane è l'elemento non solamente irrinunciabile per tutti, ma anche quello che crea comunione e condivisione fra tutti gli uomini: attorno a una forma di preziosissimo cibo si accordano anche le Nazioni e per il suo procacciamento si sono impostate trattative e soluzioni diplomatiche. Può darsi che non dappertutto il pane abbia lo stesso prezzo, ma in ogni luogo o regione sussiste il "calmiere" per rendere accessibile a tutti questo alimento. Non è fuori luogo osservare quindi che dove ci sia il pane dovrebbe regnare unione, armonia, pace e condivisione perché un solo pezzo di pane è in grado di attrarre tutti molto meglio di un lauto banchetto, come suggerisce anche il libro dei Proverbi: "E' meglio un tozzo di pane secco con tranquillità di una casa piena di banchetti e di discordia."(Pr 17, 1 - 2).Dio infatti concede il pane perché vuole la comunione e invoca la condivisione con coloro che non hanno nulla e solo lui è capace di farne dono sotto queste prospettive esaltanti. Ma se Dio concede il pane per mezzo dei suoi uomini prescelti e dei suoi profeti, se Lui provvede con il pane a sfamare singoli e interi popoli, in Gesù Cristo Dio ci dimostra che oltre a sfamare si rende pane egli stesso per tutti. La suddivisione dei pochissimi pani e dei pesci viene descritta da tutt'e quattro gli evangelisti (forse è questo l'unico episodio di cui ne parlano tutti), i quali concordano tutti che il numero di persone che beneficiano di questo prodigio è di cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Marco e Matteo aggiungono a tale descrizione un altro miracolo di moltiplicazione che favorisce quattromila persone. Si tratta di un popolo attento all'ascolto della parola di Gesù che viene interpretata come messaggio di divina provenienza; la gente fa ressa attorno a colui che ormai viene considerato il Messia perché pende dalle sue labbra, desiderosa di essere esortata secondo moniti e suggerimenti differenti da quelli ordinari del linguaggio umano. Del resto Gesù è egli stesso la Parola incarnata del Dio vivente e le sue opere, associate alle sue parole, ne mostrano l'evidenza, come pure il suo voler donarsi indistintamente a tutti e senza condizioni. La scorsa Domenica infatti si riscontrava che Gesù, seppure invitasse i discepoli al riposo e al raccoglimento, non si risparmiava per la gente che da ogni parte sbucava per intrattenersi con lui: concedeva loro se medesimo ai cinquemila che lo ascoltano e lo stesso gesto del moltiplicare i pani denota la gioia del donarsi volentieri e senza retorica. Gesù dopo aver dato la sua parola ai cinquemila, comunica se stesso nella suddivisione di pane e pesci e la valenza del suo amore realizza il prodigio dell'estinzione della fame materiale degli astanti. Anzi, che la moltiplicazione dei pani sia opera del suo amore divino per l'umanità è contrassegnato dall'universalità implicita di questo gesto: dodici erano le tribù d'Israele, dodici sono i canestri di pane avanzato. Giovanni però nei versi successivi del presente capitolo tiene a sottolineare che non soltanto Gesù concede il pane, ribadendo la sollecitudine misericordiosa di Dio Padre, ma che egli stesso si identifica con il "pane vivo disceso dal cielo" del quale tutti sono invitati a mangiare per soddisfare la fame inconsapevole di assoluto. Lui dona il pane e dona se stesso, perché pane vivo è egli stesso. Anche nella Cena del congedo con i suoi, Gesù ripartirà il pane esternando ad essi la gratuità del dono di se stesso e quello sarà il momento decisivo della sua configurazione totalizzante al "pane vivo disceso dal Cielo: l'Eucarestia". In essa il "pane vivo disceso dal cielo" diviene dono inesorabile di salvezza, pegno di vita eterna e slancio motivazionale per la vita attuale. Il pane materiale ci rammenta quindi la necessità di Gesù pane vivo alimento di immortalità. Mentre ringraziamo Dio per il pane materiale che presenzia tutti i giorni nelle nostre tavole cercando di non trascurare quanti il pane non lo possono permetterselo, mentre nella preghiera rinnoviamo la richiesta del "pane quotidiano" accanto al perdono dei peccati, non possiamo non appropriarci della grazia conferitaci dal pane eucaristico, Gesù stesso, che esalta in noi il dono della vita. Il pane vivo disceso dal cielo, che provvede alla nostra fame per intero, così come Dio Padre interviene sulla fame di singoli e di popoli interi. |