Omelia (29-07-2018)
don Maurizio Prandi
La generosità, per guarire la piccolezza del cuore

Questa diciassettesima domenica del tempo ordinario coincide per le nostre comunità con la festa di S. Anna a Breccanecca e allargo a tutti la riflessione che sto proponendo nei giorni del triduo di preparazione. Una riflessione che parte dall'ascolto di alcune parole di padre Ermes Ronchi ma non solo; una riflessione sul cuore e sulle malattie che il cuore dell'uomo soffre, dalla durezza (del cuore) alla piccolezza (del cuore). In modo particolare, a partire dal vangelo che abbiamo ascoltato, credo che chiedere il dono di un cuore grande sia urgente (e parlo a partire da ciò che mi sembra di vivere personalmente, da tutta la distanza che sento rispetto alla parola di Dio).
Tutto parte dall'inizio del vangelo di oggi, da quel: Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea... quali sono questi fatti? Al tempio c'era un paralitico che da trentotto anni aspettava un'opportunità di guarigione preso la piscina miracolosa. Qualcuno però, entrava sempre prima di lui e nessuno lo aiutava. Gesù lo guarisce in giorno di sabato: apriti cielo! si apre subito una discussione perché Gesù avrebbe tradito il precetto del sabato. Quando incontra la meschinità, la piccolezza del cuore, Gesù ha una risposta: andare all'altra riva e da Gerusalemme, dal cuore del culto a Dio si sposta al mare di Galilea. Non soltanto Gesù, ma una folla immensa. Oggi ripartiamo da lì, da questa folla che lo segue perché vede compiere grandi prodigi sugli infermi, e che quasi si dimentica di andare a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua ormai vicina: come se la vera Pasqua (e l'autore di questo capitolo del vangelo di Giovanni che ci accompagnerà per un mese, certamente l'ha pensato) non fosse più sul monte Sion, dove era situato il Tempio, ma sui monti della Galilea, regione al confine, periferia del Regno d'Israele e luogo di continue insubordinazioni, dove la folla avrebbe trovato il vero, nuovo Tempio, luogo della presenza di Dio. Mi colpisce molto la fine della pagina di oggi: la solitudine di Gesù, che dice no a qualsiasi desiderio di una folla che lo vuole acclamare capo politico; Gesù su questo è molto chiaro e dice no (e la chiesa dovrebbe essere questo), a qualsiasi commistione con il potere temporale. È solo Gesù, non ci sono neppure i discepoli, che da questa domenica iniziano poco a poco a lasciarlo solo in tutti i sensi, fino a provocare il suo disappunto, che si manifesterà nell'amara domanda di Gesù, al termine di questo ciclo di domeniche: "Volete andarvene anche voi?".


Gesù si sposta all'altra riva perché non ne può più della meschinità, della piccolezza, della piccineria del cuore di chi sbandiera la propria fede in Dio e poi è incapace di gioire della guarigione di qualcuno che era paralizzato da trentotto anni! Meschinità, visioni ristrette, aria asfissiante fanno si che Gesù cerchi altrove un'aria che sia finalmente respirabile.


Contro la piccolezza, anche dei discepoli, (che pare facciano della soluzione del problema una questione di prezzo) il gesto di questo ragazzo (che non ha nome nel vangelo di Giovanni e che quindi potrei essere anche io, potremmo essere noi) di fronte alla paura dei discepoli che vedono avvicinarsi il momento di dover condividere quello che avevano con una folla immensa, la generosità di questo ragazzo che mette lì tutto quello che ha. A volte il cuore (e penso a me) è veramente piccolo! All'incontro con questo ragazzo, scrive don Daniele Simonazzi, giungiamo fugando ogni dubbio sul fatto che il dar da mangiare agli altri è tutto fuorché un problema legato allo stanziamento di una cifra.


Gesù vuole guarirmi dalla piccolezza del cuore perché lo Spirito Santo domanda spazio. Gesù, in ebraico si dice Jeshua e contiene al suo interno la radice ebraica ish, che io ricordavo volesse dire uomo; sì, ma non solo: ish è un verbo che vuol dire dilatare, allargare, fare spazio. Che bello! ci sono salvezza e vera e compiuta umanità quando espandi, ingrandisci il vivere, quando credi in grande, quando pensi in grande, quando dilati il tuo cuore. Credo che quando Gesù ha detto ai suoi discepoli che sarebbero diventati pescatori di uomini, avesse in testa proprio questo sogno: tirare fuori l'umanità da quello stagno dove credono di vivere e invece non vivono, mostrare agli uomini che stanno lì dentro, che sono fatti per un altro respiro, per un respiro più grande!


Il peccato è proprio questo rimpicciolimento del cuore, è la meschinità, è il pensare in piccolo, al nostro piccolo. S. Agostino diceva che il nostro cuore è come un sacco, che se lo tieni vuoto rimane ben ripiegato e ordinato, ma piccolo. Invece più oggetti metti dentro e più il sacco diventa grande, si dilata. Più oggetti d'amore offri al tuo cuore più il tuo cuore cresce. Ecco il peccato: non avere posto per nessuno nel mio cuore e custodire un sacco afflosciato. Non c'è spazio né per Dio, né per gli amici, né per i poveri, né per i sogni. In questo ultimo mese abbiamo provato, domenica dopo domenica fare qualche pensiero sulla fede: ebbene la fede è dilatazione e se nella mia vita non c'è questa dilatazione, povero me. Se l'altro mi è indifferente, se non desidero prendermi cura di nessuno, posso anche fare una vita perfetta ma... povero me, perché sono comunque in peccato.


Chiediamo allora insieme ai parrocchiani di Breccanecca a S. Anna questo dono: un cuore grande! Sono convinto che sia stata lei ad insegnare a sua figlia quei passi della Bibbia che hanno portato poi a quelle meravigliose parole che compongono il magnificat. L'anima mia magnifica, ingrandisce il Signore; un cuore piccolo nasconde Dio, un cuore grande lo rende presente e visibile a tutti. Magnifichiamo insieme Dio allora, rendiamolo grande, perché sono i piccoli, (come quel ragazzo) e i poveri (come quel ragazzo), a porre gesti che sono capaci di cambiare il cuore delle persone. Magari anche Filippo, e Andrea, e Tommaso hanno detto: se è capace questo bambino di donare quello che ha, possiamo farlo anche noi!


Il primo passo verso la grandezza del cuore allora è proprio questo: ricevere dai poveri quello che possono mettere a disposizione, anche se mi sembra poco, anche se mi sembra niente. È di quel poco che ho veramente bisogno!