Ringrazia, dona, non buttar via
Gesù che alza gli occhi (Gv 6,5a). Questa espressione mi piace tanto. Gesù che sa raccogliersi e raccogliere i suoi discepoli ma che non si distrae, perché tiene gli occhi sempre aperti sull'uomo. Anche domenica scorsa lo abbiamo visto così mentre cercava un po' di riposo per i suoi e per sé. Gesù che guarda e sente la fame umana di Dio e di pane. Gesù, il Dio che lancia la sfida al suo discepolo, perché impari ad amare l'uomo in tutta la sua persona, fatta di spirito ma anche di carne (Gv 6,5b-6); perché impari a conoscere come agisce Dio e come l'uomo può sintonizzarsi con la sua azione. Filippo risponde al Maestro con onestà e realismo: "Signore se si deve andare a comprare un pezzo di pane per ciascuno, non ce la facciamo..." (Gv 6,7). Allora spunta fuori Andrea che fa un'osservazione su ciò che ha intravisto tra le mani di un ragazzo: "5 pani e 2 pesci, ma che si fa? Non si possono mica mettere davanti a tanta gente, troppo pochi!" Forse Andrea non aveva ancora letto quel passo delle Scritture del suo popolo che oggi noi leggiamo come prima lettura della liturgia domenicale. Un uomo di Baal-Salisa porta ad Eliseo le primizie da offrire a Dio, ma invece di vederle accogliere nelle sue proprie mani si sente dire dal profeta di metterle davanti alla gente. Che bella questa richiesta! Dare/condividere con il popolo le primizie riservate a Dio non è sottrargliele. E' il modo più luminoso per rispettare il decreto divino: 20 pani d'orzo che, messi davanti alla gente, sfamarono un centinaio di persone e ne avanzarono (1Re 4,43-44).
Ma torniamo al vangelo. Anche la domanda di Andrea possiede la ferrea logica di Filippo. Ma Gesù non chiede a lui e agli altri di seguirla; né chiede loro di fare una colletta presso la gente, bensì di farli sedere comodamente, come quando ci si prepara a condividere un lauto banchetto. Giovanni annota che erano circa 5000 uomini (Gv 6,10). Il brano poi ci dice che Gesù prende quei 5 pani e, ringraziando il Cielo, li da alla gente seduta davanti a Lui e fa lo stesso con i 2 pesci. Vengono saziati 5000 uomini; anche qui gli avanzi abbondano e si raccolgono meticolosamente per obbedire alla indicazione del Signore: nulla vada sprecato! (Gv 6,12-13). Ditemi la verità: anche voi dareste non so cosa per poter carpire qualcosa in più dal vangelo, per sapere come ha fatto Gesù a far diventare quel po' di cibo una camionata di pane e di pesce. Oh se si potesse "vedere" come è avvenuto questo miracolo! Un segno meraviglioso. Certo, voi starete pensando: "ma l'uomo Gesù Cristo è anche Dio; di questi segni ne ha fatti e ne può sempre fare quando vuole, se no che Dio sarebbe? O no?" Sicuramente.
Però oggi voglio soffermarmi con voi sull'acquarello rappresentativo della scena evangelica che accompagna, come sempre, il mio commento. Sia l'autrice (la prof.ssa Maria Cavazzini), sia chi vi parla, concordano nel pensare che questo acquarello è tra i più belli che sono usciti dalle sue mani. A noi sembra che l'immagine dica quel qualcosa di più che il vangelo lascia (forse) volutamente all'intuizione del lettore o dell'artista, come in questo caso. Osservate l'acquarello prima nei suoi singoli dettagli, uno ad uno. Poi cercate di dare un colpo d'occhio generale tenendo come punto focale quelle mani provenienti dall'alto che spezzano il pane. Forse noterete come una sorta di vortice in movimento, dove le mani che ricevono sono anche le mani che danno. Almeno questa è l'impressione che ebbi la prima volta che vidi l'acquarello. Come dire: ogni bene che è messo nelle nostre mani, dal pane ad ogni altra risorsa, se è condiviso con amore si moltiplica. Poco o tanto non importa. Anche perché se pensi ai bisogni dell'umanità, quel che abbiamo ci sembra sempre poco. Eppure il vangelo sembra voler comunicare che solo il mio dare con amore quel poco fa accendere la scintilla divina dell'effetto moltiplicatore. Solo se accetto di essere quel ragazzo che consegna nelle mani di Gesù ciò che ha, posso sperimentare ancora oggi la moltiplicazione dell'Amore. Mi ricordo ancora di un prete che andò in pellegrinaggio con i propri amici. All'inizio, nei luoghi dove ci si fermava per i pasti, si pagava dividendo la spesa per tutto. Poi una sera, di nascosto si alza e paga con gioia la cena per tutti. Che succede? Dopo quella cena comincia una gara non dichiarata. Nei giorni successivi arriva prima uno a pagare il pranzo per tutti, poi l'altro la cena, poi un altro ancora la colazione e poi ancora un altro...Da allora ogni volta che questo gruppo si ritrova in un locale per un banchetto, la gara spesso si ripresenta: si escogitano sempre nuove strategie per andare a pagare per tutti senza farsi accorgere dagli altri. Che bello vivere così! Che gioia donare senza aspettarsi nulla, nella sola fiducia che l'amore contagia e ti ritorna indietro con il centuplo!
Basterebbe scegliere di vivere con questo stile che Gesù ci insegna per avviare una rivoluzione che tolga il 70-80% dell'umanità dalla povertà di pane che ancora soffre su questa terra. Basterebbe il nostro poco, il poco di ciascuno condiviso per amore. Ma sappiamo che non è su questa terra che il Regno di Dio trionfa. Perciò è importante ricordare che il suo Regno avanza solo nel concorso della nostra libertà di donare. Dio non costringe nessuno a dare, perché solo nella libertà si ama. Dio ci faccia coraggiosi, sufficientemente sognatori e capaci di osare come quel ragazzo che si fece avanti con i suoi 5 pani e 2 pesci. Ultima osservazione. Il vangelo termina con la meraviglia del popolo sfamato che, alla vista di quel segno, fa un atto di fede. Gesù allora si ritira di nuovo da solo. Per riposare? No. Il Vangelo ce lo spiega: sapendo che venivano a prenderlo per farlo re (Gv 6,15). La gente fa un atto di fede, ma trattasi di fede ancora molto interessata. Non sa ancora con chi ha a che fare e cosa Egli è venuto a fare e spiegare. Domenica prossima, il vangelo ci aiuterà a capire come si cerca ma anche come non si debba cercare il Signore, per non cadere nell'equivoco così facile, anche oggi, di pensare di aver chiara la sua identità e la sua missione.
|