Omelia (05-08-2018)
padre Antonio Rungi
Il pane dal cielo, cibo per la nostra vita terrena

La diciottesima domenica del tempo ordinario ci ripresenta il tema del pane eucaristico, con il duplice riferimento ad esso nella prima lettura, tratta dal Libro dell'Esodo, in cui è raccontato il miracolo della mamma piovuta dal cielo, e nel vangelo di Giovanni, con il noto capitolo sesto sul pane della vita, nuovamente viene presentata alla nostra riflessione il cibo che dura per la vita eterna.

Il ritorno su questo tema da parte della liturgia della parola di Dio è giustificato dal fatto che noi effettivamente abbiamo bisogno del doppio cibo, quello materiale che ci sostiene nel cammino della vita terrena e quello spirituale che ci accompagna nel pellegrinaggio verso la terra promessa. E questa è la santissima eucaristia. Partendo dalla pima lettura che ci racconta la lunga traversata del deserto da parte del popolo eletto, durata 40 anni, che chiaramente creò non pochi problemi di sopravvivenza per il consistente gruppo di israeliti che si diressero verso la terra promessa che il Signore aveva indicato a Mosè. In questo sofferto pellegrinaggio verso la liberta successe che "nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne".

Le lamentele erano così forti che "gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Il prezzo della libertà è svenduto per un pezzo di pane e di carne. E' la storia di sempre dell'uomo che pensa solo allo stomaco e non alla mente ed al cuore. La libertà non a prezzo e per essa si deve anche morire. Quanti esempi dai primi martiri del cristianesimo fino ad oggi che per la libertà religiosa o semplicemente di pensiero sono state sacrificate vittime innocenti e ancora oggi si sacrificano per questo valore non contrattabile della libertà. Ebbene, in questa nuova situazione di emergenza alimentare e biologica, "il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: "Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio"».

Le promesse di Dio si attuano e vanno sempre in porto, quelle degli uomini non approdano quasi mai al risultato finale. E, infatti, quello che è successo è scritto nel testo di oggi dell'Esodo: "La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

Nonostante le lamentele e l'ingratitudine dell'uomo, Dio lo ricompensa sempre con amore. E' la storia di sempre di un'umanità infedele e irriconoscente verso Dio e di un Dio immensamente attento alle necessità dell'uomo.


Stesso scenario nel Vangelo di questa domenica che è la prosecuzione del brano di domenica scorsa, in cui Gesù fa notare alle persone che lo cercano, ovunque egli si trovi, "non perché avevano visto dei segni, ma perché avevano mangiato di quei pani e si erano saziati". E' una ricerca interessata e motivata dai vuoti dello stomaco e non del cuore e della fede in Dio. Da qui il preciso monito del Maestro: "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".

Scontata la domanda da parte della gente nei confronti di Gesù: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

Evidentemente la fede in loro non c'era se cercano ancora altri segni. Non sono bastati i segni che finora Gesù aveva compiuto. Ecco che allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"». Il richiamo alla manna ricevuta in dono da Dio durante il cammino verso la terra promessa è riconosciuta con miracolo, come segno divino, perciò obiettano a Gesù, Lui cosa fa per far credere e suscitare la fede. Gesù risponde con queste parole: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Di fronte ad una sicurezza del genere, la chiesta della gente è lapidaria: «Signore, dacci sempre questo pane». Al che Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».


Ecco la grandezza del nostro Dio: Egli è la piena soddisfazione dei bisogni veri dell'uomo, perché Dio riempie il nostro cuore, al punto tale che ci sentiamo in obbligo di rispondere a questo amore generoso con una vita degna di essere definita cristiana, come ci ricorda l'Apostolo Paolo nel brano della Lettera agli Efesini di oggi: "Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, come pure di abbandonare la condotta di prima, quella l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli. Bisogna invece rinnovarsi nello spirito e nel modo di pensare, al fine di "rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità". E' quello che chiediamo al Signore mediante la preghiera: "O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le immense risorse del creato, fa' che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore".