Omelia (29-07-2018)
diac. Vito Calella
Dono sovrabbondante e gratuito per tutti

1. L'interpretazione più corrente: il poco che si ha, quando viene condiviso, giova per tutti.
Tutte le volte che ascoltiamo il miracolo della moltiplicazione dei pani, raccontato sei volte nei quattro vangeli, ormai è diventato comune riconoscere che l'accumulo di beni è la radice di tante ingiustizie, a partire dalla fame nel mondo. Se tutti imparassero a condividere ciò che hanno mettendolo a disposizione di tutti, si risolverebbero subito tanti problemi di sofferenze e povertà. È possibile vivere le nostre relazioni con gli altri tenendo presente questo proposito: se hai, hai per dare. Va in direzione opposta alla tendenza dell'avere per accumulare sempre di più.


2. Somiglianze e differenze nel racconto dell'evangelista Giovanni
Un ascolto attento al testo del Vangelo di Giovanni, confrontato con il miracolo della moltiplicazione dei pani del profeta Eliseo e con gli altri racconti evangelici dello stesso miracolo, mette in luce alcune particolarità.
Ci sono quattro cose simili tra il racconto del miracolo della moltiplicazione dei venti pani d'orzo che, consegnati al profeta Eliseo, sfamarono cento persone e il racconto del vangelo che ci mostra Gesù preoccupato a sfamare la folla: I pani sono di orzo (prima), la domanda sul come sfamare tanta gente con così pochi pani (seconda), tutti mangiarono a sazietà e avanzarono pezzi di pane (terza). La quarta similitudine sta nel fatto che sia Eliseo, sia Gesù agiscono confidando nel nome di Dio. Eliseo cita la parola del Signore: «Ne mangeranno e se faranno avanzare». Gesù fece una preghiera di rendimento di grazie prima di procedere alla distribuzione. Ma ci sono anche due differenze: La prima è che non ci sono paragoni di numero: venti pani d'orzo per cento persone contro cinque pani d'orzo per cinquemila persone. La seconda differenza: nel vangelo di Giovanni Gesù ordina ai suoi discepoli soltanto tre azioni: andare a comprare il cibo, con la precisazione dell'evangelista: «diceva così per metterlo alla prova, egli infatti sapeva quello che stava per fare»; fare in modo che la gente si sieda in modo organizzato e raccogliere gli avanzi del pane; ma è lui da solo a donare a tutta quella immensa folla sia il pane, sia il pesce: «Li diede a quelli che erano seduti e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano».
Solo nel Vangelo di Giovanni appare la figura del ragazzino, il quale, unico tra una immensa folla, custodisce tutti quei cinque pani e due pesci, che serviranno a sfamare la moltitudine. Niente è scritto per caso. Quel ragazzino, unico custode di cinque pani e due pesci ha un significato simbolico.

3. La sovrabbondanza del dono dello Spirito Santo per mezzo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, salvatore.
Il ragazzino è un umile custode di un dono che Gesù vuole offrire per tutta la folla. Il ragazzino non ha nome, è una figura che evoca una profondo senso di umiltà, di semplicità, ma anche di presenza provvidenziale in mezzo alla folla, perché solo lui custodisce i cinque pani e i due pesci. Può diventare segno simbolico della comunità cristiana inserita nel mondo. Il fatto che il ragazzino del vangelo sia una figura singolare, evoca anche il senso di unità di ogni comunità cristiana, corpo di Cristo,. Una immagine bellissima di questa comunità cristiana inserita nel mondo, ce la offre la Parola di Dio della lettera agli Efesini, ascoltata come seconda lettura di questa domenica. Il ragazzino del Vangelo può essere paragonato alla nostra comunità cristiana chiamata ad essere segno di «umiltà, dolcezza, magnanimità, sopportazione vicendevole nell'amore, ma soprattutto di unità: un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza, uno solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti».
Cosa possono rappresentare allora i cinque pani e i due pesci?
I due pesci possono rappresentare Gesù stesso, il Figlio-uomo, il Verbo fatto carne, il vero Dio e vero uomo; per questo sono simbolicamente due pesci, per aiutarci a contemplare il mistero dell'incarnazione, il divino che ha assunto l'umano e il mistero della sua morte e risurrezione, la vita che ha vinto la morte. Gesù è stato rappresentato fin dall'inizio della Chiesa apostolica con il simbolo del pesce, perché in greco le lettere della parola "pesce" erano iniziali di una frase che diceva una profonda professione di fede. Egli è per noi cristiani l' «Ιχϑύϛ»: pesce ([Ι] Iesùs [χ]Cristòs [ϑ]Zeou [ύ]Iiòs [ϛ] Sotèr = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore). I due pesci rappresentano il dono di se stesso che Gesù farà nel momento della sua morte di croce. Non è a caso che non rimanga nessun avanzo dei pesci. Invece saranno raccolti avanzi dei pani. L'offerta dei pesci è preannuncio del mistero della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù per la salvezza di tutta l'umanità, dono totale avvenuto una volta per tutte.
I cinque pani possono rappresentare il dono dello Spirito Santo, dono pasquale del Risorto. Dopo la lavanda dei piedi Gesù pronunciò un lungo discorso, come se fosse un testamento spirituale. In quelle parole rivolte ai suoi discepoli troviamo cinque promesse dello Spirito Santo (Gv 14, 15-17. 25-26; 15, 26-27; 16, 7-11. 12-15).
I cinque pani possono rappresentare le modalità con cui il Cristo risorto sarà dono per tutta l'umanità mediante l'azione dello Spirito Santo. La prima modalità sarà il pane della Parola viva del Risorto offerta all'umanità mediante la Chiesa, Parola pane vivo disceso dal cielo. La seconda modalità sarà il pane eucaristico che renderà attuale l'efficacia salvifica della sua morte e risurrezione. La terza modalità sarà il pane dei poveri, dei sofferenti, perché il Cristo risorto sarà presente in chi ha fame, in chi ha sete, in chi non ha di che vestire, nel forestiero, nell'ammalato, nell'incarcerato. Il Cristo risorto nel povero sofferente è un invito a praticare le opere di misericordia per essere segno di liberazione e di vita per tutti coloro che soffrono, non solo la fame di cibo, ma anche la fame e sete di giustizia. La quarta modalità sarà il pane della comunità riunita attorno al fondamento degli apostoli e un segno chiaro sono le dodici ceste di pane avanzato. L'ascolto della Parola di Dio, il sacramento dell'eucarestia e la vita etica dei credenti, che incontrano il Cristo risorto nei poveri mediante la pratica della carità, formano la vera e autentica comunità cristiana riunita nel nome del Cristo. La quinta modalità saranno i ministri ordinati chiamati a rappresentare il Cristo risorto nella comunità cristiana.
Per noi cristiani è chiaro che Gesù non venne per risolvere i nostri problemi con azioni miracolose che risolvono tutti i drammi umani. Gesù fece il miracolo della moltiplicazione dei pani, ma era solo un segno dell'avvento del Regno di Dio che avrebbe cominciato a realizzarsi nel mondo con la sua morte, sepoltura e risurrezione e con il dono pasquale dello Spirito Santo.
Il fatto che Gesù realizzò il miracolo della moltiplicazione dei pani a partire dall'offerta di tutto ciò che aveva quel ragazzino, rappresentante di ognuno di noi in comunione con la nostra comunità, è per dire l'importanza della nostra responsabilità di donare il poco che siamo e che abbiamo. «Il solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti», lo fa per mezzo dello Spirito Santo, ma il dono gratuito dell'amore del Padre agisce efficacemente nella nostra vita e nella storia del mondo mediante la disponibilità a donare ciò che siamo e che abbiamo, cioè a donare la povertà e il limite dei nostri cinque pani e due pesci, perché, mediante la nostra povera e umile disponibilità giunga a tutte le persone del mondo la forza trasformatrice e liberatrice dell'amore gratuito che dà la vita in pienezza.